Miscellanea
Venerdì, 10 Novembre 2017

Alcool e cancro: in vino veritas?

A cura di Giuseppe Aprile

Pubblicati in uno special article gli statement della American Society of  Clinical Oncology sulla relazione tra uso di bevande alcoliche e neoplasie maligne: alto il rischio e limitata la consapevolezza.

Lo Conte NK, et al. Alcohol and Cancer: A Statement of the American Society of Clinical Oncology. J Clin Oncol 2017, epub Nov 7th.

Vi è una troppo limitata consapevolezza dell'incremento di rischio di neoplasia maligna legata all'uso di sostanze alcoliche: tale fattore di rischio - evidentemente modificabile con opportunio programmi educazionali e di politica sanitaria - è stimato essere la causa del 5,5% di tutte le nuove diagnosi e quasi il 6% dei decessi.

Sebbene una solida evidenza di letteratura connetta l'aumento di rischio di mlte neoplasie alla assunzione di bevande alcooliche: neoplasie del distretto cervicofacciale, neoplasie mammarie, e gastrointestinali, la consapevolezza nella popolazione sembra troppo limitata.

Secondo la definizione del National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism americano, viene definito forte bevitore chi consuma oltre 3 drink al giorno (o 8 a settimana) se donna, ovvero 4 drink al giorno (o 15 a settimana) se di sesso maschile. Ma cosa si intende per "drink"? Sebbene la quantità di etanolo contenuta in un drink possa variare nei differenti paesi tra 12 e 14 grammi, una Unità Alcolica (U.A.) corrisponde a circa 12 grammi di etanolo, contenuti in un bicchiere piccolo (125 ml) di vino a media gradazione (12 gradi circa), ovvvero in una lattina o bottiglia di birra (330 ml) di media gradazione (5 gradi) o in una dose da bar (40 ml) di superalcolico (40 gradi).

La natura della pubblicazione non ha un disegno statistico.

Il rischio relativo incrementa progressivamente all'aumentare del consumo di alcool diario.

Comparato ai non bevitori (RR=1) il forte bevitore ha un rischio relativo pari a  5.13 di sviluppare un carcinoma del cavo orale (95%CI 4.31-6.10), 5 di sviluppare un carcinoma squamoso esofageo (95%CI 3.86-6.34), 2.65 di sviluppare un carcinoma laringeo (95%CI 2.19-3.19), 2.07 di avere un epatocarcinoma (95%CI 1.66-2.58), 1.61 di sviluppare una neoplasia mammaria femminile (95%CI 1.33-1.94) e del 44% maggiore di sviluppare un adenocarcinoma colorettale (95%CI 1.25-1.65).

Tale rischio, inoltre, non solo è sinergico a quello provocato dal tabagismo, ma anche da solo persisterebbe per molti anni (circa 20) dopo la cessazione dell'abitudine voluttuaria.

Pazienti forti bevitori, hanno anche un rischio di mortalità tre volte superiore rispetto ai non bevitori in patologie specifiche.

dato ancor più preoccupante è che anche i consumatori modesti di bevande alcoliche avrebbero un consistente aumento del rischio di neoplasia.

Nell'ultima parte dell'articolo - con un taglio di propositiva denuncia- sono esaminate le policy basate su evidenze che potrebbero aiutare a ridurre il consumo di bevande alcoliche.

Tra queste, ricordiamo: 1) ridurre il numero di negozi con licenza di vendere bevande alcoliche e/o limitare i giorni e le ore di vendita al pubblico; 2) aumentare le tasse sugli alcolici e inasprire le leggi contro chi vende alcol ai minori; 3) limitare l’esposizione dei giovani e delle sesso femminile (anche con fedifrago pinkwashing) alle pubblicità di bevande alcoliche; 4) dare priorità misure di controllo del consumo di bevande alcoliche all’interno delle strategie oncologiche complessive

Alcool e cancro: un problema troppo spesso sottovalutato. Ecco allora position paper dell'ASCO certamente di grande importanza che non solo allerta la comunità scientifica sulla pericolosità del consumo di alcool, ma propone misure di controllo del fenomeno che spaziano dalla informazione alla popolazione generale, alle misure globali di politica sanitaria, agli indirizzi della ricerca, alla considerazione dell'importante ruolo dell'oncologo nel far crescere la consapevolezza e guidare con competenza i pazienti oncologici. Cheers.