Immunoterapia
Martedì, 23 Luglio 2019

Predire il beneficio dall’immunoterapia: scopriamo chi vince la partita

A cura di Fabio Puglisi

Attraverso una revisione sistematica/meta-analisi è stato possibile analizzare il valore predittivo della risposta alla terapia anti-PD-1/PD-L1. Una bella competizione, scopriamo chi vince la partita ma il campionato è ancora lungo.

Lu S, et al. Comparison of Biomarker Modalities for Predicting Response to PD-1/PD-L1 Checkpoint Blockade: A Systematic Review and Meta-analysis. JAMA Oncol 2019 [Epub ahead of print]

La valutazione immunoistochimica di PD-L1 (programmed cell death ligand 1), il tumor mutational burden, il profilo di espressione genica e l’analisi immunoistochimica multiplex/immunofluorescenza sono tutti approcci utilizzati per valutare su tessuto tumorale la probabilità di risposta al trattamento con inibitori dei check-point immunologici.
Ad oggi, tuttavia, non è noto quale modalità di analisi abbia il miglior valore predittivo.

Con l’obiettivo di mettere a confronto le diverse metodiche, è stata quindi condotta una ricerca utilizzando come fonti PubMed (fino a giugno 2018) e, limitatamente al periodo tra il 2013 e il 2018, gli estratti dei principali convegni internazionali (ASCO, AACR, ESMO e Society for Immunotherapy of Cancer). Per la valutazione immunoistochimica di PD-L1, sono stati valutati unicamente i trial clinici che hanno condotto ad una approvazione FDA di un agente immunoterapico. Nell’analisi sono stati inclusi anche studi in cui era stata usata più di una metodica.
Per ciascun approccio, la meta-analisi ha valutato le curve ROC (receiver operating characteristic) con le rispettive AUC (aree sotto la curva) nonchè i dati aggregati di sensibilità, specificità, valori predittivi positivo e negativo (PPV, NPV), likelihood ratios positivo e negativo (LR+ and LR−).

La valutazione immunoistochimica di PD-L1 (programmed cell death ligand 1), il tumor mutational burden, il profilo di espressione genica e l’analisi immunoistochimica multiplex/immunofluorescenza sono tutti approcci utilizzati per valutare su tessuto tumorale la probabilità di risposta al trattamento con inibitori dei check-point immunologici.
Ad oggi, tuttavia, non è noto quale modalità di analisi abbia il miglior valore predittivo.

Con l’obiettivo di mettere a confronto le diverse metodiche, è stata quindi condotta una ricerca utilizzando come fonti PubMed (fino a giugno 2018) e, limitatamente al periodo tra il 2013 e il 2018, gli estratti dei principali convegni internazionali (ASCO, AACR, ESMO e Society for Immunotherapy of Cancer). Per la valutazione immunoistochimica di PD-L1, sono stati valutati unicamente i trial clinici che hanno condotto ad una approvazione FDA di un agente immunoterapico. Nell’analisi sono stati inclusi anche studi in cui era stata usata più di una metodica.

Per ciascun approccio, la meta-analisi ha valutato le curve ROC (receiver operating characteristic) con le rispettive AUC (aree sotto la curva) nonchè i dati aggregati di sensibilità, specificità, valori predittivi positivo e negativo (PPV, NPV), likelihood ratios positivo e negativo (LR+ and LR−).

Sono stati analizzati i campioni tumorali ottenuti da più di 10 differenti tipi tumorali provenienti da 8135 pazienti. I risultati delle diverse valutazioni sono stati correlati con la risposta agli agenti anti-PD-1/PD-L1.

Dall’analisi delle curve ROC per ciascun approccio, l’analisi immunoistochimica multiplex/immunofluorescenza ha mostrato un’AUC significativamente più elevata (0.79) di quella ottenuta con l’immunoistochimica per PD-L1 (AUC, 0.65, P < .001), con il profilo di espressione genica (AUC, 0.65, P = .003) e con il tumor mutational burden (AUC, 0.69, P = .049). Quando più approcci sono stati combinati (esempio immunoistochimica per PD-L1 IHC e/o profilo di espressione genica + tumor mutational burden, l’AUC si è avvicinata a quella dell’analisi immunoistochimica multiplex/immunofluorescenza (0.74).
Tutte le modalità hanno mostrato valori paragonabili di NPV e LR−, mentre l’analisi immunoistochimica multiplex/immunofluorescenza si è rivelata superiore rispetto agli altri approcci in termini di PPV (0.63) e LR+ (2.86).

La meta-analisi dimostra che l’analisi immunoistochimica multiplex/immunofluorescenza è superiore agli altri approcci (valutazione del tumor mutational burden, immunoistochimica per PD-L1, studio del profilo di espressione genica) nel predire la risposta all’immunoterapia (agenti anti-PD-1/PD-L1) dei tumori solidi.

In effetti, la migliore performance dell’analisi immunoistochimica multiplex/immunofluorescenza sembra ascrivibile alla caratteristica di facilitare la quantificazione della co-espressione proteica sui subset di cellule immunitarie e la valutazione della loro disposizione spaziale.

Tali osservazioni, sebbene interessanti, necessitano di essere confermate con numeri più ampi per consentire una valutazione più accurata degli approcci combinati e per approfondire eventuali differenze tra i diversi tipi tumorali.

Forse abbiamo appurato chi è il più forte del momento ma il campionato è ancora lungo.