Patologia gastrointestinale
Mercoledì, 25 Novembre 2020

Biopsia liquida o biopsia tissutale? Un dilemma in via di estinzione

A cura di Fabio Puglisi

Biopsia liquida o biopsia tissutale? Punti a favore della prima per il ruolo nel favorire l’arruolamento negli studi clinici.

Nakamura, Y. et al. Nat. Med. https://doi.org/10.1038/s41591-020-1063-5 (2020).

La biopsia liquida ha trasformato la diagnostica in ambito oncologico. Entrata nella pratica clinica come modalità alternativa per la profilazione molecolare dei tumori senza la necessità di manovre invasive, si sta dimostrando promettente in diverse applicazioni oncologiche, tra cui la valutazione della malattia minima residua post-chirurgia, il monitoraggio in tempo reale della risposta al trattamento e la diagnosi precoce dei tumori. L’osservazione che il sequenziamento su campioni ematici ottiene prestazioni paragonabili al sequenziamento su tessuto tumorale ha portato a chiedersi se la biopsia liquida possa sostituire la biopsia tissutale nell’identificazione di alterazioni del DNA utilizzabili per orientare le scelte terapeutiche. 

In un lavoro su Nature Medicine, Nakamura et al. riportano il primo confronto diretto tra sequenziamento su biopsia liquida e sequenziamento su tessuto tumorale quale approccio di screening per i trial clinici. 

Gli autori hanno confrontato i dati di due programmi di screening per carcinoma gastrointestinale (GI) in Giappone: GI-SCREEN, in cui il next-generation sequencing (NGS) su tessuto tumorale è stato utilizzato per guidare l'arruolamento di 5.621 pazienti negli studi clinici dal 2015 al 2019; e GOZILA, che ha impiegato l’NGS su cell-free DNA (cfDNA) in 1.687 pazienti a partire dal 2018.

Lo screening basato su cfDNA ha portato ad un aumento significativo dell’arruolamento negli studi clinici (9.5% verso il 4.1% dei pazienti; P <0.0001) senza compromettere l'efficacia del trattamento (tasso di risposta: 20% verso il 16.7%; PFS mediana 2.4 mesi rispetto a 2.8 mesi). Le analisi su cfDNA hanno dimostrato una concordanza del 97-100% con quelle su tessuto per l'identificazione di alterazioni clonali e la valutazione del cfDNA ha evidenziato un tasso di fallimento notevolmente con la valutazione su cfDNA (0.1% vs 10.6%).

Il tempo mediano per ottenere i risultati dell’analisi è stato di 11 giorni per il cfDNA rispetto ai 33 giorni per il test su tessuto tumorale. Di conseguenza, il tempo mediano dal test all’arruolamento nello studio clinico è stato pari a un solo mese per il cfDNA verso i 5.9 mesi per il test su tessuto tumorale (diminuzione dell'83%).

L’utilizzo della biopsia liquida per lo screening dei pazienti eleggibili ha portato a un raddoppiamento dell’accrual rispetto all’utilizzo della biopsia su tessuto tumorale. 

I tempi per ottenere una risposta informativa dalla biopsia liquida sono molto più rapidi rispetto a quelli della biopsia su tessuto. 

Potrà la biopsia liquida sostituire la biopsia tissutale? Alla diagnosi, probabilmente la biopsia tissutale rimarrà lo standard in considerazione delle informazioni patologiche chiave e della necessità di valutare quei biomarcatori tumorali che non sono legati a modifiche del DNA, quale l’espressione dei recettori ormonali e di altre proteine o biomarcatori su RNA che non possono essere valutati su cfDNA. 

D’altro canto, la biopsia liquida al momento della diagnosi di malattia metastatica potrà fornire vantaggi quali la valutazione seriata (al basale e in corso di terapia) o l’individuazione in tempi brevi di alterazioni target in grado di orientare le scelte terapeutiche. 

Inoltre, la biopsia liquida ha il vantaggio di essere minimamente invasiva e può evidenziare multipli meccanismi di resistenza oltre a facilitare l’arruolamento negli studi clinici. 

Il dilemma tra biopsia liquida e biopsia tissutale è verosimilmente in via di estinzione. Abbiamo sempre più cognizione di quando sia meglio preferire l’una all’altra, e viceversa.