Miscellanea
Domenica, 11 Dicembre 2022

I finanziamenti pubblici per la ricerca non sono una spesa, sono un investimento!

A cura di Massimo Di Maio

Un’interessante analisi statunitense descrive l’impatto degli studi clinici oncologici supportati da finanziamenti federali, in termini scientifici (citazioni e inserimento in linee guida) ma soprattutto in termini di anni di vita guadagnati a livello di popolazione. Il risultato fa meditare.

Unger JM, LeBlanc M, George S, Wolmark N, Curran WJ Jr, O'Dwyer PJ, Schnall MD, Mannel RS, Mandrekar SJ, Gray RJ, Zhao F, Bah M, Vaidya R, Blanke CD. Population, Clinical, and Scientific Impact of National Cancer Institute's National Clinical Trials Network Treatment Studies. J Clin Oncol. 2022 Dec 8:JCO2201826. doi: 10.1200/JCO.22.01826. Epub ahead of print. PMID: 36480773.

Negli Stati Uniti la ricerca clinica è supportata da un solido programma di investimenti, che consentono la realizzazione di studi multicentrici condotti da importanti network cooperativi. Vari gruppi cooperativi afferiscono al National Cancer Institute National Cancer Clinical Trials Network (NCTN), e da circa 50 anni conducono importanti studi clinici.

Prendendo spunto dal fatto che finora non è stato descritto in maniera sistematica l’impatto sociale di questi studi clinici, gli autori del lavoro recentemente pubblicato dal Journal of Clinical Oncology si sono posti questo obiettivo.

Gli autori hanno selezionato gli studi randomizzati di fase III condotti da 4 gruppi cooperativi afferenti al NCTN (SWOG Cancer Research Network, Alliance for Clinical Trials in Oncology, ECOG-ACRIN Cancer Research Group, e NRG Oncology), i cui risultati fossero stati riportati dal 1980 in poi, con un vantaggio significativo a favore del trattamento sperimentale per uno o più endpoint tempo-dipendenti (tipicamente la sopravvivenza globale o la sopravvivenza libera da progressione). Qualora il trattamento sperimentale, pur significativamente superiore al controllo, fosse risultato troppo tossico condizionando negativamente il giudizio complessivo da parte degli autori nella pubblicazione originale, lo studio è stato escluso.

Nel sottogruppo di studi nei quali il trattamento sperimentale era risultato associato a un beneficio significativo in sopravvivenza globale, gli autori hanno calcolato il beneficio traslandolo dallo studio alla popolazione complessiva degli Stati Uniti, basandosi sui dati dei registri di popolazione.

I costi complessivi corrispondenti agli investimenti federali nelle sperimentazioni oggetto dell’analisi sono stati rapportati agli anni di vita guadagnati nella popolazione generale, sulla base delle suddette stime.

L’impatto scientifico delle pubblicazioni è stato calcolato basandosi sui dati ricavabili da Google Scholar.

Nel complesso, sono stati inclusi nell’analisi 162 trial, per un totale di 108334 pazienti. Tali studi rappresentano il 29.8% del totale degli studi condotti (544). Le neoplasie più rappresentate erano il tumore della mammella (34 studi), i tumori ginecologici (28) e il tumore del polmone (14).

Gli studi selezionati sono stati citati complessivamente 165336 volte (con una media di 62.2 citazioni per studio per anno). L’87.7% degli studi risulta citato nelle linee guida, a supporto dell’impiego del trattamento sperimentale.

Il calcolo eseguito dagli autori traslando il risultato dello studio nella popolazione generale ha portato a una stima di 14.2 milioni di anni di vita guadagnati nella popolazione statunitense entro il 2020 (intervallo di confidenza al 95% 11.5 – 16.5 milioni), con una stima per il 2030 pari a 24.1 milioni di anni di vita guadagnati (intervallo di confidenza al 95% 19.7 - 28.2 milioni).

Questo guadagno in termini di anni di vita corrisponde a un costo in termini di investimento federale pari a 326 dollari per anno di vita guadagnato.

I dati riportati nel lavoro di JCO ci ricordano quanto sia importante, per il progresso in oncologia, la ricerca accademica. Non c’è dubbio che molte innovazioni corrispondano allo sviluppo clinico di nuovi trattamenti, condotto dalle aziende farmaceutiche, ma anche la ricerca accademica produce risultati positivi, dalla portata tutt’altro che trascurabile.

Nell’arco dei decenni presi in considerazione nell’analisi, tanti studi hanno prodotto un risultato significativo, anche in termini di prolungamento dell’aspettativa di vita, e sulla base di questi dati gli autori hanno stimato il beneficio in termini di anni di vita guadagnati.

Il rapporto fra costi degli studi in termini di finanziamento pubblico e anni di vita guadagnati aiuta a esplicitare un concetto fondamentale, vale a dire che quel costo non andrebbe considerato una spesa, ma un investimento.

Gli autori riconoscono che l’analisi presenta diverse, intrinseche limitazioni. Sono stati considerati solo gli studi positivi, ma giustamente gli autori sottolineano che anche uno studio negativo può avere importanti ripercussioni sulla pratica clinica, per esempio sconsigliando l’impiego di trattamenti non efficaci che magari sono già parte della pratica clinica. Anche studi che non comportano un beneficio in sopravvivenza globale possono avere importanti ripercussioni sulla pratica clinica, per esempio nel caso di studi di non inferiorità che identifichino trattamenti preferibili in termini di tossicità o di qualità di vita, oppure nel caso di studi francamente positivi seppure su endpoint più precoci rispetto alla sopravvivenza globale.

Purtroppo gli investimenti pubblici per la ricerca in Italia non sono neanche lontanamente paragonabili a quelli della realtà statunitense. La ricerca accademica italiana produce importanti risultati, che vanno doppiamente apprezzati se rapportati agli investimenti. Se alla competenza e alla passione dei nostri ricercatori si unisse anche un adeguato sistema pubblico di finanziamenti, la ricerca italiana probabilmente non sarebbe seconda a nessuno.