Patologia mammaria
Martedì, 16 Agosto 2016

Vorrei ma non posso

A cura di Fabio Puglisi

Tormentone dell'estate 2016 è la canzone di J-AX e Fedez "Vorrei ma non posto". Noi, all'indomani di ferragosto, postiamo "Vorrei ma non posso" riferendoci allo studio Turandot che avrebbe fornito l'evidenza a sostegno dell'impiego di capecitabina e bevacizumab almeno in alcune circostanze cliniche. Siamo in prima linea, si parla di terapia del carcinoma mammario avanzato HER2 negativo.

Zielinski C, et al. Bevacizumab plus paclitaxel versus bevacizumab plus capecitabine as first-line treatment for HER2-negative metastatic breast cancer (TURANDOT): primary endpoint results of a randomised, open-label, non-inferiority, phase 3 trial. Lancet Oncol 2016 [Epub ahead of print]

 

Lo studio randomizzato di fase III TURANDOT ha confrontato due diversi regimi chemioterapici combinati con bevacizumab per il trattamento di prima linea del carcinoma mammario metastatico HER2-negativo. L'analisi ad interim non aveva confermato la non-inferiorità in overall survival di capecitabina-bevacizumab verso paclitaxel-bevacizumab (hazard ratio [HR] stratificato 1.04; 97.5% IC -∞ - 1·69). Di seguito sono riportati i risultati dell'analisi finale. 

Disegno dello studio: open-label, di fase III, randomizzazione (1:1) a uno dei seguenti bracci di trattamento:

  • bevacizumab + paclitaxel (bevacizumab 10 mg/kg nei giorni 1 e 15 più paclitaxel 90 mg/m2 nei giorni 1, 8, e 15 q28)
  • bevacizumab + capecitabina (bevacizumab 15 mg/kg al giorno 1 più capecitabina 1000 mg/m2 due volte die nei giorni 1-14 q21)

Fattori di stratificazione: stato dei recettori ormonali, Paese, stato menopausale.

Analisi statistica e obiettivo primario: dimostrazione di non-inferiorità in termini di overall survival con l'impiego di bevacizumab + capecitabina verso bevacizumab + paclitaxel nella popolazione per-protocol, rigettando l'ipotesi nulla di inferiorità (HR ≥1·33) e applicando il modello di Cox per dati stratificati. 

 

Tra settembre 2008 e agosto 2010, lo studio ha arruolato 564 (popolazione intent-to-treat). La popolazione per-protocol ha compreso 531 pazienti (266 nel braccio bevacizumab + paclitaxel e 265 nel braccio bevacizumab + capecitabina).

Efficacia: L'analisi finale per overall survival è stata effettuata dopo 183 eventi (69%) fra le 266 pazienti trattate con bevacizumab + paclitaxel e dopo 201 eventi (76%) fra le 265 pazienti trattate con bevacizumab + capecitabina, riportando rispettivamente una overall survival mediana di 30.2 mesi (95% IC 25.6-32.6 months) verso 26.1 mesi (22.3-29.0). L'HR stratificato è risultato pari a 1.02 (97.5% IC -∞ - 1·26; p=0.0070), supportando la non-inferiorità. Le analisi nella popolazione intent-to-treat sono risultate in linea con i risultati nella popolazione per-protocol.

Tossicità:

  • Principali effetti collaterali di grado ≥3: neutropenia (19% con bevacizumab + paclitaxel vs 2% con bevacizumab + capecitabina), l'hand-foot syndrome (<1% vs 16%]), la neuropatia periferica (14% vs <1%), la leucopenia (7% vs <1%), l'ipertensione (4% vs 6%).
  • Eventi avversi gravi: 23% con bevacizumab + paclitaxel vs 25% con bevacizumab + capecitabina.
  • Morti correlate al trattamento: 1% con bevacizumab + paclitaxel vs nessuna con bevacizumab + capecitabina

 

La combinazione bevacizumab + capecitabina rappresenta una valida opzione nel trattamento di prima linea del carcinoma mammario metastatico HER2 negativo.  

Nel confronto con il regime di riferimento (bevacizumab + paclitaxel), il profilo di tossicità e la dimostrazione dell'assenza di compromissione dell'overall survival supportano il possibile impiego di bevacizumab + capecitabina.

Tuttavia, va ricordato che in termini di progression-free survival la combinazione bevacizumab + capecitabina si è rivelata inferiore a bevacizumab + paclitaxel, indicando la necessità di individuare fattori che guidino nella personalizzazione del trattamento. 

In ultimo, resta da ribadire il "vorrei ma non posso", legato ai vincoli regolatori.