Miscellanea
Venerdì, 31 Agosto 2018

Niraparib: in cammino verso la dose ottimale

A cura di Giuseppe Aprile

Il nuovo PARP inibitore, approvato nella terapia di mantenimento di donne con carcinoma ovarico platino-sensibile, richiede riduzione di dose in quasi il 70% delle pazienti. Un'analisi retrospettiva valuta in quali situazioni sia giustificato l'inizio della terapia con dose più prudente.

Berek JS, et al. Safety and dose modification for patients receiving niraparib. Ann Oncol 2018;29:1784-92

La storia dell'uso dei PARP inibitori nel carcinoma ovarico è certamente un topico affascinante che ha modificato lo standard terapeutico di questa patologia, sia nelle pazienti con difetto di riparazione del DNA (tra le quali le BRCA mutate) che tra le altre.

Il trial di fase III registrativo ENGOT-OV16/NOVA (Mirza MR, et al. N Engl J Med 2016) ha randomizzato 2:1 oltre 550 pazienti con carcinoma ovarico platino-sensibile a niraparib vs placebo in mantenimento, dimostrato l'importante vantaggio in termini di PFS (endpoint primario dello studio) e di OS nelle pazienti trattate con il PARP inibitore.

Tuttavia, molte pazienti richiedevano una riduzione di dose per la tossicità midollare e gastrointestinale della molecola. In particolare, il 33% delle donne sperimentava una piastrinopenia di grado 3 o 4 (vs 0.6% nel braccio con placebo), il 25% una anemia severa e il 20% circa una neutropenia.

L'analisi recentemente pubblicata - che ha previsto l'elaborazione di un modello predittivo decisionale - è stata condotta retrospettivamente sulla safety population dello studio, che includeva le pazienti che avevano ricevuto almeno una dose del farmaco. L'obiettivo era quello di valutare l'esistenza di parametri clinici per selezionare pazienti da avviare al trattamento con una dose di 200 mg/die (la dose standard sarebbe di 300 mg/die).

 

Tra i parametri analizzati il peso al momento della randomizzazione e la conta piastrinica basale si sono rivelati importanti fattori di cui tenere conto nell'identificare fattori di rischio per trombocitopenia di grado 3 o 4: il rischio di sviluppare trombocitopenia clinicamente rilevante era del 35% nelle pazienti che avevano almeno uno dei due fattori vs 12% per chi non ne aveva.

Oltre il 70% delle pazienti con conta piastrinica basale ridotta sviluppava piastrinopenia (nel 42% dei casi di grado severo).

Da notare che la misura del peso corporeo stimava il rischio di tossicità meglio del BMI.

In effetti, la maggior parte delle pazienti con un peso basale inferiore ai 77 Kg ovvero con conta piastrinica basale inferiore a 150.000/mmc ricevevano una dose di 200 mg/die senza significative variazioni nell'outciome rispetto a chi manteneva la dose piena. 

 

 

Il panorama dei PARP inibitori per la patologia ovarica, che include olaparib, rucaparib e niraparib, si arricchisce di nuove informazioni, con un focus su alcune tossicità specifiche.

Il messaggio dello studio è semplice: al momento della prescrizione di niraparib, è bene considerare il peso della paziente e valutare la conta piastrinica basale nella scelta della dose ottimale.

Come giustamente sottolinea il sagace commento a firma di Ketta Lorusso e Sandro Pignata, anche l'analisi comparativa dei PRO-CTCAE sarebbe importante per incrementare la conoscenza del diverso profilo di tossicità dei tre PARP inibitori, che hanno efficacia paragonabile (vedi anche Oza AM, et al. Quality of life in patients with recurrent ovarian cancer treated with niraparib versus placebo: results from a double-blind, phase 3, randomised controlled trial. Lancet Oncol 2018)

Nel frattempo, in Italia attendiamo a breve la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.