Miscellanea
Martedì, 20 Settembre 2016

Cosa pensano pazienti, medici di medicina generale e oncologi sul follow-up?

A cura di Fabio Puglisi

Il valore della sorveglianza clinico-radiologica (follow-up) dopo la diagnosi e l'eventuale trattamento di una patologia oncologica è largamente riconosciuto, specie per alcuni tipi di tumore. Ciò che non è definito è la modalità con cui il follow-up deve essere condotto. Una survey AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) analizza il punto di vista dei tre attori principali: pazienti, medici di medicina generale e oncologi.

Puglisi F, et al. Caring for cancer survivors: perspectives of oncologists, general practitioners and patients in Italy. Future Oncol 2016 [Epub ahead of print]

Il combinato disposto dell'incremento nell'incidenza della patologia tumorale e della riduzione della mortalità è responsabile del numero crescente di persone vive con un pregressa diagnosi di tumore (cancer survivors per la letteratura scientifica). In Italia, nel 2015, sono stati diagnosticati 363.000 nuovi casi di tumore, pari a circa 1000 casi al giorno. Parallelamente, dal 1996, si è assistito ad un calo della mortalità di circa il 20%.  Nel nostro Paese, il numero stimato di cancer survivors nel 2015 è pari 3 milioni. 

In accordo a quanto definito dal "The Cochrane Breast Cancer Group" per ‘follow-up’ si intende l'uso regolare di esami di laboratorio o strumentali condotti su pazienti asintomatici al fine di individuare precocemente la presenza di metastasi a distanza.  Questa, tuttavia, appare una definizione semplicistica che non tiene conto di altre attività importanti quali la valutazione degli effetti collaterali a lungo termine, gli interventi di tipo psicologico e i suggerimenti riguardo agli stili di vita. 

Ad oggi, non esiste uno standard di riferimento sulla modalità di conduzione del follow-up e non è chiaro chi fra oncologo e medico di medicina generale (MMG) debba coordinarlo.  Frequentemente, è stato adottato un approccio "sequenziale" che consiste in una prima fase coordinata dallo specialista, seguita da una seconda fase affidata al MMG. 

Tuttavia, tale modalità non è universalmente accettata e il timore risiede nella difficoltà di comunicazione tra i diversi professionisti coinvolti con il rischio di una bassa qualità della sorveglianza, specialmente in termini di uso inappropriato delle indagini e delle visite cliniche (sovra- o sottoutilizzate).  

L'evidenza riguardo al punto di vista di pazienti, MMG e oncologi sulle modalità di svolgimento del follow-up è limitata.  Scopo della survey coordinata dall'AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) è stato quello di verificare la percezione dei differenti attori coinvolti, relativamente al contesto clinico italiano. Nello specifico, inoltre, sono stati analizzati i fattori che possono influenzare le risposte degli oncologi. 

Metodi: La survey è stata condotta mediante un questionario somministrato online per 45 giorni (dal 16 luglio al 1° settembre 2014), con domande differenziate per ciascun sottogruppo di rispondenti. La survey dedicata agli oncologi è stata inviata a 2210 membri dell'AIOM. I pazienti sono stati coinvolti attraverso la FAVO (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia), utilizzando canali online e materiale informativo disponibile presso gli ospedali e i Centri di ricerca coinvolti nello studio. Un totale di 2736 MMG sono stati coinvolti attraverso la mailing list della SIMG (Società Italiana di Medicina Generale). 

La survey è stata condotta su una popolazione di 1059 partecipanti:

  • 380 medici di medicina generale (36%)
  • 329 oncologi medici (31%)
  • 350 pazienti (33%)

Di seguito i diversi punti di vista in accordo alle risposte al questionario:

Medici di medicina generale (MMG)

  • 286 (75%) MMG dichiarano che la gestione è frutto della collaborazione tra MMG e oncologi medici.  
  • 339 (89%) MMG credono che i pazienti siano sottoposti a un numero eccessivo di esami di laboratorio o strumentali
  • 25 (7%) MMG dichiarano che i test richiesti sono adeguati
  • 291 (76%) MMG dichiarano che, dopo 2-3 anni di sopravvivenza libera da malattia, il follow-up dovrebbe essere gestito con la collaborazione tra MMG e oncologi medici, e che dovrebbe essere personalizzato 
  • 73 (19%) MMG credono che il paziente dovrebbe essere preso in carico dal MMG in modo indipendente
  • 177 (47%) MMG dichiarano che il valore della collaborazione con gli oncologi medici è molto importante
  • 143 (38%) MMG dichiarano che il valore della collaborazione con gli oncologi è abbastanza importante
  • 181 (48%) MMG considerano molto utile il supporto amministrativo nella gestione del follow-up
  • 136 (36%) MMG considerano abbastanza utile il supporto amministrativo nella gestione del follow-up

Oncologi medici (OM)

  • 151 (46%) OM riportano di avere una relazione scarsa con i MMG
  • 141 (43%) OM riportano di avere una relazione buona con i MMG
  • 23 (7%) OM riportano di avere una relazione eccellente con i MMG
  • 14 (4%) OM riportano di non avere alcuna relazione con i MMG
  • 187 (57%) OM riportano l'assenza di un'integrazione adeguata tra ospedale e domicilio
  • 101 (31%) OM affermano che il tempo dalla diagnosi di tumore alla presa in carico da parte del MMG dipende dalle caratteristiche tumorali
  • 91 (28%) affermano che il tempo dalla diagnosi di tumore alla presa in carico da parte del MMG dipende dalle caratteristiche del paziente
  • 87 (26%) affermano che il tempo dalla diagnosi di tumore alla presa in carico da parte del MMG dovrebbe essere pari a 5 anni
  • 162 (49%) OM credono che i MMG non informano adeguatamente i pazienti riguardo allo screening 
  • 312 (95%) OM dichiarano di rilasciare una relazione scritta per il MMG
  • 139 (42%) OM suggeriscono di stabilire un tavolo comune quale strategia per migliorare la comunicazione
  • 68 (21%) OM suggeriscono l'organizzazione di conferenze sul tema o di consensus conferences
  • 128 (39%) OM suggeriscono di utilizzare dei depliant quale materiale informativo per la prevenzione
  • 124 (38%) OM suggeriscono di diffondere l'informazione sulla prevenzione attraverso i mass media
  • 48 (15%) OM suggeriscono di diffondere l'informazione sulla prevenzione attraverso siti web e social network

Pazienti (pz)

  • 30 (9%) pz indicano di essere seguiti dal MMG
  • 90 (26%) pz indicano di essere seguiti da medici diversi (oncologi medici, chirurghi, radioterapisti)
  • 206 (59%) pz indicano di essere seguiti dall'OM
  • 150 (43%) pz dichiarano di non consultare i MMG per sintomi lievi legati al tumore o agli effetti collaterali dei trattamenti
  • 88 (25%) pz dichiarano di consultare i MMG anche per sintomi lievi
  • 112 (32%) pz dichiarano di chiedere solo consulti sporadici da parte del MMG
  • 222 (63%) pz dichiarano di aver fiducia nel proprio MMG
  • 46 (21%) pz non consultano il MMG
  • 68 (31%) pz consultano il MMG solo episodicamente
  • 102 (46%) pz consultano il MMG regolarmente
  • 60 (47%) pz riportano la mancanza di disponibilità da parte del MMG
  • 6 (4%) pz riportano di aver avuto precedenti esperienze negative con il MMG
  • 134 (38%) pz non hanno mai parlato con il proprio MMG riguardo agli effetti collaterali delle cure
  • 256 (73%) pz ritengono utile la collaborazione tra OM e MMG
  • 138 (54%) pz percepiscono come assente la collaborazione tra OM e MMG

Fattori associati con la collaborazione tra OM e MMG

  • età dell'oncologo (p = 0.0110)
  • tipo di istituzione (p = 0.0003)
  • area di attività (p = 0.0301)
  • posizione professionale (p = 0.0015).

 

L'organizzazione della sorveglianza (follow-up) dopo una diagnosi di tumore richiede l'integrazione tra medici di medicina generale e oncologi medici.

Attualmente, in accordo ai risultati della survey italiana, la collaborazione tra oncologi e medici di medicina generale viene percepita come inadeguata dai medici stessi e dai pazienti. 

I risultati della survey possono costituire una buona base di partenza per favorire la messa in atto di linee guida volte a ottimizzare i percorsi di sorveglianza.