Patologia mammaria
Venerdì, 25 Settembre 2020

hABEMus un nuovo standard nel trattamento adiuvante del carcinoma mammario?

A cura di Fabio Puglisi

Da ESMO 2020 a JCO, i risultati dello studio MONARCH-E sono apparsi particolarmente entusiasmanti evidenziando il beneficio dell'aggiunta di abemaciclib al trattamento endocrino standard in pazienti con carcinoma mammario luminale ad alto rischio.

Johnston SRD, et al. Abemaciclib Combined With Endocrine Therapy for the Adjuvant Treatment of HR+, HER2-, Node-Positive, High-Risk, Early Breast Cancer (monarchE). J Clin Oncol 2020 (Epub ahead of print)

 

Disegno: studio randomizzato in aperto

Popolazione: pazienti con carcinoma mammario luminale (alias HR-pos, HER2-neg) in stadio precoce ma a rischio elevato di recidiva per un numero di linfonodi ascellari positivi ≥4 o tra 1 e 3 se il tumore era di dimensioni ≥5 cm o di grado 3 o con livelli di Ki-67 valutati centralmente ≥20%. 

Randomizzazione (1:1): terapia endocrina standard vs terapia endocrina standard associata ad abemaciclib 150 mg due volte die per 2 anni.

Endpoint primario: invasive disease-free survival

Endpoint secondari: relapse-free survival, overall survival, safety 

Lo studio ha arruolato 5.637 pazienti ad alto rischio, tra luglio 2017 e agosto 2019 e ha maturato il numero di eventi per l’analisi dopo appena 15.5 mesi di follow-up. 

Fra le principali caratteristiche merita di essere riportato che i 3/4 delle pazienti avevano uno stadio III, e le restanti uno stadio II (il 12% uno stadio IIa). Circa il 60% aveva uno stadio linfonodale pN2 e circa il 40% presentava un tumore di alto grado o con valori elevati di Ki-67. 

Riguardo allo stato menopausale, circa il 45% delle pazienti era in premenopausa e, di queste, il 50% aveva ricevuto una qualche forma di soppressione della funzione ovarica in associazione al tamoxifene o all’inibitore dell’aromatasi. 

Complessivamente, il 37% delle pazienti ha ricevuto una chemioterapia nel setting neoadiuvante e il 58% nel setting adiuvante. Circa il 5% non è stato trattato con chemioterapia. 

All’analisi di efficacia ad interim, pre-pianificata dopo 323 eventi, è stato osservato un chiaro vantaggio in termini di invasive disease-free survival (IDFS) a 2 anni a favore del braccio con abemaciclib: hazard ratio 0.75, 95% IC 0.60-0.93, con una differenza assoluta in IDFS del 3.5% (da 88.7% a 92.2%), statisticamente e clinicamente significativa. 

La maggior parte degli eventi di IDFS sono stati recidive a distanza con una chiara riduzione di recidive ossee o epatiche nel braccio con abemaciclib. 

Circa il 68% delle pazienti nel braccio con abemaciclib ha richiesto un aggiustamento di dose per tossicità. Diarrea, neutropenia e fatigue sono stati gli effetti collaterali più comuni con abemaciclib. Artralgia, vampate di calore e fatigue, gli effetti collaterali più comuni nel braccio di sola endocrinoterapia.

Inoltre, nel braccio con abemaciclib, sono state osservate un’incidenza di eventi tromboembolici pari al 2.3% (0.9% embolia polmonare) e un’incidenza di interstiziopatia polmonare pari al 2.7%. D’altro canto, è interessante la minore occorrenza di disturbi muscoloscheletrici (20.5% vs. 31.3%) e di hot flashes (14.1% vs. 21%) tra le pazienti che hanno ricevuto l’abemaciclib. 

Lo studio MONARCH-E dimostra un chiaro beneficio dall’aggiunta dell’abemaciclib alla terapia endocrina adiuvante in pazienti con carcinoma mammario luminale ad alto rischio. 

Il beneficio è evidente in termini di riduzione relativa del rischio di recidiva invasiva (-25%), per lo più a distanza (sedi ossea ed epatica). 

I risultati sono convincenti e lo studio è da considerarsi positivo rispetto ai presupposti metodologici. 

Rimangono alcuni quesiti aperti meritevoli di essere esplorati mediante analisi aggiuntive:

  • Nella definizione del rischio di recidiva e del beneficio terapeutico, quanto contano i parametri biologici rispetto ai parametri di estensione di malattia (es. gene expression profiling rispetto allo stato linfonodale e/o alle dimensioni tumorali)?
  • Può esserci una differenza nell’entità del beneficio da abemaciclib in pazienti trattate con il solo tamoxifen rispetto a pazienti che hanno ricevuto la soppressione della funzione ovarica associata a tamoxifen o a inibitore dell’aromatasi?
  • Il rischio trombotico è più comune in pazienti che hanno ricevuto il tamoxifen quale companion di endocrinoterapia?