Patologia polmonare
Lunedì, 09 Giugno 2014

Fase II promettente, fase III più che deludente: lo sviluppo finito male del figitumumab nel NSCLC

A cura di Massimo Di Maio

4 anni dopo la presentazione all'ASCO, pubblicati su JCO i risultati dello studio di fase III che valutava l'efficacia dell'aggiunta di figitumumab, anticorpo anti IGF-1R, alla chemioterapia di prima linea. Molto deludenti i risultati: lo studio è stato chiuso in anticipo per assenza di efficacia e per eccesso di tossicità.

Langer CJ, et al. Randomized, Phase III Trial of First-Line Figitumumab in Combination With Paclitaxel and Carboplatin Versus Paclitaxel and Carboplatin Alone in Patients With Advanced Non-Small-Cell Lung Cancer. J Clin Oncol. 2014 Jun 2. [Epub ahead of print]

Il figitumumab è un anticorpo monoclonale diretto contro il recettore dell'Insulin Growth Factor di tipo 1, molecola espressa in molti NSCLC, specialmente nei tumori squamosi. Uno studio randomizzato di fase II, che ne valutava l'aggiunta alla chemioterapia, aveva suggerito una promettente attività della combinazione, con un incremento delle risposte obiettive, senza una tossicità significativa.

Sulla base di quei risultati, lo studio di fase III era stato disegnato sperando di migliorare finalmente l'outcome dei pazienti con tumore diverso dall'adenocarcinoma. Erano infatti eleggibili pazienti con tumore squamoso, o a grandi cellule, o misto, randomizzati a ricevere carboplatino + paclitaxel da soli o in combinazione con il figitumumab.

Lo studio era disegnato con la sopravvivenza globale come endpoint primario, per evidenziare un Hazard Ratio pari a 0.77, con due analisi ad interim che avrebbero chiuso lo studio anticipatamente sia in caso di dimostrazione di efficacia che in caso di futility.

Dopo la randomizzazione di 681 pazienti, lo studio è stato chiuso anticipatamente, in quanto l'analisi ad interim evidenziava assenza di efficacia per il braccio sperimentale, con un eccesso di eventi avversi seri e di mortalità nel braccio sperimentale.

La sopravvivenza mediana è stata pari a 8.6 mesi nel braccio sperimentale e 9.8 mesi nel braccio di controllo (Hazard Ratio 1.18; 95% CI 0.99 - 1.40; p =0 .06). Nessuna differenza significativa in PFS e in risposte obiettive.

Eventi avversi seri si sono registrati nel 66% dei pazienti del braccio sperimentale rispetto al 51% del controllo (p<0.01) e anche il numero di morti attribuite al trattamento è risultato superiore (5% vs 1%, p<0.01).

I risultati dello studio sono stati particolarmente deludenti, in quanto si sperava nel successo di un agente diretto contro un target molecolare comunemente espresso nei tumori squamosi. Invece, il trattamento sperimentale non ha dimostrato alcuna efficacia, anzi rivelandosi detrimentale per eccesso di tossicità.

Questi risultati hanno smentito clamorosamente il precedente studio di fase II: i dati del precedente studio sono stati peraltro sottoposti a revisione, e l'incremento di risposte obiettive inizialmente dichiarato non è stato confermato.

Gli autori sottolineano che lo sviluppo del farmaco nel NSCLC è stato bloccato in considerazione di questi risultati, e che la possibilità di una tossicità "di classe" va tenuta presente nello sperimentare altri agenti diretti contro l'IGF-1R.