Immunoterapia
Venerdì, 15 Settembre 2017

Guarire dal melanoma nel 2017 - parte 1

A cura di Giuseppe Aprile

 Direttamente dall'ESMO di Madrid la prima evidenza di come la moderna immunoterapia aumenti il tasso di guarigione dopo asportazione chirurgica del melanoma ad alto rischio di ricaduta.

Weber J, et al. Adjuvant nivolumab versus ipilimumab in resected stage III or IV melanoma. N Engl J Med 2017, epub Sep 10.

Il panorama parte dalla solida evidenza di efficacia di due immunoterapici, nivolumab e ipilimumab, già approvati per la terapia del melanoma metastatico; recentemente ipilimumab è anche stato approvato da FDA per il trattamento di prevenzione nella malattia localizzata (stadio III) sulla base dello studio randomizzato EORTC 18071 che ne ha sancito la superiorità verso placebo.

Lo studio CheckMate 238, un trial randomizzato di fase III, in doppio cieco, internazionale (25 nazioni erano coinvolte, ottimo il contributo italiano alla ricerca) - presentato pochi giorni fa in una delle sessioni presidenziale del Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO) - si proponeva come obiettivo primario di confrontare in termini di outcome ipilimumab (10 mg/Kg ogni 3 settimane per 4 dosi, poi ogni 3 mesi) vs nivolumab (3 mg/Kg ogni 2 settimane) in pazienti radicalmente operatio per melanoma ad alta possibilità di ricaduta (stadio IIB, IIIC o IV, in generale hanno una chance di ricaduta di almeno il 50% a 5 anni) con ECOG PS di 0-1; endpoint primario dello studio era la sopravvivenza libera da ricaduta nella popolazione intention-to-treat.

Nel complesso sono stati randomizzati 906 pazienti, 453 per ognuno dei due bracci.

Come ci si aspetta da uno studio internazionale di queste dimensioni i pazienti erano ben bilanciati per età mediana (56 nel braccio con nivolumab vs 54 anni in quello con ipilimumab, sesso, stadio alla diagnosi (stadio IIIB 36% vs 33%, stadio IIIC 45% vs 48%), tipo di coinvolgimento linfonodale (infiltrazione macroscopica 59% vs 58.5%), ulcerazione, espressione immunoistochimica di PD-L1 (>5% dei casi: 33.6% vs 34%), e mutazione di BRAF (43.5% vs 47%).

Dopo un follow up minimo di 18 mesi la probabilità di non avere ricaduta a un anno era di 10 punti percentuali superiore nel braccio con nivolumab (70.5% vs 60.8%, HR 0.65, 97.56%CI 0.51-0.83, p<0.001), con anche un numero nettamente minore di effetti collaterali G3-G4 (14.4% vs 46%) e di interruzione definitiva del trattamento a causa di effetti avversi (10% vs 42.6%).

Un deciso passo avanti nella cura del melanoma.

Lo studio, interrotto in anticipo dal data safety committee per chiara evidenza di superiorità del trattamento sperimentale, stabilisce un nuovo standard terapeutico nel trattamento adiuvante di questa patologia oncologica. Il nivolumab non solo si è dimostrato superiore in efficacia ma anche molto meglio tollerato rispetto all'ipilimumab.

L'analisi della sopravvivenza overall sarà difficile da interpretare poichè lo studio permetteva il cross-over alla terapia laternativa al momento della progressione. nel frattempo si attendono i dati dello studio EORTC che confronta pembrolizumab vs placebo in una popolazione simile.

E davvero complimenti ai molti coautori italiani dell'importante pubblicazione scientifica.