Miscellanea
Sabato, 25 Luglio 2020

Assunzione di proteine nella dieta e mortalità per tumori: esiste un’associazione?

A cura di Massimo Di Maio

Un’importante revisione sistematica pubblicata dal British Medical Journal prova a sintetizzare l’evidenza disponibile sull’associazione tra proteine e mortalità: nessuna associazione significativa con la mortalità da cancro. Peraltro, una maggiore assunzione di proteine vegetali è associata a una ridotta mortalità per tutte le cause.

Naghshi Sina, Sadeghi Omid, Willett Walter C, Esmaillzadeh Ahmad. Dietary intake of total, animal, and plant proteins and risk of all cause, cardiovascular, and cancer mortality: systematic review and dose-response meta-analysis of prospective cohort studies. BMJ 2020; 370 :m2412

L’alimentazione è il capitolo su cui si concentra il maggior numero di fake news a proposito della salute, e in particolare dei tumori, sia in termini di associazione tra particolari alimenti o diete e rischio di insorgenza di tumori, sia in termini di associazione tra alimenti o diete e andamento di malattia nei pazienti che abbiano già sviluppato una patologia oncologica. Naturalmente, non si tratta solo di fake news, in quanto la letteratura è ricca di studi condotti in maniera metodologicamente corretta allo scopo di descrivere tali associazioni.

Studi di questo tipo hanno consentito, negli anni, di documentare il ruolo protettivo di frutta e verdura nei confronti del rischio di sviluppare alcuni tipi di tumori, nonché di documentare l’associazione tra l’eccessivo consumo di carni rosse e un incremento del rischio di sviluppare tumori del colon.
Per quanto riguarda le proteine, alcune evidenze hanno suggerito un ruolo protettivo (specialmente delle proteine di origine vegetale) in termini di riduzione della mortalità, mentre altri studi hanno suggerito un aumento del rischio (sia per patologie cardiovascolari che per tumori) in chi consuma più proteine di origine animale.

Spesso i singoli studi sono gravati da difetti metodologici: la variabilità del follow-up, la difficoltà di documentare con esattezza l’esatta composizione della dieta (anche negli studi prospettici ma soprattutto negli studi retrospettivi), i fattori confondenti che inevitabilmente complicano le analisi di questo tipo. Le revisioni sistematiche e le metanalisi aiutano quindi, anche in questo campo, a fare ordine nelle evidenze disponibili in letteratura. 

Lo studio pubblicato a luglio 2020 sul BMJ si basa su una revisione sistematica, con metanalisi, degli studi prospettici di coorte. Obiettivo dell’analisi era quello di esaminare e quantificare la relazione dose-risposta tra l’assunzione di proteine (sia totali che di origine animale che di origine vegetale), e il rischio di mortalità (per tutte le cause, per le patologie cardiovascolari, per i tumori).

Gli autori hanno eseguito una ricerca di letteratura (PubMed, Scopus, ISI Web of Science), aggiornata a dicembre 2019, prendendo in considerazione anche le eventuali referenze dei lavori selezionati. In particolare, erano eleggibili tutti gli studi prospettici di coorte che riportassero le stime di rischio di mortalità (per tutte le cause, per le patologie cardiovascolari, per i tumori) in soggetti adulti.

E’ stata quindi eseguita una metanalisi (modello a effetti random), allo scopo di calcolare il rischio relativo (con il corrispondente intervallo di confidenza al 95%) della categoria con il più elevato consumo di proteine rispetto alla categoria con il più basso consumo di proteine, tenendo conto della variabilità tra gli studi. Sono state eseguite analisi allo scopo di valutare l’associazione dose-risposta tra l’assunzione di proteine e la mortalità.

La revisione sistematica ha incluso 32 studi prospettici di coorte, dei quali 31 sono stati inseriti nella metanalisi. In un follow-up di durata compresa tra 3.5 e 32 anni, tra i 715128 partecipanti agli studi sono state registrate 113039 morti, delle quali 16429‬ morti dovute a patologia cardiovascolare e 22303‬ morti da cancro.

L’assunzione di proteine totali (di qualunque fonte) è risultata associata con un più basso rischio di mortalità per tutte le cause (effect size complessivo 0.94, intervallo di confidenza al 95% 0.89 - 0.99, P<0.001). Il dato è risultato caratterizzato da una discreta eterogeneità tra gli studi (I2=58.4%). L’analisi non ha evidenziato un’associazione significativa tra il consumo di proteine totali (e di proteine animali) e il rischio di mortalità per cause cardiovascolari e per tumore.

L’assunzione di proteine vegetali è risultata associata ad un più basso rischio di mortalità per tutte le cause (effect size complessivo 0.92, intervallo di confidenza al 95% 0.87 - 0.97, P=0.003) con una discreta eterogeneità tra gli studi (I2=57.5%) e ad un più basso rischio di mortalità per cause cardiovascolari (hazard ratio 0.88, intervallo di confidenza al 95% 0.80 - 0.96, P=0.001), con discreta eterogeneità tra gli studi (I2=63.7%). Al contrario, l’analisi non ha evidenziato associazione significativa tra il consumo di proteine vegetali e il rischio di mortalità per cancro.

L’associazione tra il consumo di proteine vegetali e la riduzione della mortalità per tutte le cause è risultata caratterizzata da una significativa associazione inversa dose-risposta (P=0.05). L’assunzione di un 3% in più di calorie da proteine vegetali al giorno è risultata associata a una riduzione del 5% del rischio di mortalità per tutte le cause.

Come ben sottolineato dagli autori nella discussione, che – al pari di molti articoli pubblicati dal BMJ – si caratterizza per un’estrema chiarezza e rigore metodologico, lo studio presenta alcuni punti di forza e alcuni punti di debolezza.

I principali punti di forza sono:

  • La grande numerosità garantita dall’inclusione di molte decine di studi di coorte, che ha consentito di stimare le associazioni, anche in termini di dose-risposta, con potenza nettamente maggiore rispetto ai singoli studi.
  • La possibilità di documentare un’associazione dose-risposta rende molto più robusta la descrizione dell’associazione tra l’assunzione di proteine e la mortalità
  • Gli studi inclusi prevedevano la raccolta prospettica di informazioni sulla dieta, così da rendere più accettabile il bias rispetto agli studi caso-controllo .

I principali punti di debolezza sono:

  • L’associazione dose-risposta non è stata analizzabile in tutti gli studi inclusi.
  • La misurazione dell’apporto di proteine veniva effettuata con strumenti di misura diversi nei vari studi.
  • L’impossibilità di correggere per tutti I possibili fattori confondenti (altri nutrienti come zuccheri e grassi, apporto complessivo di calorie, body mass index, altri stili di vita o fattori di rischio).

Sulla base dei risultati sopra descritti, gli autori concludono che un maggiore apporto di proteine totali è associato con un minor rischio di mortalità per qualsiasi causa, e in particolare che il maggior apporto di proteine di origine vegetale è associato con un rischio inferiore di mortalità per qualsiasi causa e per malattie cardiovascolari.

Non emerge un’associazione significativa dell’apporto proteico con il rischio di mortalità per cause oncologiche. Lo studio non ha portato a conclusioni significative, né in termini di un aumento del rischio per le proteine animali, né in termini di una protezione per le proteine vegetali.

In generale, gli autori suggeriscono che l’assunzione di un maggior apporto di proteine di origine vegetale (che, per lasciare inalterato l’apporto totale potrebbero sostituire parte delle proteine di origine animale) potrebbe garantire un prolungamento dell’aspettativa di vita. Questa evidenza incoraggia campagne di sensibilizzazione della popolazione a un maggiore consumo di proteine vegetali.