Patologia mammaria
Martedì, 21 Gennaio 2020

Un espresso? No, grazie. Solo iper-espresso.

A cura di Fabio Puglisi

È sufficiente l’espressione di HER2 perché un tumore mammario sia sensibile alla terapia anti-HER2 con trastuzumab?

Fehrenbacher L, et al. NSABP B-47/NRG Oncology Phase III Randomized Trial Comparing Adjuvant Chemotherapy With or Without Trastuzumab in High-Risk Invasive Breast Cancer Negative for HER2 by FISH and With IHC 1+ or 2. J Clin Oncol 2019 [Epub ahead of print]

Il trattamento adiuvante con trastuzumab riduce il rischio di recidiva e di morte in pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo (iper-espressione = IHC 3+, o amplificazione genica). La presenza negli studi originari di un sottogruppo di pazienti con patologia HER2-negativa aveva fatto supporre un possibile beneficio dalla terapia anti-HER2 anche in assenza di una chiara positività per HER2.
Sulla base di tali premesse, è stato disegnato lo studio NSABP B-47, con l’obiettivo di identificare un eventuale beneficio da chemioterapia e trastuzumab adiuvanti in pazienti con carcinoma mammario HER2-negativo in stadio precoce.

Popolazione: 3270 donne con carcinoma mammario in stadio precoce, ad alto rischio, dopo randomizzazione, sono state assegnate a uno dei seguenti bracci di terapia:

  • Chemioterapia con trastuzumab per un anno
  • Chemioterapia senza trastuzumab

Criteri di eleggibilità: HER2 1+ o 2+ all’immunoistochimica o fluorescence in situ hybridization ratio (FISH) < 2 o, in assenza della doppia valutazione gene/cromosoma, numero di copie del gene HER2 < 4.

Chemioterapia impiegata: docetaxel più cyclophosphamide o doxorubicina/cyclophosphamide e, a seguire, paclitaxel settimanale per 12 settimane.

Ad un follow-up mediano di 46 mesi, l’aggiunta di trastuzumab alla chemioterapia non ha determinato alcun vantaggio in termini di IDFS (invasive disease free survival): IDFS a 5 anni, 89.8% con chemioterapia e trastuzumab vs. 89.2% con la sola chemioterapia; hazard ratio [HR], 0.98; 95% IC, 0.76-1.25; P = .85). Tali risultati non sono stati differenti nei diversi sottogruppi caratterizzati sulla base dell’espressione immunoistochimica di HER2, del coinvolgimento linfonodale, dello stato dei recettori ormonali.
In termini di distant recurrence-free interval, le stime a 5 anni sono state 92.7% con chemioterapia e trastuzumab e 93.6% con la sola chemioterapia (HR, 1.10; 95% IC, 0.81-1.50; P = .55).
Parimenti, nessuna differenza è stata osservata in termini di overall survival: 94.8% con chemioterapia e trastuzumab e 96.3% con la sola chemioterapia (HR, 1.33; 95% IC, 0.90-1.95; P = .15).

L’aggiunta di trastuzumab alla chemioterapia non migliora l’outcome di pazienti con carcinoma mammario con stato di HER2 “canonicamente” negativo (1+ o 2+ all'immunoistochimica, cosiddetto HER2 low).

L’indicazione della terapia anti-HER2 nei setting neoadiuvante o adiuvante rimane limitata ai casi HER2-positivi definiti in accordo ai criteri ASCO/College of American Pathologists, aggiornati nel 2018 (Wolff AC, et al. J Clin Oncol 2018; 36:2105-2122)