Miscellanea
Lunedì, 02 Marzo 2020

Cosa sappiamo riguardo all’infezione da coronavirus (COVID-19) in pazienti oncologici

A cura di Fabio Puglisi

È noto come i pazienti oncologici siano più suscettibili alle infezioni rispetto a soggetti senza una diagnosi di tumore, in ragione dello stato di immunosoppressione in cui possono trovarsi a causa della stessa malattia o dei trattamenti antitumorali ricevuti (es. chemioterapia, chirurgia, radioterapia). È presumibile, quindi, che i pazienti oncologici possano essere a maggior rischio di contrarre l’infezione da COVID-19 e, se infetti, di sperimentare una prognosi peggiore.
Uno studio ha affrontato il tema, analizzando i dati della casistica cinese.

Liang W, et al. Cancer patients in SARS-CoV-2 infection: a nationwide analysis in China. Lancet Oncol 2020 [published online ahead of print]

L'OMS ha dichiarato il nuovo coronavirus del 2019 (COVID-19), causato dal betacoronavirus SARS-CoV-2 (virus 2 della sindrome respiratoria acuta grave), un'emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale.

Una collaborazione tra il National Clinical Research Center for Respiratory Disease e la National Health Commission della Repubblica popolare cinese ha consentito di analizzare i casi di COVID-19 verificatisi in tutta la Cina. A partire dalla data limite del 31 gennaio 2020, sono stati valutati 2007 casi da 575 ospedali. Tutti i casi hanno avuto conferma laboratoristica dell’infezione da COVID-19 e sono stati ricoverati in ospedale. Dall’analisi sono stati esclusi 417 casi per carenza di informazioni riguardo alla precedente storia di malattia.

In totale, 18 (1%) dei 1590 casi con infezione da COVID-19 avevano una storia di cancro, percentuale superiore rispetto all'incidenza del cancro nella popolazione cinese (0. 29% secondo le statistiche epidemiologiche del 2015).


Con una percentuale del 28% (5/18), il carcinoma polmonare è risultata la neoplasia più frequente. Fra i 16 pazienti di cui era noto il trattamento, 4 (25%) avevano ricevuto la chemioterapia o l'intervento chirurgico nell'ultimo mese e gli altri 12 (75%) erano in corso di follow-up.


Rispetto ai pazienti senza cancro, i pazienti con cancro erano più anziani (età media 63 .1 vs. 48.7 anni), con maggiore probabilità di avere una storia di fumo (4/18 [22%] verso 107/1572 [7%]), polipnea (8/17 [47%] vs. 323/1377 [23%]) e un quadro di maggiore compromissione alla TC basale (17/18 [94%] vs. 1113/1572 [71%]). Viceversa, non sono emerse differenze significative in base a sesso, altri sintomi basali, altre comorbidità o quadro basale dell’Rx torace.


Inoltre, fra i pazienti oncologici è stato osservato un rischio più elevato di eventi gravi (un endpoint composito definito come la percentuale di pazienti ricoverati nell'unità di terapia intensiva che richiede ventilazione invasiva, o morte) rispetto ai pazienti senza cancro (7/18 [39%] vs. contro 124/1572 [8%]; test esatto di Fisher p = 0.0003).
I pazienti che hanno effettuato chemioterapia o chirurgia nell'ultimo mese hanno avuto un rischio numericamente più elevato (3/4 [75%]) di eventi clinicamente gravi rispetto ai pazienti in follow-up (6/14 [43%]). La regressione logistica ha confermato un aumento del rischio di eventi (odds ratio [OR] 5 .34; p = 0 .0026) dopo l'aggiustamento per altri fattori, tra cui età, storia di fumo e comorbidità. Tra i pazienti oncologici, l'età avanzata è risultato l'unico fattore di rischio per eventi gravi (OR 1.43; p = 0 .072).
I pazienti con carcinoma polmonare non hanno avuto una maggiore probabilità di eventi gravi rispetto ai pazienti con altri tipi tumorali (1/5 [20%] pazienti con carcinoma polmonare vs. 8/13 [62%] con altri tipi di tumore; p = 0.294). Inoltre, impiegando il modello di regressione di Cox,
è stato evidenziato che i pazienti oncologici hanno avuto un peggioramento clinico più rapido di quelli senza patologia tumorale (tempo mediano per eventi gravi 13 giorni [IQR 6–15] contro 43 giorni [20 – non raggiunto]; p <0.0001; hazard ratio 3.56, IC 95% 1.65–7.69, dopo aggiustamento per età).

Lo studio è il primo ad analizzare gli effetti del COVID-19 in pazienti oncologici.

  • Come atteso, dall'analisi della casistica cinese, è emerso che i soggetti con patologia tumorale hanno un rischio più elevato di contrarre l’infezione COVID-19 rispetto alla popolazione generale.
  • Dopo infezione da COVID-19, è più probabile un peggioramento delle condizioni cliniche fra i pazienti oncologici.

Questo accade anche per altre infezioni ed è il motivo per cui, ai pazienti oncologici, si raccomanda usualmente di effettuare la vaccinazione antinfluenzale (ndr, il vaccino per il COVID-19 non è ancora disponibile).
A tutti i pazienti oncologici, in corso di terapie potenzialmente immunosoppressive, sono suggerite misure di prevenzione del rischio infettivo quali il lavaggio accurato delle mani e/o l’astenersi dal frequentare luoghi affollati. Inoltre, i pazienti che dovessero sviluppare sintomi sospetti per infezione, sono invitati a contattare tempestivamente i medici di riferimento per una valutazione clinica che possa limitare il rischio di complicanze.

Altre misure cautelative per pazienti oncologici in corso di epidemia da COVID-19, come suggerito dagli autori dell’articolo su Lancet Oncology:

  1. Rinvio intenzionale della terapia adiuvante o della chirurgia elettiva nelle aree endemiche, se clinicamente compatibile;
  2. Disposizioni più rigorose in materia di protezione personale per i pazienti con diagnosi tumore;
  3. Sorveglianza o trattamento più intensivo quando i pazienti oncologici contraggono l’infezione da SARS-CoV-2, specialmente se anziani o in presenza di patologie concomitanti.