Patologia polmonare
Sabato, 24 Ottobre 2015

Chemio-radioterapia nel paziente anziano: per molti ma non per tutti

A cura di Massimo Di Maio

Nel paziente con microcitoma in stadio limitato, le linee guida raccomandano la combinazione di chemioterapia e radioterapia. Ma qual è il risultato nei pazienti anziani? Ci aiuta a capirlo uno studio di popolazione statunitense…

Christopher D. Corso, Charles E. Rutter, Henry S. Park, Nataniel H. Lester-Coll, Anthony W. Kim, Lynn D. Wilson, Zain A. Husain, Rogerio C. Lilenbaum, James B. Yu, and Roy H. Decker. Role of Chemoradiotherapy in Elderly Patients With Limited-Stage Small-Cell Lung Cancer. JCO JCO.2015.62.4270; published online on October 19, 2015

Il trattamento standard per il microcitoma in stadio limitato è rappresentato dalla combinazione di chemioterapia e radioterapia. Non c’è dubbio, peraltro, che il trattamento dei pazienti anziani sia spesso condizionato dalla fragilità e dal rischio di tossicità, che ovviamente non è trascurabile in caso di trattamento chemio-radioterapico. Inoltre, l’analisi per sottogruppi di una metanalisi pubblicata nel 1992 suggeriva che il beneficio della radioterapia potesse essere limitato ai pazienti giovani e potesse essere addirittura detrimentale rispetto alla chemioterapia da sola nei pazienti anziani, ma ovviamente gli studi considerati impiegavano tecniche di radioterapia sorpassate rispetto alle tecniche attualmente in uso.

Allo scopo di descrivere l’outcome di pazienti anziani con microcitoma in stadio limitato trattati nella pratica clinica, autori statunitensi hanno usato i dati nel National Cancer Data Base (NCDB), ovvero un registro integrato che raccoglie i dati di oltre 1500 strutture americane, “catturando” le informazioni relative a circa il 70% delle nuove diagnosi di tumore.

Lo studio ha analizzato i pazienti anziani (età superiore a 70 anni) con diagnosi di microcitoma polmonare in stadio I-III, tra il 2003 ed il 2011.

I pazienti eleggibili erano quelli che avessero ricevuto chemioterapia da sola oppure chemio-radioterapia (in particolare, la radioterapia doveva essere iniziata entro 180 giorni dall’inizio della chemioterapia). I 2 gruppi di trattamento (CT vs CT-RT) sono stati confrontati in termini di sopravvivenza globale.

Allo scopo di ridurre il bias di selezione legato alla scelta del trattamento che ovviamente non era randomizzata ma condizionata dalle caratteristiche di ciascun paziente, gli autori hanno anche eseguito un’analisi di propensity score matching, confrontando i due trattamenti in un gruppo di pazienti “confrontabili” per le principali caratteristiche prognostiche.

In totale, sono stati inseriti nell’analisi 8637 pazienti, dei quail 3775 (pari al 43.7%) era stato trattato con chemioterapia da sola, e 4862 (56.3%) era stato trattato con chemio-radioterapia.

La probabilità di ricevere la radioterapia in aggiunta alla chemioterapia diminuivano con l’età, nello stadio III rispetto agli stadi più precoci, nel sesso femminile, e nei casi caratterizzati da patologie concomitanti.

Sia all’analisi univariata che all’analisi multivariata, i pazienti trattati con chemio-radioterapia hanno avuto una sopravvivenza significativamente più lunga rispetto al gruppo di pazienti trattati con chemioterapia da sola.

Nel dettaglio, la sopravvivenza mediana era pari a 15.6 mesi con la chemio-radioterapia e 9.3 mesi con la chemioterapia da sola. La probabilità di sopravvivenza a 3 anni era pari a 22.0% e 6.3%, rispettivamente.

La tecnica del “propensity score matching” identificava un sottogruppo di 6856 pazienti nei 2 gruppi, comparabili per le caratteristiche prognostiche. In tale sottogruppo, si confermava il beneficio associato con la chemio-radioterapia rispetto alla chemioterapia da sola (hazard ratio 0.52; intervallo di confidenza al 95% 0.50 - 0.55; p <0.001).

L’analisi pubblicata sul Journal of Clinical Oncology suggerisce che la combinazione di chemioterapia e radioterapia rappresenti il trattamento ottimale del microcitoma in stadio limitato nel paziente anziano, ovviamente nei casi ritenuti eleggibili per tale trattamento integrato.

Gli autori sottolineano che, sulla base del vantaggio evidenziato, nei pazienti candidati a ricevere chemioterapia l’aggiunta della radioterapia dovrebbe essere attentamente presa in considerazione.

Naturalmente, va ricordato che un’analisi retrospettiva di questo tipo non ha la forza di un confronto randomizzato, e il propensity score matching, pur attenuando molte delle limitazioni di un confronto tra gruppi prognosticamente diversi, ovviamente non le risolve del tutto.

Le linee guida AIOM affermano, con una raccomandazione clinica positiva forte, che nei pazienti in buone condizioni generali, la chemio-radioterapia rappresenta il trattamento standard del microcitoma in stadio limitato.