Patologia polmonare
Martedì, 27 Maggio 2014

Somministrazione intercalata di chemioterapia ed erlotinib: che margini di sviluppo ci sono?

A cura di Massimo Di Maio


Pubblicato qualche giorno fa su Annals of Oncology uno studio randomizzato di fase II che testava la somministrazione intercalata di chemioterapia (eribulina) ed erlotinib in pazienti candidati alla seconda linea. I risultati sono in verità modesti, e inevitabilmente portano ad interrogarsi sui criteri di inclusione: i pazienti dello studio, infatti, non erano selezionati per la mutazione di EGFR.

Mok TS, et al. Randomised phase II study of two intercalated combinations of eribulin mesylate and erlotinib in patients with previously treated advanced non-small cell lung cancer. Ann Oncol. 2014 May 14. [Epub ahead of print]

Nello scorso decennio, gli studi di somministrazione concomitante di chemioterapia e inibitore di EGFR (gefitinib o erlotinib) nei pazienti con NSCLC avanzato, condotti senza selezione molecolare, si erano conclusi con risultati alquanto deludenti. Un'ipotesi è che la somministrazione intercalata, invece che continua, possa aumentare l'efficacia della combinazione ottimizzando l'azione della chemioterapia e del farmaco biologico sulle cellule tumorali.

Mok e colleghi hanno condotto uno studio di fase II randomizzato, in pazienti che avessero fallito una prima linea di chemioterapia con platino. Entrambi i bracci erano sperimentali, prevedevano il trattamento con eribulina ed erlotinib, e differivano per la schedula (nel primo, eribulina mesilato 2.0 mg/mq al giorno 1 + erlotinib ai giorni 2–16 ogni 3 settimane; nel secondo, eribulina mesilato 1.4 mg/mq ai giorni 1 e 8 + erlotinib ai giorni 15–28 ogni 4 settimane).

Endpoint primario era la percentuale di risposte obiettive, nell'ipotesi di dimostrare un'attività in almeno il 20% dei pazienti, rispetto ad un 9% che sarebbe stato atteso, in questa tipologia di pazienti, con l'erlotinib da solo.

I risultati dello studio sono stati modesti rispetto all'ipotesi. La risposta obiettiva è stata pari al 13% e al 17% con la somministrazione ogni 3 e ogni 4 settimane, rispettivamente.

Anche i risultati in termini di sopravvivenza libera da progressione e sopravvivenza globale non sono stati particolarmente buoni: la PFS mediana è risultata pari a 3.5 e 3.8 mesi, mentre la sopravvivenza globale rispettivamente pari a 7.6 e 8.5 mesi.

Gli autori riconoscono che la somministrazione intercalata di eribulina ed erlotinib, in questa casistica di pazienti non selezionati per la mutazione di EGFR, ha prodotto risultati modesti.

L'anno scorso, la pubblicazione su Lancet Oncology da parte dello stesso Tony Mok dello studio FASTACT-2 (che testava l'aggiunta intercalata di erlotinib alla chemioterapia di prima linea con platino) aveva suggerito che il vantaggio dell'aggiunta di erlotinib (prolungamento rilevante della PFS) fosse limitato ai pazienti con mutazione di EGFR.

Sulla base di queste evidenze, probabilmente l'unico spazio per testare la strategia di combinazione è nei pazienti selezionati per la presenza di mutazione, abbandonando invece disegni di studio in popolazioni non selezionate come quello della recente pubblicazione di Annals.