Patologia mammaria
Martedì, 28 Marzo 2017
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Un immunoconiugato per la terapia del carcinoma mammario triple negative?

A cura di Fabio Puglisi

Immunoconiugare significa mettere insieme un agente citotossico con un anticorpo diretto contro un bersaglio delle tumorali. Nel trattamento del carcinoma mammario HER2-positivo, l’esperimento è riuscito bene con il T-DM1. Sarà possibile replicare nella patologia triple negative? Uno studio di fase II riporta risultati promettenti con l’impiego di sacituzumab govitecan.

Bardia A, et al. Efficacy and Safety of Anti-Trop-2 Antibody Drug Conjugate Sacituzumab Govitecan (IMMU-132) in Heavily Pretreated Patients With Metastatic Triple-Negative Breast Cancer. J Clin Oncol 2017 [Epub ahead of print] 

Trop-2, una glicoproteina di 46-kD iperespressa in molte neoplasie epiteliali, gioca un ruolo multifunzionale e, sia da sola sia nella forma di mRNA chimerico CiclinaD1-Trop-2 possiede proprietà oncogene. L’iperespressione di Trop-2 correla con una cattiva prognosi in molte forme tumorali fra cui il carcinoma mammario.
Il sacituzumab govitecan è un immunoconiugato antitumorale che comprende l’inibitore della topoisomerasi-I noto come SN-38 (7-etil-10-idrossicamptotecina) associato a un anticorpo monoclonale che ha come bersaglio Trop-2.
Il chemioterapico irinotecan è un profarmaco di SN-38 con attività in diversi tumori solidi compreso il carcinoma mammario. Tuttavia, SN-38 ha avuto uno sviluppo clinico limitato a causa di una farmacologia che lo rende da 100 a 1000 volte più potente dell’irinotecan e contribuisce a incrementarne la tossicità (diarrea di grado 3-4 in circa un terzo dei pazienti). Di contro, sacituzumab govitecan può liberare livelli elevati di SN-38 in sede tumorale migliorandone l’indice terapeutico. Uno studio di fase I in tumori solidi, fra cui il carcinoma mammario metastico “triple negative” (mTNBC), ha mostrato risultati incoraggianti pur senza preselezione dei pazienti sulla base dell’espressione tumorale di Trop-2.

Uno studio di fase II ha espanso l’arruolamento in particolari categorie tumorali fra cui il mTNBC, utilizzando il sacituzumab govitecan alla dose di 10 mg/kg nei giorni 1,8 q21.

Endpoint primari: sicurezza e tassi di risposta obiettiva

Fra le 69 pazienti che avevano ricevuto una mediana di 5 (range, 1-12) linee di terapia dalla diagnosi, il tasso di risposte obiettive è stato del 30% (risposta parziale, n = 19; risposta completa, n = 2). La durata mediana della risposta è stata pari a 8.9 mesi (95% IC, 6.1-11.3) e il clinical benefit rate (risposta completa o parziale per almeno 6 mesi) par al 46%. Da notare che le risposte sono occorse precocemente con un tempo mediano alla risposta di 1.9 mesi.

La progression-free survival e l’overall survival mediane (obiettivi secondarii) sono state rispettivamente di 6 mesi (95% IC, 5.0-7.3) e di 16.6 mesi (95% IC, 11.1-20.6). La tossicità di grado ≥ 3 ha incluso neutropenia (39%), leucopenia (16%), anemia (14%), e diarrea (13%); l’incidenza di neutropenia febbrile è stata del 7%.

La maggior parte dei campioni tumorali di archivio (88%) sono risultati da moderatamente a fortemente positivi per Trop-2 in immunoistochimica.
Non sono stati identificati anticorpi neutralizzanti anti-immunoconiugato pur in presenza di cicli ripetuti di terapia (fino a 67 dosi somministrate in un periodo di 23 mesi) .

L’immunoconiugato sacituzumab govitecan è risultato ben tollerato e ha determinato risposte precoci e durature in pazienti altamente pretrattate per carcinoma mammario metastatico triple negative.

Il ruolo predittivo di Trop-2 non può essere dimostrato trattandosi di un’analisi post-hoc. Saranno necessari studi futuri.

Al fine di discutere con le autorità regolatorie (FDA) riguardo all’indicazione come “breakthrough therapy” per il carcinoma mammario triple negative, è attualmente in corso uno studio (NCT01631552) su una popolazione più ristretta (pazienti già trattate con almeno due precedenti linee di terapia per la malattia metastatica).