Patologia mammaria
Martedì, 17 Luglio 2018

Carcinoma mammario luminale-A: quella prognosi che non ti aspetti

A cura di Fabio Puglisi

La prognosi di pazienti con carcinomi mammario luminale-A è usualmente molto buona ma si osservano anche casi caratterizzati da un outcome infausto. Uno studio dello Stockholm Breast Cancer Study Group prova a fornire una chiave di lettura.

Lindström LS, et al. Intratumor Heterogeneity of the Estrogen Receptor and the Long-term Risk of Fatal Breast Cancer. J Natl Cancer Inst 2018;110(7):726-733.

I fattori biologici che influenzano la prognosi di pazienti con carcinoma mammario luminale sono ancora poco noti.
Uno studio ha valutato il ruolo della eterogeneità intratumorale dei recettori estrogenici (ER) nel predire l’outcome a lungo termine (25 anni).

Il trial STO-3 ha arruolato, tra il 1976 e il 1990 e con il coordinamento dello Stockholm Breast Cancer Study Group, un totale di 1780 pazienti in stato postmenopausale con carcinoma mammario ER+,  dimensioni <3 cm e stato linfonodale negativo, assegnate mediante randomizzazione a ricevere trattamento adiuvante con tamoxifene 40 mg die per 2 anni verso nessuna terapia.
Nel 1983, alle pazienti che erano libere da malattia dopo due anni di tamoxifen è stata proposta la randomizzazione a tre anni aggiuntivi di tamoxifen o nessuna terapia.

Un’analisi retrospettiva dello studio è stata condotta per valutare il ruolo prognostico della eterogeneità intratumorale dei recettori estrogenici (ER).
La percentuale di cellule tumorali con diversa intensità di espressione di ER è stata valutata da patologi esperti di patologia mammaria e la eterogeneità intratumorale di ER classificata in elevata e bassa utilizzando un cutoff predefinito al secondo terzile (67%).

Le analisi di sopravvivenza carcinoma-mammario specifiche sono state effettuate mediante le curve di Kaplan-Meier e il modello di Cox è stato utilizzato per le analisi multivariate.

Una differenza statisticamente significativa in sopravvivenza a lungo termine è stata osservata in base alla eterogeneità intratumorale di ER (elevata vs bassa) sia nella popolazione di pazienti con tumori ER+ (P < 0.001) sia nel sottogruppo di pazienti con patologia luminale A (P = 0.01).

Sopravvivenza carcinoma mammario specifica a 25 anni nei differenti sottogruppi:

  • eterogeneità intratumorale di ER bassa (braccio trattato con tamoxifen): 88.3%
  • eterogeneità intratumorale di ER alta (braccio trattato con tamoxifen): 79.6%
  • eterogeneità intratumorale di ER bassa (braccio senza terapia): 74.3%
  • eterogeneità intratumorale di ER alta (braccio senza terapia): 64.3%

In multivariata, il rischio di morte per le pazienti con elevata eterogeneità intratumorale di ER è risultato doppio rispetto a quello delle pazienti con bassa eterogeneità intratumorale di ER (Popolazione ER-positiva: hazard ratio [HR] = 1.98, 95% CI = 1.31-3.00; Popolazione luminale A: HR = 2.43, 95% CI = 1.18-4.99).

In presenza di eterogeneità intratumorale dei recettori estrogenici, il rischio (a lungo termine) di morte da carcinoma mammario è più elevato. 

Di particolare interesse è l’osservazione che tale rischio a lungo termine si osserva anche fra le pazienti con patologia luminale-A, sottogruppo usualmente a buona prognosi.

Pertanto, l’eterogeneità intratumorale di ER si afferma quale fattore indipendente di prognosi a lungo termine e ha la potenzialità di modificare la gestione clinica, specialmente in pazienti con tumori luminalel-A.

Limiti dello studio, per lo più legati al disegno retrospettivo:

  • Il trattamento adiuvante del carcinoma mammario in postmenopausa con solo tamoxifen è stato superato dall’introduzione degli inibitori dell’aromatasi (lo studio STO-3 è stato condotto in anni in cui non si impiegava la terapia con antiaromatasi)
  • La durata del trattamento con tamoxifene, nello studio STO-3, era più breve di quanto oggi viene raccomandato
  • Non si dispone di informazioni riguardo al trattamento ricevuto dalle pazienti al tempo della recidiva

I risultati dello studio, quindi, sebbene interessanti, richiedono una validazione prospettica.