Miscellanea
Giovedì, 10 Gennaio 2019

Prevenzione oncologica: Vitamina D non funziona, Omega-3 nemmeno

A cura di Giuseppe Aprile

Anno dopo anno si susseguono le evidenze scientifiche che indicano come poco utili le supplementazioni di vitamine o altri integratori nella prevenzione del tumore. Ora, due pubblicazioni simultanee fanno riflettere. Anzi, decidere.

A) Manson JE, et al. Vitamin D Supplements and Prevention of Cancer and Cardiovascular Disease. N Engl J Med. 2019 Jan 3;380(1):33-44

B) Manson JE, et al. Marine n-3 Fatty Acids and Prevention of Cardiovascular Disease and Cancer. N Engl J Med. 2019 Jan 3;380(1):23-32

Che la supplementazione di vitamina D sia importante per la salute dell’osso nella popolazione è un fatto noto. Considerate le evidenze contrastanti, rimaneva incerto, invece, il supporto beneficio su altre importanti patologie ad ampia prevalenza nella popolazione generale: neoplasie solide, malattie cardiovascolari, diabete e patologie autoimmuni.

In oncologia – come abbiamo scritto altre volte – lo scopo della prevenzione primaria è quello di ridurre l'incidenza del cancro controllando i fattori di rischio modificabili. Una corretta strategia di prevenzione primaria non si basa solo sull'identificazione dei fattori di rischio, ma anche e soprattutto sulla valutazione di quanto l'intera popolazione e il singolo individuo siano esposti a tali fattori.

Sebbene evidenze precliniche dimostrino che la vitamina D abbia un ruolo antineoplastico, i risultati degli studi clinici non hanno confermato questo possibile effetto protettivo: in particolare, un importante trial prospettico randomizzato che indagava il ruolo del supplemento orale con 400UI/die di vitamina D e calcio non ha dimostrato un effetto di protezione rispetto al rischio di neoplasia (Women's Health Initiative Trial). Nonostante questo, una conclusione definitiva era difficile in quanto molti degli studi sul tema soffrivano di bias [outcomes valutati come endpoint secondari o con analisi post-hoc; insufficiente potenza statistica; dosaggi variabili di vitamina; periodi insufficienti di supplementazione, ecc]

Lo studio VITAL - un enorme trial randomizzato nordamericano che ha raccolto dati epidemiologici, clinici e laboratoristici di oltre 25.000 partecipanti (maschi con età di almeno 50 anni e femmine con età superiore ai 55 anni) – ha previsto la randomizzazione 2x2 a Vitamina D [colecalciferolo] alla dose di 2.000 UI/die e omega-3 [acidi grassi marini n-3] alla dose di 1 grammo/die e corrispondente a 460 mg di EPA combinati a 380 mg di DHA.

Obiettivo primario della sperimentazione era verificare se la supplementazione con uno o entrambi i prodotti riducesse l’incidenza di carcinoma invasivo o la comparsa di eventi cardiovascolari maggiori vs placebo. Endpoint secondari dello studio includevano l’incidenza di tumori sito-specifici e il rischio di morte da cancro.

Dopo una run-in safety phase di tre mesi, i pazienti erano monitorati ogni semestre con questionari specifici – spediti via posta al domicilio assieme al package di supplementazione - e annualmente con prelievi ematici.

Si segnala che la dose diaria di Vitamina D raccomandata dall’Institute of Medicine per mantenere la salute dell’osso è tre volte inferiore a quella testata nello studio: da 600 a 800 UI/die.

 

L’accrual dei pazienti, avvenuto tra il 2011 e il 2014, ha portato allo screening di potenziali 400.000 candidati e a una randomizzazione finale di 25.000 soggetti.

L’età mediana all’avvio della supplementazione con vitamina D era 67 anni, il BMI mediano pari a 28 [corrispondente a sovrappeso ieve o moderato], i soggetti fumatori erano circa il 7%, i diabetici il 14%, gli ipertesi il 50%. Poco più di un terzo dei soggetti inclusi assumeva terapia medica ipocolesterolemizzante.

Non ci sono state rilevanti differenze di incidenza di cancro invasivo nel gruppo che assumeva Vitamina D vs placebo: 793 casi vs 824, HR 0.96, 95%CI 0.88-1.06. Nemmeno in termini di decessi cancro correlati si notavano variazioni significative tra i due gruppi, HR 0.83, 95%CI 0.67-1.02, sebbene il numero assoluto fosse minore nel gruppo randomizzato alla supplementazione [154 decessi vs 187].

Per quanto riguarda la supplementazione di acidi grassi omega-3 i risultati sono stati molto simili: nessuna sostanziale differenza tra chi riceveva la supplementazione di acidi grassi poli-insaturi vs placebo [HR 1.03, 95%CI 0.93-1.13] nell’incidenza di carcinoma invasivo [HR 1.03, 95%CI 0.93-1.13] o nella mortalità tumore-specifica [HR 0.97, 95%CI 0.79-1.20].

Nel complesso, e in linea con quanto suggerito in modo meno chiaro da da altri precedenti lavori, lo studio dimostra che la supplementazione di Vitamina D e/o di Omega-3 [acidi grassi poli-insaturi a lunga catena] non è utile per ridurre l’incidenza della patologia neoplastica né la mortalità cancro-specifica. Lo stesso è vero per il rischio di evento maggiore da patologia cardiovascolare.