Miscellanea
Giovedì, 18 Ottobre 2018

Terremoto sull'aspirina: comunità scientifica disorientata

A cura di Giuseppe Aprile

I dati a oggi noti orientavano la comunità oncologica verso il riconoscere un effetto protettivo dell'ASA su incidenza e mortalità per tumore. Un intero numero del New England Journal of Medicine sembra sconvolgere l'evidenza: l'aspirina non protegge gli anziani in salute. Anzi...

McNeil JJ, et al. Effect of Aspirin on All-Cause Mortality in the Healthy Elderly. N Engl J Med 2018, epub Oct 18

Aspirina e tumori. Un rapporto che negli anni si è definito come conflittuale, che recentemente sembrava orientare verso una risoluzione stabile, ma che diventa nell'ultimo capitolo imprevedibilmente burrascoso.

I risultati dell'interessante studio randomizzato ASPREE sono talmente importanti da occupare tre articoli sullo stesso numero del N Engl J Med. Obiettivo primario della sperimentazione, condotta in doppio cieco con una randomizzazione a 100 mg di aspirina/die vs placebo, era quello di stabilire se in pazienti adulti anziani sani vi fosse un ruolo per l'aspirina nella prevenzione primaria. Infatti, proprio nella popolazione anziana è importante definire l'effetto protettivo dell'assunzione prolungata di ASA, soppesandola con i possibili danni indotti dal farmaco (es: sanguinamenti, danni renali, gastrite...). In 34 ospedali americani e 16 australiani sono stati arruolati circa 20.000 soggetti con età superiore ai 70 anni (65 nella popolazione nera o ispanica residente in US, per il maggior rischio basale di vasculopatia) senza una patologia cronica che ne avrebbe potuto comromettere la sopravvivenza a 5 anni. Endpoint primario dello studio era la sopravvivenza libera da disabilità, un endpoint composto da sopravvivenza senza diagnosi di malattia cardiovascolare, demenza o morte.

Proprio l'analisi delle cause di morte (attribuibili a patologia neoplastica, cardiovascolare, emorragica o altro) è oggetto della pubblicazione del lavoro in esame.

Delle 19.114 persone arruolate nello studio, 9.525 sono state assegnate al braccio con aspirina (dose diaria di 100 mg in formulazione ricoperta) e 9.589 al matching placebo.

L'età mediana era di circa 74 anni, la popolazione di sesso femminile circa il 56% con una grande maggioranza di razza caucasica. Il 10% dei soggetti inclusi aveva precedentemente fatto uso di aspirina per un tempo prolungato (uso non occasionale). I risultati sono stati presentati dopo un follow-up mediano di poco inferiore ai 5 anni al momento del risultato nell'endpoint primario.

Durante il follow-up dello studio si sono registrati 1052 decessi: 558 (6%) nel braccio con aspirina vs 494 (circa 5%) in quello con placebo, corrispondenti a un rischio di morte per qualsiasi causa di 12.7 eventi/1.000 soggetti/anno nel braccio sperimentale vs 11.1 in quello di controllo (HR 1.14, 95%CI 1.01-1.29). La mortalità attribuita a patologia oncologica contava per oltre la metà dei decessi (522 su 1052)

Nel gruppo randomizzato ad aspirina, l'eccesso di morti è quasi interamente giustificato dalla patologia neoplastica: le morti cancro-relate infatti sono le uniche ad avere per HR un intervallo di confidenza significativo (295 nel braccio di soggetti trattati con aspirina vs 227 in quello che riceveva placebo, HR 1.31, 95%CI 1.10-1.56). Il maggior numero di decessi avveniva per patologia polmonare, colorettale (!) e pancreatica.

Gli inaspettati risultati dello studio richiedono certamente una profonda riflessione e devono essere considerati con cautela.
 
Fino a oggi i dati erano in linea nel suggerire un effetto protettivo dell'aspirina, con decremento di incidenza e mortalità cancro-specifica per i consumatori di ASA a basso dosaggio (cfr Rothwell PM, et al. Lancet 2011) e le recenti evidenze sembravano rafforzarne la potenzialità come agente di chemioprevenzione in patologie specifiche.
 
Lo studio ASPREE, condotto in random doppio cieco su quasi 20.000 soggetti anziani senza indicazione all'utilizzo del prodotto farmaceutico (aspirina 100 mg/die vs placebo), suggerisce che:
 
1) non vi sia nessuna differenza in sopravvivenza senza disabilità (endpoint primario del trial)
2) non vi sia riduzione del rischio in patologia cardiovascolare, ma piuttosto incremento di rischio in sanguinamento
3) vi sia un aumento della mortalità tumore-specifica del 30%, sebbene in un trial con multipli endpoint l'importanza clinica della differenza tra gruppi tra mortalità da ogni causa e mortalità cancro-specifica sia criticabile.
 
Rimane quindi molto incerto il ruolo protettivo dell'aspirina per soggetti sani con età superiore ai 70 anni e poco chiara la sua dinamica nel tempo.