Miscellanea
Giovedì, 21 Marzo 2019

Abuso alcolico nei pazienti oncologici anziani: un problema spesso sottovalutato

A cura di Giuseppe Aprile

Ha il sapore della denuncia questo articolo nord-eurpoeo: l'abuso di alcool si sta diffondendo nei pazienti anziani con neoplasia. Solitudine? Depressione? Disgregazione familiare? Le cause sono molteplici, ma il problema non va sottovalutato.

Lycke M, et al. Detection of alcohol abuse in older patients with cancer: The integration of alcohol screening questionnaires in the comprehensive geriatric assessment. J Geriatr Oncol 2019, epub ahead of print.

Mentre il consumo alcolico è riportato nel 50% dei soggetti over 65  e nel 25% dei cittadini con età superiore agli 85 anni, l'abuso di sostanze alcoliche è documentato nel 2-3% della popolazione con età superiore ai 70 anni, dove gli effetti della dipendenza causano problemi di varia entità che spaziano dalla steatoepatite alla cirrosi epatica, dai deficit neurologici ai problemi cardiovascolari (Alcohol use disorders in the elderly: a brief overview from epidemiology to treatment options. Exp Gerontol 2012) e di norma causa maggiori danni che nelle persone giovani.

Un altro dato allarmante è che una percentuale che oscilla tra il 5 e il 7% di tutte le morti per neoplasia è attribuito all'abuso di alcol.

Inoltre, nei pazienti anziani con diagnosi di neoplasia, questa percentuale è decisamente superiore e i pazienti anziani che abusano di sostanze alcooliche hanno generalmente una peggiore aderenza alle terapie e un maggiore consumo di sotanze antidolorifiche [in particolare di oppioidi].

Lo studio, condotto in Belgio, si propone l'obiettivo di valuatre quale sia l'impatto dell'integrazione di uno screening per censire l'uso [e l'abuso] di sostanze alcoliche nella valutazione geriatrica comprehensive: il Cutdown–Annoyed–Guilty–Eye-opener (CAGE) e il Alcohol Use Disorders Identification Test–screening version (AUDIT-C).

Sebbene entrambi i questionari abbiano la capacità di indagare il consumo alcolico, l'AUDIT-C misura in modo oggettivo le unità o la frequenza di drinks assunti durante un evento o una settimana, mentre il CAGE corrpisponde a una stima soggettiva dell'uso personale di alcool.

 

 

Lo studio ha arruolato 193 pazienti oncologici anziani, con età mediana di quasi 78 anni [range 67-94] , nel 57% dei casi di sesso maschile e nei due terzi dei casi sposati. La grande maggioranza dei pazienti (86%) aveva un'età compresa tra i 70 e gli 85 anni.

Le patologie più frequenti erano tumori del tratto digestivo (27%) o genitourinario (25%) e il seting di terapia era nel 60% circa adiuvante.

Soffermandoci sullo score CAGE, si registravano valori anomali del test nel 6.3% dei maschio e nel 1.3% delle donne.

Tuttavia, quando si analizzava lo score maggiormente oggettivo AUDIT-C, i valori indicanti lo smodato consumo di alcolici erano registrati nel 30% dei soggetti maschi e nel 22% delle donne. Il punteggio al test AUDIT-C, inoltre, correlava positivamente con il maggior numero di farmaci assunti e con il punteggio al test geriatrico G-8 nel sesso maschile.

Non si evidenziava una correlazione tra il risultato dei test e gli score nutrizionali né con la sopravvivenza a un anno.

 

Con i limiti di una analisi condotta in un singolo ospedale [e per giunta un paese con ottima birra] e su un numero contenuto di pazienti,  lo studio ha il pregio di porre l'accento su un fenomeno spesso negleto: l'abuso alcolico nei pazienti oncologici geriatrici. I dati, infatti, testimoniano che la percentuale di uso alcolico aumenti di molto in questa specifica categoria.

Il poter includere un semplice test nella valutazione geriatrica basale permetterebbe quindi di identificare i pazienti a rischio e mettere rapidamente in campo misure proattive di supporto -  incluse consulenze psicologiche o programmi rieducativi e comportamentali - per evitare che l'abuso alcolico possa inficiare l'esito delle cure.

Interesante notare che il consumo alcolico correla con un più alto punteggio in IADL (come a dire che i pazienti maggiormente indipendenti hanno un rischio aumentato) e che non sembra impattare in modo significativo sulla sopravvivenza overall.

Lo studio, tuttavia, ha il difetto di non approfondire le cause sociali o psicologiche dell'abuso alcolico e di non correlare il punteggio dei test con lo presenza di stato ansioso-depressivo.