Miscellanea
Sabato, 20 Novembre 2021

Guarire dopo un tumore in giovane età: per fortuna succede spesso, ma attenzione alle altre patologie

A cura di Massimo Di Maio

Ricercatori inglesi hanno descritto i rischi di patologie in chi è guarito dopo la diagnosi di un tumore in giovane età . Si tratta di risultati di grande rilevanza sociale: la guarigione è importante, ma altre patologie possono avere un impatto sull’aspettativa di vita.

Wai Hoong Chang, Michail Katsoulis, Yen Yi Tan, Stefanie H. Mueller, Katherine Green, Alvina G. Lai, Late effects of cancer in children, teenagers and young adults: Population-based study on the burden of 183 conditions, in-patient and critical care admissions and years of life lost, The Lancet Regional Health - Europe, 2021, 100248, ISSN 2666-7762, https://doi.org/10.1016/j.lanepe.2021.100248.

 

Bambini, adolescenti e giovani adulti che hanno superato con successo una diagnosi di cancro sono a rischio di sviluppare effetti tardivi delle terapie necessarie per guarire.

Obiettivo di un’analisi condotta in Inghilterra era quello di quantificare sistematicamente il carico cumulativo degli effetti tardivi nei soggetti giovani guariti da cancro, provando anche ad analizzare il dato nei sottogruppi differenziati per tipo di neoplasia, per modalità di trattamento e per tipologia di farmaci chemioterapici ricevuti.

Lo studio ha confrontato i dati recuperati dalle cartelle cliniche di 3466 pazienti inglesi che avevano ricevuto una diagnosi oncologica prima dei 25 anni di età e che fossero vivi a 5 anni dalla diagnosi, con i dati di un gruppo di controllo costituito da 13517 soggetti che non avevano ricevuto diagnosi oncologica. I due gruppi sono stati “appaiati” (“matched”) per le principali caratteristiche (età, genere e livello socioeconomico). I dati raccolti si riferiscono a un intervallo temporale compreso tra il 1998 e il 2020. I dati di salute (accessi ospedalieri, visite dal medico curante etc) sono stati valutati a partire dai 18 anni di età o comunque a partire da 5 anni dopo la diagnosi iniziale di tumore.

Lo studio ha confrontato i 2 gruppi per 183 condizioni patologiche (sia fisiche che mentali), considerando il numero di accessi (sia dal medico curante che in ospedale) per ciascuna patologia.

Gli autori, oltre all’analisi sulla popolazione complessiva, hanno eseguito analisi di sottogruppo stratificando i risultati per tipo di tumore, nonché per tipo e dose di trattamento ricevuto.

Partendo da 4.063 pazienti con diagnosi di cancro, 3.466 soggetti erano eleggibili in quanto sopravvissuti ≥ 5 anni (85%). Questo gruppo di casi è stato confrontato con un gruppo di 13.517 controlli appaiati per le principali caratteristiche.

I ricercatori hanno riscontrato che I soggetti che hanno precedentemente avuto una diagnosi di cancro hanno, entro I 45 anni, un rischio 5 volte più alto di avere visite dal medico curante o in ospedale per patologie cardiovascolari, rispetto a soggetti di caratteristiche simili ma senza diagnosi oncologica.

Il numero aumentato di visite non è limitato all’ambito cardiovascolare, ma è stato riscontrato anche un aumento dei problemi legati alle infezioni, ai disordini del sistema immunitario, ai secondi tumori.

Per quanto riguarda il tipo di trattamento ricevuto per la pregressa neoplasia, gli autori hanno riscontrato un’associazione significativa con il rischio di avere sequele e successivi problemi di salute. Nel dettaglio, questi rischi sono risultati più alti per i pazienti sottoposti a trattamento chemio-radioterapico, e inferiori per i pazienti sottoposti a sola chirurgia. Nel dettaglio, i pazienti trattati con chemio-radioterapia hanno avuto un rischio di ricovero ospedaliero entro i 45 anni più che raddoppiato rispetto a quelli che avevano ricevuto solo chirurgia, e addirittura un incremento di 7 volte in termini di visite dal medico curante o in ospedale per problemi cardiovascolari (con una media di 7 accessi per paziente, rispetto a circa 1). In aggiunta, i pazienti trattati con chemio-radioterapia hanno evidenziato un rischio aumentato di un secondo tumore, e di ricevere una diagnosi di malattia in stadio più avanzato / metastatico.

Il carico cumulativo degli effetti tardivi all'età di 35 anni è risultato il più alto nei soggetti guariti dopo una diagnosi di leucemia (23.52 per individuo [intervallo di confidenza al 95%: 19.85–29.33]) e il più basso nei soggetti guariti dopo un tumore germinale (6.04, intervallo di confidenza 5.32–6.91). Nei controlli, il carico cumulativo degli effetti tardivi è risultato pari a 3.99 (intervallo di confidenza 3.93-4.08) all'età di 35 anni.

Considerando il limite di 45 anni, il carico cumulativo più alto è risultato quello per condizioni immunologiche e infezioni (3.27 [intervallo di confidenza al 95% 3.01-3.58]), seguito dalle patologie cardiovascolari (3.08 [intervallo di confidenza al 95% 1.98-3.29]).

I soggetti che hanno ricevuto chemioterapia e radioterapia sono risultati con un carico di patologie più elevato rispetto a quelli che hanno ricevuto solo un intervento chirurgico. Questi pazienti avevano anche il più alto carico di ospedalizzazione (all'età di 45 anni 10.43 [intervallo di confidenza al 95% 8.27–11.95]).

Il maggior carico di patologie e ospedalizzazioni è risultato nei soggetti guariti che avevano ricevuto una chemioterapia con antimetaboliti.
I soggetti guariti che avevano ricevuto solo un intervento chirurgico avevano minori probabilità di sviluppare come effetti tardivi patologie cardiovascolari (odds ratio 0.73, intervallo di confidenza 0.56-0.94), ematologiche (OR 0.51, intervallo di confidenza 0.37-0.70), immunologiche e infezioni (OR 0.84, intervallo di confidenza 0.71-0.99) e renali (OR 0.51, intervallo di confidenza 0.39-0.66). Rischi maggiori sono stati osservati nei soggetti che avevano ricevuto chemio-radioterapia.

I soggetti con storia oncologica che hanno sviluppato patologie cardiovascolari hanno perso, in media, 10 anni di vita rispetto ai soggetti nel medesimo gruppo che non hanno sviluppato problemi cardiovascolari.

Analogamente, i soggetti che hanno sviluppato disordini del sistema immunitario e infezioni hanno perso, in media, 6.7 anni di vita. Una diagnosi di secondo tumore comporta, in media, la perdita di 11 anni di vita.

L’analisi sulla base delle condizioni socioeconomiche ha evidenziato che un carico maggiore di effetti tardivi si registra nei soggetti nelle peggiori condizioni.

Gli autori sottolineano che, a loro conoscenza, questo è il primo studio ad analizzare e a quantificare l'importanza delle morbilità tardive sulla successiva sopravvivenza dei pazienti che hanno avuto un tumore in giovane età, utilizzando i dati incrociati da più fonti (sia cartelle ospedaliere che cartelle dei medici di medicina generale). Il lavoro sottolinea il carico non trascurabile degli effetti tardivi, e quantifica il rischio di mortalità prematura associato agli effetti tardivi.

L’autrice Alvina Lai (dell’UCL Institute of Health Informatics) ha commentato I risultati dicendo: "Oltre l'80% dei bambini e dei giovani che riceve una diagnosi di cancro sopravvive, ma questi pazienti devono far fronte a esigenze sanitarie uniche a causa degli effetti tardivi causati dal cancro o dal suo trattamento. Il nostro studio è il primo a mappare come la sopravvivenza al cancro diagnosticato in giovane età influisca sulla nostra salute quando invecchiamo. Riteniamo che sia importante che questi effetti a lungo termine vengano presi in considerazione sin dall'inizio dalle famiglie e dai loro team sanitari. La consapevolezza di questi problemi a lungo termine è importante anche per i pazienti guariti, che così sono maggiormente in grado di individuare i sintomi in anticipo. Speriamo che ulteriori ricerche possano studiare come ridurre al minimo gli effetti a lungo termine delle terapie contro il cancro".

Come giustamente sottolineato dagli autori, questi dati forniscono una sorgente importante di conoscenza per aiutare a comunicare e a condividere decisioni informate sulle scelte terapeutiche al momento della diagnosi. Questi dati rappresentano anche la premessa per futuri studi interventistici e per programmi di screening degli effetti tardivi, incentrati sui bisogni olistici di questa popolazione che, pur se guarita dal cancro, rimane vulnerabile.