Patologia gastrointestinale
Venerdì, 02 Marzo 2018

Ti sembrano noccioline?

A cura di Giuseppe Aprile

Il regolare consumo di noci - secondo lo studio nordamericano pubblicato sul Journal Clinical Oncology - dimezza il rischio di recidiva di pazienti operati per cancro del colon. Nessun dubbio?

Fadelu T, et al. Nut Consumption and Survival in Patients With Stage III Colon Cancer: Results From CALGB 89803 (Alliance). J Clin Oncol 2018, epub ahead of print.

Vi sono molte evidenze date da studi prospettici che dieta e stile di vita impattino favorevolmente sull’outcome di pazienti radicalmente operati per carcinoma del colon, riducendone il rischio di recidiva e il rischio di morte per malattia. In particolare, sarebbe di vantaggio il ridurre l’eccessivo stato energetico e l’infiammazione; condizioni patologiche quali il diabete e l’obesità, assieme ad abitudini quali una dieta causante sovrappeso e obesità, la scarsa attività fisica, e l’alto consumo di bevande zuccherate aumentano invece il rischio, con un meccanismo patogenetico mediato dall’iperinsulinemia.
 
Lo studio di coorte, prospettico, ha valutato se l’assunzione di noci - frutti ricchi in acidi grassi insaturi (gli acidi grassi saturi rappresentano meno del 5% del patrimonio lipidico totale), fibre, vitamine, minerali, antiossidanti e fitosteroli -, potesse ridurre il rischio di recidiva e morte.
 
Sono stati arruolati tra il 1999 e il 2001 oltre 1.200 pazienti randomizzati nel trial di chemioterapia adiuvante CALGB89803; di questi 826 sono stati inclusi nell’analisi finale.
Erano valutati questionari somministrati a tempi differenti dopo la chirurgia: Q1 a 4 mesi dalla chirurgia; Q2 a 14 mesi dopo la chirurgia.
I criteri di inclusione prevedevano, oltre ai criteri di eleggibilità specifici per la partecipazione al trial randomizzato, un introito calorico al Q2 compreso tra le 600 e le 4.200 calorie per gli uomini e tra le 500 e le 3.500 calorie/die per le donne, misurate con un questionario semiquantitativo che prevedeva informazioni su oltre 130 differenti alimenti e supplementi nutrizionali con uno spazio libero per sostanze non incluse nella lista. 
L'assunzione di noci (tree nuts) o arachidi (peanuts) era valutato con una scala di frequenza per porzioni standard di 1-oz (circa 30 grammi) che includeva: nessuna assunzione, meno di una porzione al mese, una porzione a settimana, da 2 a 4 per settimana, da 5 a 6 per settimana, 1 porzione diaria, ovvero almeno 2 porzioni/die.
Endpoint primario dello studio era la DFS (recidiva, seconda neoplasia colica o morte) calcolata dal momento del Q2; endpoint secondari erano RFS e OS; l'analisi era naturalmente pianificata sul fatto che non vi fosse differenza di outcome tra i due bracci dello studio clinico di chemioterapia adiuvante.
I dati sono stati presentati dopo un follow-up mediano di quasi 7 anni, largamente sufficiente a catturare la maggior parte degli eventi di recidiva di malattia nei pazienti operati per carcinoma del colon in stadio III.
I pazienti inclusi nello studio avevano età mediana di poco superiore ai 60 anni e in grande maggiornanza erano di etnia caucasica e con ottimo PS (PS 0 oltre 70% dei pazienti). Il consumo calorico mediano differiva tra le classi di consumo di noci: 1.600 Kcal/die nei non consumatori vs 2.100 nei consumatori di almeno 2 porzioni diarie (p<0.001). Inoltre, gli amanti delle noci e noccioline consumavano una maggior quantità di alcool (meno di 1 grammo/settimana vs 20 grammi/settimana, p<0.001).
Non vi erano invece significative differenze in termini di BMI mediano, attività fisica o uso di aspirina.
 
I pazienti che consumavano almeno 2 porzioni di frutti secchi per settimana - che erano circa il 20% del totale - si registrava una riduzione del rischio di recidiva o morte di circa il 50% (HR per DFS 0.58, 95%CI 0.37-0.92, p trend 0.03; HR per OS 0.43, 95%CI 0.25-0.74, p trend 0.01), ma il beneficio era limitato ai consumatori di noci (non per arachidi, ne per burro di arachidi).
Il regolare consumo di noci riduce il rischio di recidiva e morte in pazienti radicalmente operati per carcinoma del colon con linfonodo positivi, sembra essere la più ovvia conclusione.
 
Ma alcune riflessioni sono opportune: 
1) i pazienti erano inclusi in un trial clinico randomizzato con un altro obiettivo, questa è solo una ricerca prospettica ancillare; potrebbero esserci quindi fattori confondenti e inoltre i pazienti inclusi in un trial clinico per definizione potrebbero non rappresentare la popolazione generale
2) è possibile sia stato sottovalutato il fenomeno chiamato "healty patient bias": i soggetti più attenti alla alimentazione riconoscono i frutti secchi come un elemento nutrizionale di valore;
3) tutti i pazienti si erano comunque sottoposti a chemioterapia dopo la chirurgia radicale: deve essere immediatamente fugato il pericolo di considerare l'assunzione di frutti secchi - alimento gustoso, economico e senza alcun effetto collaterale - come una ragionevole alternativa alla chemioterapia adiuvante, che proprio in questa categoria di pazienti (N+) offre la maggiore protezione in termini di riduzione assoluta del rischio
4) lo studio non ha tenuto conto della salute dentale (importante da valutare nel consumo di frutta secca) e potenzialmente associata a mortalità precoce per patologia cardiovascolare.