Patologia mammaria
Domenica, 06 Aprile 2014

Il valore della chemioterapia dopo recidiva locoregionale da carcinoma mammario

A cura di Fabio Puglisi

Uno studio randomizzato dimostra il beneficio della chemioterapia adiuvante dopo resezione di recidiva locoregionale da carcinoma mammario.

Aebi S, et al. Chemotherapy for isolated locoregional recurrence of breasy cancer (CALOR): a randomised trial. Lancet Oncol 2014; 15:156-63.

L'intento della chirurgia +/- radioterapia dopo recidiva loco-regionale da carcinoma mammario (tessuti molli del parenchima mammario residuo, parete toracica, cicatrice, cute, linfonodi ascellari o della catena mammaria interna, tessuti molli extranodali in sede ascellare) viene definito di salvataggio. L'obiettivo è ancora la guarigione.
Lo studio CALOR è uno studio randomizzato in aperto che ha valutato il ruolo della chemioterapia adiuvante in tale setting. La scelta del regime terapeutico veniva lasciata allo sperimentatore, raccomandando l'impiego di una polichemioterapia per almeno 4 cicli. In presenza di espressione dei recettori ormonali, veniva prescritto un trattamento antiormonale e, in presenza di margini chirurgici positivi, la radioterapia.
Endpoint primario: disease-free survival.

Studio di difficile conduzione. Rispetto alla previsione iniziale che richiedeva un sample size di circa 1000 pazienti, lo studio è stato emendato per un ridimensionamento del campione a 276 pazienti ed è stato concluso con un arruolamento di 162 pazienti (85 nel braccio chemioterapia, 77 nel braccio di controllo) in un periodo di 7,5 anni. Malgrado questi limiti, il valore dell'analisi è stato conservato e la magnitudo dell'effetto osservato è risultata ampia e statisticamente significativa.

Ad un follow-up mediano di circa 5 anni, la disease-free survival è risultata superiore fra le pazienti che hanno ricevuto la chemioterapia adiuvante (69% vs. 57%, HR 0.59, 95% IC 0.35-0.99, p = 0.046). Da notare che il trattamento è risultato più vantaggioso per le donne con carcinoma mammario senza espressione dei recettori estrogenici sul campione da recidiva (test di interazione significativo, p =0.046). Viceversa, l'associazione tra disease-free survival e stato recettoriale non è risultata significativa quando l'analisi dei recettori è stata effettuata sul campione del primitivo.

La chemioterapia dopo recidiva locoregionale determina un beneficio in termini di disease-free survival, specie in assenza di espressione dei recettori estrogenici nel campione della recidiva. Lo studio non consente di trarre conclusioni definitive in merito all'effetto del trattamento in pazienti con recidiva caratterizzata da una positività per i recettori estrogenici.