Miscellanea
Mercoledì, 06 Dicembre 2017

Oncologia: la gentilezza è parte della cura

A cura di Giuseppe Aprile

Gentilezza, ogni giorno. Anche in un’era dominata da fretta e atteggiamenti aggressivi. Anche in un contesto oncologico con alta complessità, elevato stress emotivo, poco tempo per l’ascolto e molto per l'amministrazione. Anche nel momento delle cure di frontiera, dell'immunoterapia, dei farmaci molecolari. Non dimentichiamoci della gentilezza.

Berry LL, et al. Role of Kindness in Cancer Care. J Oncol Pract. 2017 Nov;13(11):744-750

Come definire la gentilezza?

Gli autori, citando un articolo pubblicato sull’Huffington Post, la descrivono come “purposeful, voluntary action undertaken with sensitivity to the needs or desires of another person and actively directed toward fostering their well-being or flourishing”. Non è forse uno dei traguardi a cui mira l’oncologia (la medicina oncologica, in questo caso) per i pazienti con neoplasia?

L’inarrestabile e enorme progresso nella cura dei tumori degli ultimi 20 anni, partito da una più approfondita conoscenza biologica della malattia e passato attraverso i setacci scientifici della evidence-based medicine, ha portato allo sviluppo di nuovi farmaci, innovative metodiche chirurgiche, futuribili device e rivoluzionari modelli organizzativi. In questo contesto, tuttavia, forse ci siamo dimenticati di una parte nobile e semplice del nostro potere di cura: la gentilezza nella relazione con il paziente e il mondo che lo circonda. Una attitudine da coltivare, quella della gentilezza, talvolta mascherata dalla pressione del minutaggio assegnato alla visita - ma il taylorismo mal si adatta all’arte medica-, la burocrazia amministrativa, la pressione finanziaria.

Nella recente produzione scientifica, interrogandosi sul profondo valore etico e operativo della gentilezza nel rapporto tra oncologo e paziente, Berry et al. descrivono sei aree in cui l’arte del garbo possa essere sviluppata; per la natura della pubblicazione non esiste un disegno statistico.

Nella pubblicazione sono individuati sei momenti difefrenti, sei ambiti separati ma non mutuamente esclusivi, in cui questa attitudine può migliorare la qualità di vita del paziente oncologico.

  1. l'ascolto profondo. Ambiente confortevole, poche interruzioni, tempo adeguato. Questo è il momento in cui la gentilezza si esprime nel silenzio, il momento in cui il medico dedica tempo per comprendere le paure e i desideri dell'ammalato e dei familiari
  2. l'empatia della compassione (nell’etimologia del termine). Anche questa parte della gentilezza può essere razionalizzata in una struttura efficiente.
  3. la generosità interiore nel porsi a disposizione non solo del paziente e della famiglia, ma anche dei colleghi e del personale del comparto
  4. il prendersi cura in modo tempestivo. Comprendere quale sia il livello di stress generato dall’ansia di una telefonata per avere l’appuntamento in cui conoscere il risultato di un accertamento diagnostico o di laboratorio; riservare tempo e competenza nella spiegazione del trattamento e dei suoi effetti collaterali. Anche in questo caso, dei modelli organizzativi ad hoc possono aiutare la gentilezza.
  5. l'onestà garbata nella comunicazione. Nel dire la verità con rispetto della persona e scegliendo, di volta in volta, parole e modi adatti.
  6. il sostegno attento ai familiari e ai care-givers.

Una review interessante, che ci ricorda uno dei valori della nostra natura umana nell'esercizio della professione sanitaria declinata in oncologia.

Curioso notare come proprio dai modelli organizzativi innovativi medico-infermieristici possano essere recuperate quelle risorse fisiche e temporali necessarie per facilitare la realizzazione del progetto di gentilezza. Un'attitudine che, comunque la si voglia declinare, rimane a giudizio degli autori una importante "life vest in a sea of suffering".