Miscellanea
Sabato, 02 Settembre 2017

L’esercizio fisico è di grande beneficio nei pazienti operati per tumore: non lo dimentichiamo!

A cura di Massimo Di Maio

Uno studio danese ricorda alla comunità oncologica l’importanza di stimolare all’esercizio fisico i pazienti candidati a trattamenti adiuvanti: anche chi è sempre stato pigro può essere motivato!

Adamsen L, Andersen C, Lillelund C, Bloomquist K, Møller T. Rethinking exercise identity: a qualitative study of physically inactive cancer patients' transforming process while undergoing chemotherapy. BMJ Open. 2017 Aug 23;7(8):e016689. doi: 10.1136/bmjopen-2017-016689. PubMed PMID: 28838897.

Diversi studi hanno suggerito l’importanza di un’adeguata attività fisica nel migliorare il benessere fisico, psicologico e la qualità di vita, nonché ridurre il rischio di ripresa di malattia nei pazienti operati per vari tipi di tumore. Nonostante questo, l’attenzione alle raccomandazioni sull’esercizio fisico e lo stile di vita è spesso trascurata anche da parte degli oncologi e degli operatori sanitari in generale.

Un interessante studio danese ha intervistato pazienti candidati a ricevere un trattamento chemioterapico adiuvante per una neoplasia del colon-retto o per un tumore della mammella, allo scopo di indagarne l’abitudine all’esercizio fisico prima della diagnosi oncologica, selezionando i pazienti “fisicamente inattivi” per provare a stimolarne l’esercizio durante la chemioterapia.

Lo studio, recentemente pubblicato su BMJ Open, riporta i risultati di una valutazione esploratoria, basata su interviste semi-strutturate, condotte all’inizio della chemioterapia e dopo un periodo di 12 settimane. Le interviste erano inserite all’interno di uno studio randomizzato, che prevedeva l’assegnazione a due gruppi di esercizio fisico secondo un programma prestabilito, oppure ad un gruppo di controllo.

I pazienti partecipanti erano seguiti presso il Dipartimento di Oncologia in un centro di Copenaghen, in Danimarca.

Complessivamente, la pubblicazione riporta i risultati delle interviste condotte su 33 pazienti oncologici, dall’età mediana di 49 anni: nel dettaglio, 25 pazienti erano state operate per tumore della mammella e 8 pazienti per tumore del colon. Il 72% dei pazienti aveva un basso livello di esercizio fisico cardio-respiratorio, e la maggioranza dei pazienti aveva un elevato livello di istruzione.

I pazienti hanno quindi ricevuto il trattamento adiuvante e le raccomandazioni sull’attività fisica da parte dell’oncologo e da parte dell’infermiere, e sono stati poi assegnati al gruppo di controllo oppure ai gruppi di esercizio fisico predefinito.

Nelle interviste, i pazienti riferivano di non aver mai dedicato tempo, prima della diagnosi, all’esercizio fisico, in quanto lo percepivano come noioso, per mancanza di disciplina e a causa delle condizioni stressanti di lavoro. Questo era riportato sia dai soggetti di sesso maschile che di sesso femminile.

In seguito alle raccomandazioni ricevute da parte degli oncologi e degli infermieri, i pazienti sono stati spinti a riconsiderare le proprie attitudini e il proprio comportamento, accettando di partecipare allo studio che prevedeva l’assegnazione a un programma di esercizio fisico durante la chemioterapia.

Durante la chemioterapia, nonostante i prevedibili e comuni effetti collaterali, la maggior parte dei pazienti ha aderito all’attività, in considerazione della consapevolezza dei benefici fisici, emozionali e sociali, e in virtù del supporto degli operatori sanitari, dei colleghi, degli amici e della famiglia.

I risultati dello studio danese dimostrano elegantemente, in maniera narrativa ma convincente, che le attitudini dei pazienti oncologici nel setting adiuvante (pazienti mediamente giovani, con buona istruzione, liberi da sintomi legati alla malattia) rispetto all’esercizio fisico possono essere stimolate con successo.

Tale motivazione è molto importante, in quanto lo stile di vita sedentario è associato ad un incremento del rischio di recidiva, e l’esercizio fisico può quindi associarsi, oltre agli immediati benefici in termini di umore e di soddisfazione, anche ad un impatto positivo sulla prognosi di malattia.