Miscellanea
Martedì, 28 Novembre 2017

Melanoma: può la biopsia liquida guidare la decisione sulla terapia adiuvante?

A cura di Fabio Puglisi

Uno studio analizza il ruolo della biopsia liquida (DNA tumorale circolante) nel predire il rischio di recidiva in pazienti con diagnosi di melanoma in stadio II/III dopo chirurgia radicale

Lee RJ, et al. Circulating tumor DNA predicts survival in patients with resected high risk stage II/III melanoma. Ann Oncol 2017 [Epub ahead of print]

Pazienti con melanoma in stadio II/III hanno un rischio elevato di sviluppare metastasi a distanza e, ad oggi, non si dispone di strumenti in grado di predire il la probabilità di recidiva dopo chirurgia con intento radicale.

Uno studio ha analizzato il ruolo del DNA tumorale circolare (ctDNA) quale indicatore di ricaduta a distanza e di sopravvivenza.

È stato utilizzato il metodo della “droplet digital PCR (polymerase chain reaction)” al fine di evidenziare mutazioni di BRAF e NRAS nel plasma ottenuto dopo chirurgia da 161 pazienti con melanoma in stadio II/III arruolati nello studio di terapia adiuvante AVAST-M*.

*Lo studio ,condotto nel setting adiuvante, confrontava bevacizumab vs. placebo in 1343 pazienti con melanoma in stadio II/III. Sebbene sia emersa una differenza in disease-free interval tra i bracci di trattamento (disease free interval, DFI; HR 0.83; 95%CI 0.70-0.98, P=0.03), nessun beneficio è stato osservato in termini di distant metastasis-free interval (DMFI) o di overall survival (OS).

Un ctDNA con mutazioni di BRAF o NRAS (≥1 copia di ctDNA mutante) è stato documentato in 15/132 (11%) campioni di pazienti con mutazione di BRAF e in 4/29 (14%) campioni di pazienti con mutazione di NRAS.

I pazienti in cui è stato riscontrata la presenza di ctDNA si sono caratterizzati per disease-free interval (DFI; hazard ratio [HR] 3.12; 95% confidence interval [CI] 1.79-5.47; P<0.0001) e distant metastasis-free interval (DMFI; HR 3.22; 95% CI 1.80-5.79; P<0.0001) più brevi rispetto a quanto osservato nei pazienti con ctDNA non rilevabile.

La presenza di ctDNA rilevabile si è confermato un fattore predittivo della prognosi anche dopo aggiustamento per performance status (PS) e per stadio di malattia (DFI HR 3.26, 95% CI 1.83-5.83, P<0.0001; DMFI HR = 3.45, 95% CI 1.88-6.34, P<0.0001).

L’overall survival (OS) a 5 anni rate nei pazienti con ctDNA rilevabile è risultata del 33% (95% CI 14-55%) rispetto al 65% (95% CI 56-72%) dei pazienti con ctDNA non rilevabile.
L’associazione tra rilevabilità del ctDNA e OS è statisticamente significativa (HR 2.63; 95% CI 1.40-4.96); P=0.003) anche dopo aggiustamento per il PS (HR 2.50, 95% CI 1.32-4.74, P=0.005).

In pazienti con melanoma in stadio II/III resecato, la presenza di CtDNA è predittiva del rischio di recidiva e della sopravvivenza.

In futuro, la ricerca del ctDNA nel sangue di pazienti sottoposti a chirurgia radicale per melanoma potrà guidare nella decisione riguardo al trattamento adiuvante.