Patologia gastrointestinale
Giovedì, 21 Giugno 2018

Antiangiogenesi e immunoterapia nei tumori delle vie biliari: la strada è ancora lunga

A cura di Giuseppe Aprile

Intrigante questo report di uno studio di fase I: in un tumore dove quasi tutto fallisce, sembrava promettente la strategia di associare il blocco dell'angiogenesi ramucirumab) con quello dell'immunoterapia pembrolizumab). Ma i risultati?

Arkenau HD, et al. Ramucirumab Plus Pembrolizumab in Patients with Previously Treated Advanced or Metastatic Biliary Tract Cancer: Nonrandomized, Open-Label, Phase I Trial (JVDF). Oncologist 2018, epub ahead of print

Il tumore delle vie biliari pare uno dei piu difficili da trattare: sebbene siano aumentate le informazioni biologiche sulla malattia, la possibilità di interferire sulla sua evoluzione con agenti target o strategie innovative è decisamente molto limitata.

Oltre alla targettare i riarrangiamenti di FGFR e le mutazioni di IDH1 o IDH2 Lombardi P et al.  Expert Opin Emerg Drugs. 2018), un'interessante novità, perseguita anche in altre neoplasie, è quella di sfruttare l'interazione tra blocco dell'angiogenesi e immunoterapia, come anche dimostrato dai recenti dati presentati nella patologia polmonare.

Lo studio recentemente pubblicato arruola pazienti con neoplasia delle vie biliari avanzata dopo il fallimento di una prima linea contenente platino e gemcitabina. Il disegno è quello di un trial di fase I, con un numero limitato di pazienti pretrattati (26) che hanno ricevuto la combinazione di ramucirumab alla dose di 8 mg per Kg gg 1 e 8 ogni tre settimane e pembrolizumab alla flat dose di 200 mg q21, basandosi anche sulla coorte di pazienti che hanno ricevuto pembrolizumab nel report del KEYNOTE-028, con un tasso di risposte di quasi il 20%.

Obiettivi primari del trial erano safety e tollarabilità della combinazione, ma erano anche raccolti dati di attività e di efficacia.

 

 

Lo studio ha screenato 33 pazienti e ha arruolato 26 pazienti, con PS secondo ECOG di 0-1.

Non si sono evidenziati particolari problemi di safety.

Sebbene vi sia stato il 35% di controllo di malattia, solo 1 paziente ha avuto una risposta parziale alla combinazione, con un tasso di risposta del 4%. La PFS mediana è stata molto limitata (1.6 mesi), come anche la sopravvivenza overall mediana non ha superato i sei mesi.

Da notare che tra i criteri di inclusione non vi era l'espressione di PD-L1, né la valutazione della instabilità microsatellitare, né la misura del mutational burden.

In questo studio di fase I, la combinazione ha dato risultati deludenti e non consentirà di proseguire il programma in fase II.

Probabilmente l'esperienza deve indurre a una riflessione sull'opportunità di continuare a disegnare studi - anche in fase precoce - senza una adeguata selezione di pazienti negli all comers), soprattutto in una patologia particolarmente "difficile". Le recenti informazioni biomolecolari sull'eterogeneità della neoplasia unite allo studio dei fenomeni infiammatori sottostanti, dei triggers virali e delle pathways immuno-mediate che ne accompagnano la genesi, potrebbero invece facilitare gli investigatori nel trovare la chiave per un molto piu razionale sviluppo di combinazioni con nuove molecole.