Miscellanea
Giovedì, 05 Febbraio 2015

De gustibus disputandum est!

A cura di Giuseppe Aprile

Per noi italiani, è risaputo, il piacere della tavola sta ai primi posti della classifica. Uno degli effetti collaterali underreported del trattamento antiblastico è l’alterazione del gusto, in particolare la comparsa di uno sgradevole sapore metallico anche in assenza di stimolazione olfattivo-gustativa. La review sistematica del gruppo olandese indaga epidemiologia e cause fisiopatologiche del problema e propone alcune possibili soluzioni.     

IJpma I, et al. Metallic taste in cancer pients treated with chemotherapy. Cancer Treat Rev 2015 Feb;41(2):179-186.

I difetti del gusto si inquadrano nella ipo/ipergeusia (una percezione di grado differente allo stimolo gustativo), disgeusia (una percezione distorta di uno dei 5 gusti fondamentali) e nella pantogeusia (la percezione di un gusto in assenza di stimolo olfattivo o gustativo).

L’alterazione dei sapori è un effetto collaterale ampiamente segnalato nei forum dei pazienti oncologici, ma spesso under-reported nelle periodiche interviste degli oncologi. Tale effetto collaterale, tuttavia, non solo è associato a una perdita in qualità di vita, ma risulta talvolta correlato a disturbi complessi dell’alimentazione, nausea, vomito, calo ponderale e astenia.

In questa revisione sistematica della letteratura condotta con metodologia standard, i ricercatori olandesi hanno analizzato 184 papers su Pubmed identificandone 13 eleggibili per i fini del lavoro, ai quali se ne sono aggiunti altri 13 provenienti dalla ricerca su Google Scholar.

I dati sono prevalentemente confinati ai trattamenti chemioterapici in uso negli anni 90, non esistono report focalizzati sull’alterazione del gusto nell’epoca delle terapie biologiche.

Le alterazioni del gusto sono state indagate in letteratura con 3 principali modalità di studio: questionari anonimi, interviste, stimolazione elettrochimica.

La prevalenza di alterazioni del gusto in pazienti trattati con chemioterapia varia dal 10 al 78%; questo effetto collaterale può durare per mesi dopo il termine del trattamento sistemico. Vi è un evidente disallineamento tra lo spazio occupato da questo problema sui social forum dei pazienti oncologici e quello ad esso dedicato dalla letteratura scientifica.

La fisiopatologia dell’effetto collaterale rimane poco chiara: possono contribuire all’effetto i danni recettoriali causati dai composti del platino o dalle antracicline, l’alterazione della ossidazione lipidica salivare (misurata come concentrazione di malondialdeide), la modifica della concentrazione salivare di zinco, ioni ferrosi, sodio e le interferenze nel mantenimento del pH locale.

Non vi sono trattamenti che abbiano dimostrato solida evidenza scientifica in trials prospettici, ma alcuni suggerimenti possono essere di aiuto ai pazienti con questo disturbo:

- usare posate di plastica nel periodo di alterazione del gusto

- preferire cibi e bevande fredde (se compatibile con neurotossicità sensoriale da oxaliplatino)

- supplementazione alimentare con antiossidanti (vitamina C e vitamina E riducono la ossidazione lipidica salivare) o Synsepalum dulcificum, assumere chelanti del ferro.

 

Le alterazioni del gusto rimangono un problema frequente e disturbante nei pazienti oncologici che ricevono un trattamento antiblastico sistemico, ma senza dubbio l'effetto collaterale è ancora poco studiato nelle cause e nei trattamenti specifici. La review potrebbe essere lo stimolo ad approfondire l’argomento nell’era della medicina personalizzata