Miscellanea
Sabato, 22 Novembre 2014

Passi avanti nel controllo del dolore... ma c'è ancora strada da fare!

A cura di Massimo Di Maio

Il dolore è uno dei sintomi più frequenti nei pazienti affetti da tumore, ed è quello con maggior ripercussione sulla qualità di vita. Come viene trattato? Una revisione della letteratura ci dice che la qualità del trattamento è migliorata rispetto ad anni fa, ma c'è ancora molto da fare!

Greco MT, Roberto A, Corli O, Deandrea S, Bandieri E, Cavuto S, Apolone G. Quality of Cancer Pain Management: An Update of a Systematic Review of Undertreatment of Patients With Cancer. J Clin Oncol. 2014 Nov 17. [Epub ahead of print]

Nel 2008, una revisione sistematica della letteratura, pubblicata su Annals of Oncology (De Andrea S et al, Ann Oncol 2008;19:1985-91), aveva denunciato che quasi un paziente oncologico su due riceveva un trattamento analgesico inappropriato rispetto alla severità del dolore. L'analisi era basata sugli studi che misuravano la corrispondenza tra intensità del dolore e "forza" del trattamento analgesico, misurandola mediante il Pain Management Index (PMI). Il PMI di Cleeland è un indice che sottrae il punteggio di intensità del dolore dal punteggio di "forza" del trattamento: valori negativi indicano un trattamento inadeguato.

In verità, negli scorsi anni, sono state molte le pubblicazioni che hanno denunciato il sotto-trattamento del dolore, spesso determinato da un consumo di oppiacei più basso rispetto a quanto sarebbe stato richiesto dalla severità del sintomo.

A distanza di qualche anno, gli stessi autori hanno aggiornato la revisione della letteratura, includendo i lavori pubblicati dal 2007 al 2013, non inclusi nella precedente analisi.

Lo scopo principale dell'analisi era quello di descrivere l'eventuale cambiamento negli anni (auspicabilmente, positivo) nella percentuale di adeguatezza del trattamento del dolore.

Il dato positivo della revisione recentemente pubblicata sul Journal of Clinical Oncology è che la percentuale di sotto-trattamento del dolore è scesa, negli ultimi anni, rispetto alla percentuale emersa nell'analisi precedentemente pubblicata. In particolare, a fronte di un 43% di sotto-trattamento denunciato nel 2008, ora tale percentuale è scesa al 32% circa, riducendosi quindi di circa un quarto.

L'analisi del trend temporale evidenzia, in particolare, una tendenza al miglioramento del trattamento del dolore, con una percentuale di pazienti sotto-trattati che mediamente si riduce di circa un punto percentuale per anno.

Nel tentativo di descrivere le variabili potenzialmente associate ad un maggior rischio di sottotrattamento, gli autori sottolineano che un più basso livello economico e un setting di cura non specificamente dedicato al trattamento del dolore oncologico risultano associati ad un più alto rischio di under-treatment del sintomo.

Dieci anni fa, analizzando il dolore riferito da pazienti con tumore del polmone avanzato inseriti in studi clinici, e la terapia analgesica assunta da quei pazienti (Di Maio et al, Br J Cancer 2004;90:2288-96.) denunciavamo una percentuale elevata di pazienti sotto-trattati secondo il Pain Management Index, pari a oltre l'80%. E' confortante apprendere che, negli anni successivi, il fenomeno è in lento ma costante miglioramento.

Il Pain Management Index è sicuramente uno strumento "grossolano" per misurare l'adeguatezza del trattamento del dolore, in quanto semplifica al massimo sia il grado di severità del sintomo che l'adeguatezza del trattamento farmacologico. Non c'è dubbio che la gestione del dolore debba prevedere una descrizione più "fine" delle sue caratteristiche e una precisa definizione del tipo di farmaco e delle dosi. D'altra parte, per quanto "semplicistica", la descrizione del PMI consente di denunciare che il sotto-trattamento è un fenomeno sicuramente esistente.

La buona notizia è che la revisione sistematica pubblicata su JCO dal gruppo di Apolone ci dice che il trattamento del dolore ha imboccato la strada giusta verso l'eliminazione del sotto-trattamento, ma che c'è ancora molto da fare, visto che nei lavori più recenti un terzo circa dei pazienti rimane sotto-trattato.