Patologia mammaria
Martedì, 08 Novembre 2016

Ospedalizzazione correlata alla neutropenia chemio-indotta. Quanto protegge la profilassi con G-CSF?

A cura di Fabio Puglisi

Fra i regimi utilizzati per il trattamento del carcinoma mammario, il TC (docetaxel/ciclofosfamide) e il TCH (docetaxel/carboplatino/trastuzumab) sono considerati a rischio intermedio di indurre neutropenia febbrile. Il regime AC (adriamicina/ciclofosfamide) è considerato a rischio basso. Uno studio di real-world ha analizzato l'associazione tra impiego profilattico di G-CSF e ospedalizzazione correlata alla neutropenia.

Agiro A, et al. Risk of Neutropenia-Related Hospitalization in Patients Who Received Colony-Stimulating Factors With Chemotherapy for Breast Cancer. J Clin Oncol 2016 [Epub ahead of print]

La neutropenia indotta dalla chemioterapia può causare infezione, richiedere ospedalizzazione ed esitare in una somministrazione subottimale del trattamento antitumorale con potenziale impatto sull'outcome. Il regime chemioterapico è il principale fattore di rischio per la neutropenia febbrile.

Diversi schemi di terapia utilizzati per il trattamento del carcinoma mammario, quali il TC (docetaxel, ciclofosfamide) e il TCH (docetaxel, carboplatino, trastuzumab) sono considerati a rischio intermedio di neutropenia febbrile, contrariamente allo schema AC (adriamicina, ciclofosfamide) che è considerato a rischio basso. 

Le linee guida raccomandano l'impiego di fattori di crescita (granulocyte colony-stimulating growth factor, G-CSF) quando il rischio di neutropenia febbrile è ≥20%. Il beneficio clinico della profilassi con G-CSF è tuttavia meno chiaro per i regimi a rischio basso o intermedio per i quali l'evidenza è limitata, specialmente in termini di dati di "real-world".

Uno studio retrospettivo ha valutato l'associazione tra profilassi con G-CSF e ospedalizzazione correlata alla neutropenia, analizzando l'effetto dei tre regimi TC, TCH e AC in pazienti con carcinoma mammario trattate con intento adiuvante o palliativo.

Sono state identificate 8.745 pazienti di età ≥ 18 anni estrapolando le informazioni da un database medico e di farmacia e limitando al periodo di trattamento compreso tra il 2008 e il 2013.

La profilassi primaria è stata definita come la somministrazione di G-CSF (filgrastim, pegfilgrastim, o sargramostim) nei 5 giorni dall'inizio della chemioterapia. 

Misure di outcome: ospedalizzazione correlata a neutropenia, febbre o infezione entro i 21 giorni dall'inizio della chemioterapia.

E' stata effettuata un'analisi di regressione multivariata ed è stato calcolato il number-needed-to-treat (NNT).

 

Trattamenti ricevuti:

  • TC: 4815 pazienti (2849 con profilassi e 1966 senza)
  • TCH: 2292 pazienti (1444 con profilassi e 848 senza)
  • AC: 1638 pazienti (857 con profilassi e 781 senza)

Rischio di ospedalizzazione correlata alla neutropenia:

  • TC: (2.0% con profilassi; 7.1% senza; adjusted odds ratio [AOR]: 0.29; 95% IC, 0.22-0.39)
  • TCH (1.3% con profilassi; 7.1% senza; AOR: 0.19; 95% IC, 0.12-0.30)
  • AC (4.7% con profilassi; 3.8% senza; AOR: 1.21; 95% IC, 0.75-1.93)

Number needed to treat:

  • TC: 20 pazienti (95% IC, 16-26) da trattare per 21 giorni al fine di evitare una ospedalizzazione correlata alla neutropenia  
  • TCH: 18 pazienti (95% IC, 13-25) da trattare per 21 giorni al fine di evitare una ospedalizzazione correlata alla neutropenia  
  • AC: non applicabile

 

In pazienti con carcinoma mammario che ricevono chemioterapia con i regimi TC e TCH, la profilassi primaria con G-CSF determina un beneficio modesto nel ridurre il rischio di ospedalizzazione correlato alla neutropenia. 

Dall'analisi effettuata, fra le pazienti trattate con il regime AC, la profilassi con G-CSF non ha un effetto significativo sul tasso di ospedalizzazione correlato alla neutropenia.

Sono necessari ulteriori studi che identifichino quali pazienti possono ricavare maggiore beneficio dalla profilassi con G-CSF.