Miscellanea
Giovedì, 16 Agosto 2018

Chirurgia oncologica: come scegliere l'ospedale migliore?

A cura di Giuseppe Aprile

Nell'era del comparazione digitale e social come guida di ogni scelta, uno studio nordamericano indaga quali siano i parametri che il paziente giudica importanti per decidere a quale ospedale riferirsi in caso necessiti di chirurgia oncologica.

Yang A, et al. Critical Choices: What Information Do Patients Want When Selecting a Hospital for Cancer Surgery? JOP 2018, epub ahead of print

Il facile acesso all'informazione comparativa caratterizza la scelta del 21esimo secolo, sia una indicazione per confronto disponibile sul supporto digitale che un suggerimento proveninte dai social. Questo vale per molti aspetti della vita quotidiana, sebbene nel tema della salute il paradigma si incrini e lasci spazio a fattori poco esplorati. In fondo, si tratta di una scelta che riguarda la qualità della cura, scelta che in alcuni casi diviene critica. Alle volte le informazioni disponibili (molto tecniche) non coincidono esattamente con quelle che il paziente ritiene importanti per la scelta. Nel caso si necessiti di chirurgia oncologica quali parametri sono comunemente utilizzati per la scelta dell'ospedale (e del professionista) a cui riferirsi?

Questo è il campo di analisi di un interessante indagine pubblicata sul Journal of Oncology Practice. Si tratta di una survey statunitense (studio cross-sectional) condotta via mail su un campione di circa 40.000 cittadini americani che erano stati sottoposti a chirurgia oncologica (4.700 hanno iniziato la survey; 3.330 sono state valutate). Lo studio mira a valutare l'interesse dei pazienti in avere una "lista dei topo hospitals" e a stabilire quali parametri (comparativi) il paziente ritenga determinanti nella scelta del presidio. Sono state studiate le risposte a questi interrogativi: quanto era comune in quel determinato ospedale avere complicazioni in seguito alla chirurgia; quanto era comune il decesso entro 30 giorni dall'intervento; quanto era probabile la sopravvivenza a 4 anni dall'operazione.

La maggioranza dei rispondenti aveva oltre 50 anni (70%), era prevalentemente di sesso femminile (71%) e di razza bianca (91%).

la metà dei pazienti intervistati era stato operato entro i 12 mesi precedenti, il 75% degli intervistati aveva avuto una diagnosi di neoplasia maligna nei 5 anni precedenti (tiroide, mammella, vescica, ovaio e prostata).

Il 50% circa dei pazienti ha risposto di non avere scelto l'ospedale più vicino al domicilio sebbene potesse eseguire l'intervento necessario.

Il 73% dei rispondenti ha definito probabile o molto probabile la possibuilità di scelta attraverso una lista dei migliori ospedali del Paese, sebbene questa lista sarebbe preferita dalla popolazione con meno di 50 anni (79% vs 65% negli over 70).

La maggior parte degli intervistati era soddisfatta della chirurgia ricevuta (86%), sebbene la decisione su dove procedere all'intervento fosse stata presa in oltre un terzo dei casi dal medico di riferimento.

I parametri di scelta maggiormente segnalati erano:

1) la reputazione dell'ospedale per la chirurga oncologica (55%)

2) la soddisfazione di altri pazienti (44%)

3) il volume dell'ospedale (36%)

4) la reputazione dell'ospedale in generale (33%)

5) la probabilità di complicazioni postchirurgiche (29%)

6) la probabilità di sopravvivenza a 4 anni (14%)

7) la più corta lista di attesa (14%)

8) la probabilità di mortalità postoperatoria (8%)

9) la equità di cura (6%)

Pur avendo diversi bias, lo studio sottolinea l'interesse dei pazienti nell'avere dei parametri trasparenti, equi, comparativi e facilmente accessibili per orientare la scelta dell'ospedale a cui affidarsi.

In Italia l'informazione al riguardo è scarsa e frammentaria. Il Programma Nazionale Esiti del Ministero della Salute ha un altro obiettivo; come si legge sul sito, le misure di PNE sono strumenti di valutazione a supporto di programmi di auditing clinico ed organizzativo finalizzati al miglioramento dell'efficacia e dell'equitá nel SSN. PNE infatti non produce classifiche, graduatorie, nè giudizi. Ma forse è proprio questo quello che il cittadino vorrebbe?