Miscellanea
Sabato, 28 Novembre 2020

Patient-reported outcomes elettronici: qual è il feedback da parte di pazienti, infermieri e medici?

A cura di Massimo Di Maio

L’impiego dei patient-reported outcomes elettronici nei pazienti oncologici si associa a elevato gradimento da parte dei pazienti e a buon feedback da parte di medici e infermieri. Una gestione moderna deve prevederne l’introduzione nella nostra quotidianità.

Basch E, Stover AM, Schrag D, Chung A, Jansen J, Henson S, Carr P, Ginos B, Deal A, Spears PA, Jonsson M, Bennett AV, Mody G, Thanarajasingam G, Rogak LJ, Reeve BB, Snyder C, Kottschade LA, Charlot M, Weiss A, Bruner D, Dueck AC. Clinical Utility and User Perceptions of a Digital System for Electronic Patient-Reported Symptom Monitoring During Routine Cancer Care: Findings From the PRO-TECT Trial. JCO Clin Cancer Inform. 2020 Oct;4:947-957. doi: 10.1200/CCI.20.00081. PMID: 33112661.

Al fine di ridurre il rischio di under-reporting dei sintomi e degli eventi avversi soggettivi nei pazienti oncologici, migliorandone l’accuratezza della descrizione, negli ultimi anni si è invocata l’importanza dell’incorporazione formale dei patient-reported outcomes (PROs) nella descrizione dei sintomi e delle tossicità, elaborando quindi un sistema di raccolta dati in cui sono i pazienti stessi a registrare i sintomi e le tossicità che hanno sofferto.

In particolare, mentre i Common Terminology Criteria for Adverse Events (CTCAE) tradizionalmente usati prevedono la registrazione degli eventi avversi da parte degli sperimentatori, il National Cancer Institute ha patrocinato la messa a punto di un sistema di descrizione degli eventi avversi, chiamato PRO-CTCAE, che, nel caso delle tossicità “sintomatiche”, integra il sistema tradizionale mediante l’acquisizione dell’informazione da parte dei pazienti. In particolare, sul totale di 790 eventi avversi compresi complessivamente nella lista dei CTCAE, 78 si prestano ad essere riportati da parte del paziente stesso: per ciascuno di tali 78 eventi avversi, sono state elaborate da 1 a 3 domande riferite alla frequenza, alla severità e all’interferenza del sintomo con l’attività quotidiana, mettendo a punto una “libreria” complessiva di 124 domande.

Così come l’impiego dei CTCAE è stato storicamente fondamentale per consentire l’adozione di un “linguaggio comune” nella descrizione della tossicità dei trattamenti da parte dei medici, lo sviluppo dei PRO-CTCAE è una tappa importante per integrare la prospettiva dei pazienti in tale descrizione.

Oltre ad essere importanti per una migliore “fotografia” delle tossicità e dei sintomi, nella pratica clinica questi questionari e strumenti si rivelano importanti anche per una migliore comunicazione tra medici e pazienti e per una migliore gestione dei sintomi e delle tossicità. L’esempio più eclatante e con maggior risonanza per la comunità oncologica è stato lo studio presentato da Ethan Basch al congresso ASCO del 2017, dove una serie di pazienti con tumori solidi candidati a chemioterapia, trattati presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center, venivano randomizzati alla gestione tradizionale, quindi alla gestione dei sintomi standard, oppure al braccio sperimentale, cioè alla raccolta tramite tablet di dodici sintomi da parte di pazienti con un remind settimanale via email per la compilazione dello strumento e per fornire eventualmente un alert agli infermieri e ai medici nel caso di sintomi in peggioramento. Obiettivo principale dello studio era il confronto tra i due bracci in termini di qualità di vita, un confronto che è stato vincente: a sei mesi nel braccio sperimentale c’era una percentuale nettamente più alta di pazienti con un miglioramento della qualità di vita rispetto al basale e una percentuale minore di pazienti con un peggioramento. Questo studio non solo ha confermato l’ipotesi principale di Ethan Basch e dei suoi collaboratori, ma ha anche evidenziato un miglioramento della sopravvivenza globale dei pazienti.

Va detto che quello studio era condotto presso una singola istituzione, ma naturalmente strumenti di questo tipo devono essere implementati in tutte le realtà in cui vengono trattati pazienti oncologici.

Lo studio PRO-TECT era uno studio multicentrico, che valutava l’implementazione dell’impiego dei patient-reported outcomes elettronici (ePROs) per pazienti oncologici adulti, affetti da neoplasia avanzata / metastatica, che fossero in trattamento presso centri oncologici statunitensi.

Lo studio prevedeva che una serie di domande, estratte dal PRO-CTCAE, vale a dire la versione Patient-Reported Outcomes dei Common Terminology Criteria for Adverse Events, venissero somministrate settimanalmente via web o mediante una telefonata automatica. Le domande riguardavano alcuni sintomi, come il dolore, la nausea, la depression, uniti a domande sulla funzione fisica e sulla “financial toxicity”. Il sistema prevedeva l’invio di un alert agli infermieri quando il paziente riferisse sintomi severi o comunque in peggioramento rispetto a quanto precedentemente riferito.

Lo scopo dello studio era anche quello di evidenziare le eventuali criticità nell’impiego degli strumenti elettronici, sia da parte dei pazienti che degli operatori sanitari. In particolare, i pazienti hanno dato un feedback dopo almeno 3 mesi di impiego dello strumento, mentre il feedback agli infermieri e ai medici è stato chiesto dopo almeno 6 mesi di impiego.

Lo studio ha visto la partecipazione di 496 pazienti, trattati presso i 26 centri oncologici assegnati dalla “cluster randomization” all’impiego degli ePROs nella pratica clinica quotidiana.

La maggior parte dei pazienti ha trovato il sistema e il questionario di facile comprensione (95%), di facile impiego (93%), ritenendo che tale impiego fosse importante per la qualità dell’assistenza ricevuta (91%).

Il 70% dei pazienti ha riportato che l’informazione relativa ai PROs era stata usata dagli operatori sanitari per assisterli, il 73% ha dichiarato che l’uso dei PROs aveva migliorato la discussione con i clinici, facendoli sentire più in controllo della propria assistenza (77%). L’89% dei pazienti raccomanderebbe l’impiego dello strumento ad altri pazienti.

All’analisi univariata e multivariata, la maggiore soddisfazione dei pazienti , relativamente ai vari punti sopra riportati, è risultata associata ad una maggiore compilazione settimanale dei questionari.

57 infermieri hanno risposto alle domande relative all’impressione del personale sanitario sull’impiego del questionario. La maggior parte degli infermieri ha dichiarato che l’informazione ricavata dai PROs era importante per la documentazione clinica (79%), per una maggiore efficienza nella discussione con i pazienti (84%) e che in generale lo strumento si rivelava utile per la cura dei pazienti (75%).

39 oncologi hanno risposto alle domande relative all’impressione dei clinici sull’impiego del questionario. Il 91% dei rispondenti ha definito utile l’impiego dei PROs. Il 65% dei rispondenti ha usato i PROs nella discussione con i pazienti, qualche volta o spesso, e il 65% ha dichiarato di aver impiegato l’informazione ricavata dai PROs per decisioni terapeutiche, qualche volta o spesso.

Commentando i risultati dello studio, Ethan Basch ha ricordato che la precedente ricerca aveva dimostrato che l’impiego di un sistema elettronico (web-based) che consentisse ai pazienti di auto-riferire i sintomi comunicandoli al team oncologico risulta associato a un miglioramento della soddisfazione dei pazienti, a un miglioramento della qualità di vita, a una ridotta necessità di accesso in pronto soccorso e un prolungamento della sopravvivenza.

D’altra parte, dal momento che lo studio era stato condotto in una singola istituzione, non era chiaro se quell’approccio, potenzialmente vincente, fosse effettivamente praticabile in tutti i centri (anche in quelli “periferici”), ottenendo la stessa soddisfazione e la stessa percezione di utilità da parte di medici ,infermieri e pazienti.

Lo studio PRO-TECT è stato disegnato come studio randomizzato “a cluster”, nel senso che metà dei 52 centri coinvolti ha impiegato gli ePROs come parte della propria assistenza standard. In altre parole, la randomizzazione non avveniva a livello del singolo paziente, ma a livello dei centri, e lo studio potrà confrontare l’outcome complessivo dei centri assegnati all’impiego degli ePROs rispetto a quelli che avevano mantenuto la cura tradizionale.

Nel lavoro pubblicato su JCO Clinical Cancer Informatics sono descritti gli outcomes nel gruppo di centri (e dei rispettivi pazienti) assegnati all’impiego degli ePROs.

Le percentuali di soddisfazione riferite dai pazienti documentano che l’impiego dei questionari elettronici è percepito come utile e funzionale alla miglior gestione clinica. Va sottolineato che alcuni medici e infermieri hanno risposto al questionario di feedback evidenziando alcune criticità. In particolare, il 16% degli infermieri ha riferito che raramente o mai gli ePROs hanno migliorato la discussione con i pazienti, e il 14% di loro ha riferito che gli ePROs non hanno migliorato la qualità dell’assistenza. Inoltre, circa il 30% dei medici ha dichiarato di aver usato raramente gli ePROs nella discussione con il paziente. Queste percentuali non sono trascurabili, anche se ovviamente è incoraggiante il fatto che la maggioranza degli infermieri e dei medici abbia espresso un feedback positivo sulla praticabilità e sull’utilità dell’approccio. Anche se qualche infermiere si era lamentato di aver ricevuto troppi alert relativamente ai sintomi severi o in peggioramento, il 93% di loro ha dichiarato di voler continuare a ricevere tali alert.

Naturalmente, perché lo strumento possa essere usato (e percepito utile) in maniera ottimale, occorre una formazione adeguata sia per gli operatori che per i pazienti, e occorre che gli operatori sanitari abbiano il tempo necessario per gestire gli alert. L’ideale, come discusso anche da Ethan Basch, sarebbe poi che tali sistemi fossero anche ufficialmente integrati nella cartella elettronica, allo scopo di essere ufficialmente tracciati e riconosciuti come attività assistenziale a tutti gli effetti.