Patologia mammaria
Martedì, 12 Maggio 2015

Omega-3 per le artralgie da inibitori dell'aromatasi: acidi grassi utili ma non essenziali.

A cura di Fabio Puglisi

Le artralgie da inibitori dell'aromatasi possono condizionare la qualità di vita di donne con carcinoma mammario in trattamento antiormonale adiuvante. E' possibile alleviare la sintomatologia muscolo-scheletrica con l'ausilio degli Omega-3? 

Hershman DL, et al. Randomized Multicenter Placebo -Controlled Trial of Omega-3 Fatty Acids for the Control of Aromatase Inhibitor-Induced Musculoskeletal Pain: SWOG S0927. J Clin Oncol 2015 [Epub ahead of print]

La sintomatologia muscolo-scheletrica è l'effetto collaterale più comune degli inibitori dell'aromatasi e può esitare in un peggioramento della qualità di vita con conseguente interruzione anticipata del trattamento.

Gli acidi grassi omega-3 sono stati studiati da più di vent'anni quale terapia di supporto per l'artrite reumatoide. Una metanalisi nel 2007 ne ha confermato il ruolo in termini di controllo antalgico, miglioramento dell'impaccio funzionale e riduzione del ricorso ai farmaci antinfiammatori. Un beneficio dagli omega-3 paragonabile a quello dei FANS è stato evidenzato anche in pazienti con dolore al rachide.

Uno studio randomizzato, placebo-controlled, si è proposto di valutare il ruolo degli acidi grassi omega-3 nel ridurre le artralgie da inibitori dell'aromatasi.

Popolazione in studio: donne con diagnosi di carcinoma mammario in stadio precoce, in trattamento con inibitore dell'aromatasi e con peggioramento dello score riguardo a dolore/stiffness articolare di almeno 5 su 10 utilizzando il Brief Pain Inventory–Short Form (BPI-SF).

Randomizzazione:
Acidi grassi omega-3 vs placebo; dose giornaliera 3,3 g per 24 settimane.

Valutazione:
Beneficio clinico definito come diminuzione di almeno 2 punti dal basale.
Le pazienti completavano anche un questionario di qualità di vita (Functional Assessment of Cancer Therapy–Endocrine Symptoms) e venivano valutate per dolore/stiffness al basale e alle settimane 6, 12, e 24. Inoltre, venivano effettuati dei prelievi seriati per l'analisi del profilo lipidico.

Delle 262 pazienti registrate, 249 erano valutabili, 122 nel braccio con acidi grassi omega-3 e 127 nel braccio placebo.
Rispetto al basale, lo score BPI-SF medio osservato è dimininuito di 1.74 punti a 12 settimane e di 2.22 punti a 24 settimane con l'assunzione di acidi grassi omega-3 e di 1.49 e 1.81 punti, rispettivamente, con il placebo. L'analisi aggiustata per lo score basale, la presenza di osteoartrite e l'esposizione a taxani, non ha evidenziato differenze nei punteggi BPI-SF tra i due bracci (P = 0.58). Una diminuzione dei livelli di trigliceridi è stata osservata tra le donne che hanno assunto acidi grassi omega-3  mentre non si è avuta alcuna variazione nel gruppo che ha ricevuto placebo (P =0.01).

L'assunzione di acidi grassi omega-3, ma anche quella del placebo, si associa a una significativa (circa il 50%) riduzione delle artralgie in corso di terapia con antiaromatasi.

Il risultato inatteso del beneficio osservato con il placebo è stato attribuito alla peculiarità delle artralgie, sintomo che tende a migliorare spontaneamente nel tempo. Non si può escludere, tuttavia, che gli ingredienti contenuti nel placebo (soia e olio di mais) abbiano avuto un ruolo.

L'osservazione di una riduzione dei livelli di trigliceridi nel braccio con acidi grassi omega-3, non osservata nel braccio con placebo, rende poco probabile un effetto da contaminazione e supporta l'aderenza alla supplementazione di acidi grassi omega-3.