Martedì, 27 Luglio 2021

Vaccinazione COVID-19: informazioni utili prima di effettuare la mammografia

A cura di Fabio Puglisi

La linfoadenopatia indotta dal vaccino anti-SARS-CoV-2 può avere implicazioni diagnostiche per le donne che si sottopongono a valutazioni mammografiche ed ecografiche con finalità di screening o con intento diagnostico. 

Uno studio offre informazioni importanti di cui tener conto nel corso della campagna vaccinale.  

Robinson KA, et al. Incidence of Axillary Adenopathy in Breast Imaging After COVID-19 Vaccination. JAMA Oncol 2021 (Epub ahead of print) 

La letteratura riporta un tasso del 16% di linfoadenopatia sulla base di quanto riferito da persone che, con l’autoesame, hanno riscontrato l’ingrossamento dei linfonodi ascellari dopo aver ricevuto il vaccino anti-COVID-19.

Società scientifiche quali il National Comprehensive Cancer Network e la Society of Breast Imaging raccomandano, quando possibile, di effettuare lo screening mammografico da 4 a 6 settimane dopo la seconda dose di vaccino. 

Tuttavia, ad oggi, la reale incidenza, il tempo alla manifestazione clinica e le caratteristiche mammografiche dell’adenopatia ascellare dopo vaccinazione anti-COVID-19 rimangono da definire. 

Uno studio retrospettivo ha esaminato una casistica di donne che avevano ricevuto almeno una somministrazione di vaccino COVID-19 entro i 90 giorni dalla valutazione mammografica (di screening o diagnostica) al Jacoby Center for Breast Health, Mayo Clinic, Florida, tra gennaio e marzo 2021.  

Le informazioni riguardo alla vaccinazione e ad un’eventuale adenopatia sintomatica sono state raccolte dai tecnici di radiologia.  

La presenza di adenopatia ascellare è stata valutata da medici radiologici e tutti i casi riscontrati sono stati rivisti. 

I test Wilcoxon rank-sum test e Fisher exact sono stati utilizzati per confrontare variabili continue e categoriche. La regressione logistica multivariata è stata impiegata per valutare l’associazione tra il tempo intercorso dalla vaccinazione all’evidenza dell’adenopatia. 

Su un totale di 750 donne, 23 (3%) hanno avuto evidenza di adenopatia ascellare alla mammografia.

  • Età mediana: 64 anni (casi con adenopatia), 67 anni (casi senza adenopatia)
  • Mammografia diagnostica: 6 (casi con adenopatia), 38 (casi senza adenopatia)
  • Screening: 17 (casi con adenopatia), 689 (casi senza adenopatia)
  • Assenza di sintomi: 21 (casi con adenopatia), 724 (casi senza adenopatia)
  • Presenza di sintomi: 2 (casi con adenopatia), 3 (casi senza adenopatia)
  • Vaccino Moderna: 14 (casi con adenopatia), 432 (casi senza adenopatia)
  • Vaccino Pfizer: 7 (casi con adenopatia), 283 (casi senza adenopatia)
  • Altro tipo di vaccino: 0 (casi con adenopatia), 5 (casi senza adenopatia)
  • Tipo di vaccino non noto: 2 (casi con adenopatia), 7 (casi senza adenopatia)
  • Prima somministrazione del vaccino: 4 (casi con adenopatia), 219 (casi senza adenopatia)
  • Seconda somministrazione del vaccino: 18 (casi con adenopatia), 507 (casi senza adenopatia)

La presenza di sintomi è risultata associata ad alterazioni evidenti all’imaging (40% vs 60%, P = .01) mentre non è stata riscontrata alcuna associazione con l’età (P = .29) o con il tipo di vaccino (P = .70). La maggior parte delle donne con evidenza di linfoadenopatia aveva avuto la seconda somministrazione del vacccino prima della valutazione mammografica (18/23). Tuttavia, non è stata osservata alcuna differenza significativa tra prima e seconda dose riguardo all’incidenza di adenopatia (P = .34).

Il tempo mediano dalla vaccinazione è risultato significativamente più breve (10 giorni) fra le donne con riscontro di linfoadenopatia rispetto a quanto osservato (18 giorni) fra le donne senza linfoadenopatia (P < .001). 

L’adenopatia è andata via via regredendo in funzione dei giorni trascorsi dalla vaccinazione.

  • Tasso di adenopatia tra il giorno 1 e il giorno 14: 5.3%, 15 donne su 283 
  • Tasso di adenopatia tra il giorno 15 e il giorno 28: 2.9%, 8 donne su 272 
  • Tasso di adenopatia dopo il giorno 28: 0%, 0 donne su 195 

Ulteriori analisi ecografiche sono state richieste in 21 casi. Di queste, le 17 già effettuate al momento della pubblicazione hanno evidenziato linfonodi ingrossati con ilo conservato ma anche casi meno chiari con linfonodi di aspetto rotondeggiante e con apparente perdita dell’ilo.

Le raccomandazioni per l’imaging di follow-up sono state le seguenti: nessun follow-up (n = 2), ripetizione dell’ecografia a tre mesi, con o senza mammografia (n = 14), biopsia (n = 1). In particolare, la biopsia è stata proposta ad una paziente con carcinoma mammario ipsilaterale ed è risultata negativa per cellule tumorali, supportando l’ipotesi di una reazione indotta dal vaccino. 

Da un’analisi effettuata valutando i riscontri in corso di imaging mammografico (con finalità di screening o diagnostica), l’incidenza di adenopatia indotta dal vaccino per COVID-19 è risultata del 3%, dato sensibilmente più basso rispetto al 16% descritto nei trial sui vaccini e basato su quanto riportato dai soggetti vaccinati.

Il valore del 3% è comunque più alto di quanto osservato a seguito di mammografie effettuate fuori dal contesto vaccinale (valori tra lo 0.02% e lo 0.04%).

Prima di effettuare una valutazione mammografica è quindi importante chiedere informazioni riguardo alla vaccinazione per il COVID-19.

L’incidenza di adenopatia si riduce in funzione del tempo trascorso dalla somministrazione del vaccino, con nessun caso di adenopatia osservato fra i soggetti vaccinati da più di 28 giorni. Tale osservazione supporta quanto suggerito dalle Società scientifiche che raccomandano di effettuare lo screening da 4 a 6 settimane dopo la vaccinazione.  

Una nota di cautela è obbligatoria nell’interpretazione dei risultati dello studio, in considerazione del sample size limitato e della casistica monocentrica.