Miscellanea
Sabato, 16 Dicembre 2017

In corpore sano: l’attività fisica riduce il rischio di tumore

A cura di Massimo Di Maio

Una revisione sistematica della letteratura ribadisce che i numeri parlano chiaro: l’attività fisica riduce la mortalità complessiva per tumore, e in particolare l’incidenza di tumore della mammella e tumore del colon. Lo stile di vita è fondamentale.

Rezende LFMD, Sá THD, Markozannes G, et al. Physical activity and cancer: an umbrella review of the literature including 22 major anatomical sites and 770 000 cancer cases. Br J Sports Med Published Online First: 16 November 2017. doi: 10.1136/bjsports-2017-098391

Obiettivo degli autori dell'interessante lavoro pubblicato sulla rivista di medicina dello sport del gruppo BMJ era quello di realizzare una “umbrella review”, vale a dire una revisione sistematica delle evidenze disponibili in letteratura sull’associazione tra esercizio fisico e vari tipi di tumori.

La letteratura è stata identificata mediante ricerca su Medline, Embase, Cochrane Database e Web of Science.

Sono state incluse nella review 19 revisioni, che includevano complessivamente dati relativi a 22 tipi di tumore, 26 metanalisi e 541 studi originali (297 studi di coorte e 244 studi caso controllo).

Si trattava di 19 revisioni sistematiche di studi osservazionali. Pur essendo eleggibili, non sono state invece identificate revisioni sistematiche di studi randomizzati.

Sono state prese in considerazione due definizioni di attività fisica:

  • attività fisica complessiva
  • attività fisica ricreativa.

Endpoints dell’analisi erano l’incidenza e la mortalità per tumore, sia complessive che specifiche per alcune sedi di tumore.

L’associazione tra attività fisica e incidenza / mortalità è espressa come rischio relativo del gruppo con maggiore attività fisica rispetto al gruppo con la più bassa attività fisica.

L’attività fisica è risultata associata con un rischio più basso di sette tipi di tumore: colon-retto, mammella, endometrio, polmone, esofago, pancreas e meningioma.

In particolare, 8 di 26 metanalisi (pari al 31%) che hanno preso in considerazione l’attività fisica di qualunque tipo hanno documentato associazione statisticamente significativa (p<0.05) tra tale attività e l’incidenza e/o la mortalità oncologica.

Scegliendo un cut-off di significatività statistica più stringente, sono risultate significative:

  1. L’associazione tra attività fisica e la mortalità complessiva per tumore (rischio relativo 0.79, intervallo di confidenza al 95% 0.75 – 0.85);
  2. L’associazione tra attività fisica e l’incidenza di tumore del colon (rischio relativo 0.81, intervallo di confidenza al 95% 0.75 – 0.88);
  3. L’associazione tra attività fisica e l’incidenza di tumore della mammella (rischio relativo 0.87, intervallo di confidenza al 95% 0.84 – 0.90).

    L’evidenza più robusta e di qualità migliore è quindi quella disponibile:
  4. a sostegno dell’associazione tra attività fisica di tipo ricreativo e ridotta incidenza di tumore del colon;
  5. a sostegno dell’associazione tra attività fisica globale e ridotta incidenza di tumore della mammella.

L’evidenza riguardante l’associazione tra attività fisica e tumori dell’endometrio, del polmone, dell’esofago, del pancreas e del meningioma è invece caratterizzata da maggiore incertezza, da maggior rischio di bias di pubblicazione, da maggiore eterogeneità tra gli studi pubblicati.

La revisione sistematica pubblicata dalla rivista del gruppo BMJ dimostra che l’attività fisica è associata a una riduzione nel rischio di sviluppare vari tipi di tumori. In particolare, l’evidenza è particolarmente forte per colon-retto e mammella.

L’analisi presenta ovviamente numerosi limiti. Innanzitutto, la modalità di acquisizione dell’informazione sul livello di attività fisica, nonché di divisione dei pazienti in gruppi sulla base del livello di attività è molto eterogenea tra i singoli studi. Inoltre, la revisione è basata, con un approccio “umbrella” sulle pubblicazioni già esistenti sull’argomento, caratterizzate mediamente da una buona qualità metodologica, ma anche questa è necessariamente eterogenea.

Nonostante questi limiti, vale la pena di dare massimo risalto ai risultati presentati da Rezende e colleghi. E’ particolarmente importante che gli oncologi si facciano portatori, nei contesti sociali oltre che sul posto di lavoro, di messaggi legati alla rilevanza della prevenzione primaria.

Anche non volendo considerare gli altri tipi di tumore fortemente “sospetti” per essere più frequenti in chi non fa attività fisica, i dati inequivocabili a sostegno dell’associazione tra esercizio fisico e incidenza di due “big players” come il tumore del colon-retto e il tumore della mammella devono far riflettere sull’impatto epidemiologico enorme che una modifica dello stile di vita potrebbe avere nei prossimi decenni (in meglio o, paradossalmente, in peggio, se aumenterà la prevalenza di uno stile di vita sedentario).