Immunoterapia
Sabato, 27 Ottobre 2018

Vaccino anti-influenzale per i pazienti che ricevono immunoterapia: come ci regoliamo?

A cura di Massimo Di Maio

Uno studio retrospettivo condotto grazie alla collaborazione di numerosi centri italiani descrive cosa è successo nei pazienti che ricevono immunoterapia e sono stati sottoposti a vaccino anti-influenzale. Il risultato è rassicurante, ma è utile condurre studi prospettici.

Bersanelli M, Giannarelli D, Castrignanò P, Fornarini G, Panni S, Mazzoni F, Tiseo M, Rossetti S, Gambale E, Rossi E, Papa A, Cortellini A, Lolli C, Ratta R, Michiara M, Milella M, De Luca E, Sorarù M, Mucciarini C, Atzori F, Banna GL, Torre L, Vitale MG, Massari F, Rebuzzi SE, Facchini G, Schinzari G, Tomao S, Bui S, Vaccaro V, Procopio G, De Giorgi U, Santoni M, Ficorella C, Sabbatini R, Maestri A, Natoli C, Tursi M, Di Maio M, Rapacchi E, Pireddu A, Sava T, Lipari H, Comito F, Verzoni E, Leonardi F, Buti S. INfluenza Vaccine Indication During therapy with Immune checkpoint inhibitors: a transversal challenge. The INVIDIa study.
Immunotherapy. 2018 Oct;10(14):1229-1239. doi: 10.2217/imt-2018-0080. PubMed PMID: 30326787.

Ogni anno, all'avvicinarsi della stagione influenzale, si pone il problema della copertura vaccinale dei pazienti oncologici.

Alcuni anni fa, l'Associazione Italiana di Oncologia Medica ha prodotto le raccomandazioni per i pazienti in trattamento antitumorale attivo. In tali raccomandazioni si legge che "la vaccinazione antinfluenzale in pazienti oncologici è sicura, minimamente invasiva e ha costi contenuti. Va utilizzata ampiamente sia nel paziente in corso di trattamento attivo (chemioterapia e terapie a bersaglio molecolare) che nei soggetti non trattati."

La suddetta raccomandazione è stata prodotta prima dell'avvento dei farmaci immunoterapici, quando la totalità dei pazienti oncologici sottoposti a trattamento antitumorale attivo ricevevano una chemioterapia o un farmaco a bersaglio molecolare. Molto minori sono le evidenze disponibili sulla sicurezza e sull'efficacia dei vaccini in pazienti sottoposti a un trattamento immunoterapico.
In uno scenario caratterizzato da questa carenza di evidenze solide, è perfettamente comprensibile che il comportamento degli oncologi sia difforme: alcuni raccomandano la vaccinazione, altri la sconsigliano, altri ancora non si esprimono.

L'analisi retrospettiva dello studio INVIDIa, pubblicata da Immunotherapy, condotta in Italia, ha preso in considerazione pazienti oncologici trattati con immunoterapia nel corso della stagione influenzale 2016-2017.

Obiettivo dell’analisi era la descrizione dell’incidenza e severità della sindrome influenzale nei soggetti vaccinati rispetto a quelli non vaccinati, e la descrizione esploratoria dell’outcome dei due gruppi di pazienti.

In accordo con la definizione del Ministero della Salute italiano, sindrome influenzale è stata definita come la presenza di condizione di presumibile origine virale, caratterizzata da febbre superiore a 38 gradi, accompagnata dalla presenza di almeno un sintomo respiratorio (tosse, dispnea, rinorrea) e sintomi sistemici (mal di testa, mialgie, dolori ossei o articolari).

Lo studio ha descritto una casistica complessiva di 300 pazienti, dei quali 79 sono stati sottoposti a vaccinazione. Di questi 79 pazienti, 31 avevano ricevuto il vaccino prima di iniziare il trattamento immunoterapico, con un intervallo mediano di 2.6 mesi, mentre 48 pazienti hanno ricevuto il vacino dopo aver già iniziato il trattamento immunoterapico.

L’analisi descrive il dato relativo all'incidenza di sindrome influenzale, che è risultata più frequente nei soggetti vaccinati (24.1%) rispetto ai non vaccinati (11.8%, odds ratio 2.4, intervallo di confidenza al 95% 1.23 - 4.59, p=0.009). Non ci sono stati, comunque, casi letali di influenza, e la severità della sindrome non è stata significativamente diversa tra soggetti vaccinati e soggetti non vaccinati.

Tale dato (maggiore incidenza di sindrome influenzale nei soggetti vaccinati) è ancora più evidente nel sottogruppo di soggetti anziani, con un'incidenza di sindrome influenzale pari al 37.8% negli anziani sottoposti a immunoterapia e vaccinati, rispetto al 6.1% degli anziani sottoposti a immunoterapia e non vaccinati (odds ratio 0.28, intervallo di confidenza al 95% 2.77 - 31.14, p<0.0001).

L’analisi dell’outcome dei pazienti, confrontando i pazienti vaccinati e quelli non vaccinati, non ha evidenziato differenze significative nella proporzione di risposte obiettive, nella proporzione di controllo di malattia, nel tempo al fallimento del trattamento e nella sopravvivenza globale.

Naturalmente, lo studio INVIDIa presenta tutti i limiti di un'analisi retrospettiva.

Peraltro, i risultati della casistica suggeriscono che il vaccino anti-influenzale potrebbe essere meno efficace nei soggetti che ricevono un immune checkpoint inhibitor.

In ogni caso, i risultati in termini di outcome sono rassicuranti, in quanto la vaccinazione non avrebbe alcun impatto negativo sull'efficacia del trattamento immunoterapico.

In considerazione del grande aumento del numero di pazienti candidati a ricevere un trattamento immunoterapico, l'argomento è sicuramente di grande interesse pratico, e studi prospettici sarebbero molto utili per acquisire maggiori evidenze sulla sicurezza e sull'efficacia, consentendo di produrre raccomandazioni aggiornate e di uniformare i comportamenti clinici.