Patologia gastrointestinale
Giovedì, 15 Gennaio 2015

Disegno italiano, pittore olandese: ma sulla nostra tela Van Gogh pennella storto….

A cura di Giuseppe Aprile

Pazienti con tumore delle vie biliari avanzato, non suscettibili di chirurgia. Uno studio italiano di fase 2 randomizzato (trial VanGogh) per verificare l’attività del vandetanib come agente singolo o combinato con gemcitabina. Il disegno è apprezzabile, il risultato artistico sicuramente meno.

Santoro A, et al. A randomized, multicenter, phase II study of vandetanib monotherapy versus vandetanib in combination with gemcitabine versus gemcitabine plus placebo in subjects with advanced biliary tract cancer: the VanGogh study. Ann Oncol 2014, epub ahead of print 23 Dec.

Nel loro insieme, le neoplasie delle vie biliari sono un gruppo di patologie oncologiche molto difficili da trattare, nel quale la maggior parte delle terapie target non ha portato risultati soddisfacenti.

Vandetanib (ZD6474) è un inibitore multitarget orale con azione inibitoria su VEGFR2, EGFR e RET, già testato nelle neoplasie polmonari, tiroideee e in quelle mammarie con soddisfacenti datio preclinici nelle neoplasie del distretto biliare.

Lo studio presentato prevedeva una randomizzazione 1:1:1 in tre bracci di trattamento e una stratificazione per centro. I pazienti, con PS 0-1 (i pazienti PS 2 potevano essere inclusi, ma erano meno del 3% del totale) e nessun precedente trattamento per malattia avanzata, ricevevano vandetanib single agent (300 mg/die), gemcitabina single agent (1000 mg/mq in schedula settimanale 1, 8 q21) ovvero una combinazione dei due farmaci (in questo caso il vandetanib era somministrato a 100 mg/die). Endpoint primario del trial era la PFS, con una rivalutazione radiologica ripetuta ogni 6 settimane durante l'intero periodo di trattamento. Tra gli endpoint secondari vi erano il tasso di risposta, la safety e la overall survival.

I 173 pazienti arruolati in diciannove centri e inclusi nello studio nell’arco di quattro anni (2,3 pazienti/anno per centro) testimoniano la difficoltà a inserire nei trial clinici pazienti con questa patologia.

La PFS mediana non si è dimostrata significativamente differente nei tre bracci di trattamento (p=0.18): 105 giorni nel braccio con solo vandetanib, 114 in quello di combinazione, 148 in quello con sola gemcitabina.

Nessuna differenza nemmeno negli endpoint secondari, tranne un più alto tasso di risposte nei pazienti che hanno ricevuto vandetanib e gemcitabina.

La tossicità riportata è stata simile nei tre bracci di trattamento.

Tele di fine 800 a parte, nemmeno il vandetanib ha avuto fortuna nel trattamento di pazienti con carcinoma delle vie biliari avanzato.

In attesa dei progressi nella conoscenza molecolare della malattia (Ross JS, et al. Oncologist 2014) e dei risultati dello studio Vectibil che ha testato in questo stesso setting il panitumumab (Leone F, et al. ASCO GI 2015), lo standard terapeutico al quale riferirsi rimane la combinazione di gemcitabina e cisplatino (Valle J, et al. N Engl J Med 2010).