Patologia gastrointestinale
Giovedì, 07 Settembre 2017

Tumore dello stomaco: quale spazio per la terapia di terza linea?

A cura di Giuseppe Aprile

Uno studio italiano real-world - condotto in 19 centri con esperienza nella patologia specifica - valuta quale sia il beneficio della terapia di terza linea e quali pazienti con carcinoma gastrico avanzato siano i candidati ideali a riceverla.

Fanotto V, et al. Outcomes of Advanced Gastric Cancer Patients Treated with at Least Three Lines of Systemic Chemotherapy. Oncologist 2017;22:1-7, epub ahead of print Aug 31st.

Le neoplasie dello stomaco sono una importante causa di mortalità nella popolazione generale che solo in Italia, ogni anno, causano oltre 10.00 decessi.

Robusti studi clinici randomizzati hanno dimostrato che la prima e la seconda linea di trattamento impattino favorevolmente sulla sopravvivenza dei pazienti con malattia avanzata e ne migliorino la qualità della vita. Tuttavia, il beneficio di una terza linea di terapia rimane incerto, sebbene spesso il clinico persegua questa possibilità in pazienti giovani e con buon performance status. Inoltre, l’alta attività dei nuovi regimi di terza linea unitamente al miglioramento delle terapie di supporto, iniziate in un tempo più precoce, rende un maggior numero di pazienti in grado di ricevere trattamenti successivi.

In questo studio, partendo da una casistica iniziale di quasi 900 pazienti trattati con almeno due linee di chemioterapia sistemica per malattia avanzata nella pratica clinica, gli autori mirano a verificare quali caratteristiche abbiano i pazienti esposti a una successiva linea di terapia e quali siano gli elementi da considerare per scegliere se proseguire i trattamenti ovvero optare per sola terapia di supporto. L’analisi multivariata era utile a verificare se una più lunga PFS nelle linee precedenti e una maggiore intensità del trattamento predicesse vantaggio in outcome.

Nel complesso sono stati inclusi 300 pazienti, provenienti da 19 centri con esperienza nella gestione della patologia specifica.

Al momento dell’avvio della terapia di terza linea l’età mediana era di 64.7 anni, il PS 0-1 in circa 80% dei casi e per la metà dei pazienti era giudicata appropriata una terapia di combinazione.

Nella analisi multivariata si confermava che il controllo di malattia nelle precedenti linee di trattamento prediceva outcome favorevole.

In particolare, una PFS in prima linea superiore ai 7 mesi e una PFS in seconda linea superiore ai 3.5 mesi si associavano in terza linea con un vantaggio sia in PFS (HR 0.74 con p=0.017 e HR 0.64 con p<0.001, rispettivamente) che in OS (HR 0.71 e HR 0.59, rispettivamente, in entrambi i casi p<0.001). Inoltre, anche l’intensità della terapia sembrava avere un impatto: i pazienti sottoposti in terza linea a terapia di combinazione avevano un significativo vantaggio in PFS e OS rispetto a quelli che ricevevano una monoterapia.

Pur considerati i limiti di una casistica retrospettiva e la presenza pochi soggetti esposti a trattamento con antiangiogenico in seconda linea, la casistica rimane di valore, fotografando quali siano le caratteristiche dei pazienti italiani trattati con terapia di terza linea e fornendo spunti al clinico per la scelta terapeutica.

Nel frattempo, lo studio GASTRIC LIFE (in presentazione all'ESMO di Madrid proprio in questi giorni) valuta con un nomogramma predittivo quale sia la chance di sopravvivenza a 3 e a 6 mesi per poter essere ancora più convinti nella scelta dicotomica tra terapia di supporto o linea successiva.

Interessante anche notare che l'età avanzata (oltre 70 anni) non sembrava costituire un limite rigido per rifiutare la possibilità di un trattamento successivo, ma di questo se ne parlerà in un prossimo lavoro...