Patologia mammaria
Martedì, 13 Marzo 2018

Trattamento platinato per il carcinoma mammario "triple negative"

A cura di Fabio Puglisi

Si può accogliere il carboplatino fra i chemioterapici dei regimi di trattamento neoadiuvante per il carcinoma mammario triple negative? Rispondiamo analizzando lo studio BrighTNess.

Loibl S, et al. Addition of the PARP inhibitor veliparib plus carboplatin or carboplatin alone to standard
neoadjuvant chemotherapy in triple-negative breast cancer (BrighTNess): a randomised, phase 3 trial. Lancet Oncol 2018 [Epub ahead of print] 

Sebbene diversi studi randomizzati su pazienti con carcinoma mammario triple negative abbiano evidenziato che l’aggiunta di carboplatino alla chemioterapia neoadiuvante aumenti la probabilità di risposta patologica completa (pCR), l’uso dei sali di platino in tale setting rimane controverso.

Lo studio BrighTNess è stato disegnato per valutare l’aggiunta di “inibitore di PARP veliparib + carboplatino” o del solo carboplatino a un trattamento chemioterapico standard nel setting neoadiuvante in pazienti con patologia triple negative.

Disegno: studio randomizzato di fase III, in doppio cieco, placebo-controlled, multicentrico (145 siti in 15 Paesi).

Popolazione: donne con diagnosi di carcinoma mammario “triple negative” in stadio clinico II-III, candidate a chirurgia potenzialmente radicale e con un PS ECOG tra 0 e 1.

Randomizzazione (2:1:1) a uno dei seguenti regimi terapeutici in una prima fase di trattamento:

  • paclitaxel (80 mg/m2/settimana ev per 12 somministrazioni) + carboplatino (AUC 6 mg/mL per min, ev q21, per 4 cicli) + veliparib (50 mg per os, 2 volte die);
  • paclitaxel (80 mg/m2/settimana ev per 12 somministrazioni) + carboplatino (AUC 6 mg/mL per min, ev q21, per 4 cicli) + veliparib placebo;
  • paclitaxel (80 mg/m2/settimana ev per 12 somministrazioni) + carboplatino placebo + veliparib placebo

In una seconda fase, le pazienti sono state trattate con doxorubicina e ciclofosfamide (AC) ogni 2-3 settimane per 4 cicli.

Stratificazione: stato mutazionale germline di BRCA, stato linfonodale, schedula di somministrazione della combinazione AC (q14 vs q21).

Endpoint primario: pCR nella mammella e nei linfonodi.

Tra aprile 2014 e marzo 2016, sono state arruolate 634 pazienti.

Esito della randomizzazione:

  • 316 pazienti hanno ricevuto paclitaxel + carboplatino + veliparib
  • 160 pazienti hanno ricevuto paclitaxel + carboplatino
  • 158 pazienti hanno ricevuto paclitaxel da solo

Tasso di pCR osservato nei diversi gruppi:

  • 168/316 (53%) con paclitaxel + carboplatino + veliparib
  • 92/160 (58%) con paclitaxel + carboplatino
  • 49/158 (31%) con paclitaxel da solo

Una differenza statisticamente significativa è stata osservata con l’aggiunta di veliparib al solo paclitaxel (p<0.0001) ma non con l’aggiunta di veliparib alla combinazione carboplatino + paclitaxel (p=0.36).

Una tossicità di grado 3/4 ed eventi avversi gravi sono stati più comuni con l’impiego di carboplatino. Il veliparib non ha determinato un incremento di tossicità.

Eventi di grado 3/4 più comuni: neutropenia (352 [56%] su 628 pazienti), anemia (180 [29%]), trombocitopenia (75 [12%]) analizzando il trattamento completo; neutropenia febbrile (88 [15%] su 601 pazienti) analizzando la seconda parte del trattamento.

Eventi avversi gravi più comuni: neutropenia febbrile (80 [13%] su 628 pazienti) e anemia (20 [3%]).

Nel setting neoadiuvante, in pazienti con carcinoma mammario triple negative (indipendentemente dallo stato mutazionale di BRCA), l’aggiunta di veliparib alla monoterapia con paclitaxel seguita da AC incrementa la probabilità di ottenere una pCR.

Nello stesso setting, l’aggiunta di veliparib alla chemioterapia con carboplatino + paclitaxel seguito da AC non incrementa la probabilità di ottenere una pCR.

La tossicità da carboplatino risulta maneggevole. Pertanto, il profilo rischio/beneficio favorevole supporta l’adozione del carboplatino nei regimi di chemioterapia neoadiuvante in pazienti con carcinoma mammario triple negative ad alto rischio.