Miscellanea
Sabato, 06 Luglio 2019

Mucosite orale da chemio-radioterapia: il rimedio è dolce come… il miele?

A cura di Massimo Di Maio

Una metanalisi evidenzia efficacia significativa del miele sia nel prevenire che nell’alleviare la mucosite indotta dal trattamento radio-chemioterapico e chemioterapico: evidenza con molti limiti, ma il risultato è interessante. Un invito a non trascurare la ricerca sulle terapie di supporto.

Liu TM, Luo YW, Tam KW, Lin CC, Huang TW. Prophylactic and therapeutic effects of honey on radiochemotherapy-induced mucositis: a meta-analysis of randomized controlled trials. Support Care Cancer. 2019 Jul;27(7):2361-2370. doi: 10.1007/s00520-019-04722-3. Epub 2019 Mar 27. Review. PubMed PMID: 30919153.

La mucosite orale è un evento avverso comunemente associato al trattamento radioterapico, ancor più quando combinato alla chemioterapia. E’ ben noto l’impatto negativo che l’insorgere di mucosite può avere sulla qualità di vita dei pazienti.

Vari studi randomizzati hanno testato l’efficacia dell’applicazione di miele nel prevenire o nell’alleviare la mucosite indotta dal trattamento radio-chemioterapico.

Gli autori della metanalisi recentemente pubblicata da Supportive Care in Cancer hanno preso in considerazione, per la ricerca sistematica della letteratura, gli studi randomizzati pubblicati su PubMed, Embase, CINAHL e Cochrane Library.

Outcome primari erano:

  • Il grado di mucosite
  • La severità del dolore 

Outcome secondari erano:

  • Il tempo di miglioramento della tossicità
  • La qualità di vita del paziente

La ricerca ha complessivamente identificato 19 studi randomizzati eleggibili, per un totale di 1276 pazienti. Nel dettaglio, 14 studi erano dedicati a pazienti che al momento della randomizzazione non avevano ancora alcuna mucosite (quindi in un setting di profilassi), mentre 5 studi erano dedicati a pazienti che presentavano già tossicità (quindi in un setting di trattamento).  

Gli studi erano eterogenei: la maggior parte era dedicata a pazienti con neoplasie del distretto cervico-facciale, ma alcuni prevedevano l'inclusione di pazienti sottoposti al solo trattamento radioterapico , altri prevedevano l'inclusione di pazienti sottoposti a trattamento concomitante chemio-radioterapico. Gli studi differivano per il timing delle applicazioni (sciacqui) di miele diluito rispetto alla somministrazione della chemioterapia e della radioterapia, nonché per il numero quotidiano di sciacqui e per la durata complessiva del trattamento.

La metanalisi evidenzia efficacia delle applicazioni di miele sia in termini di profilassi che in termini di trattamento della mucosite orale.

In particolare, per quanto riguarda gli studi di profilassi, la somministrazione di applicazioni di miele ha dimostrato, rispetto al braccio di controllo, una riduzione significativa del rischio di sviluppare mucosite severa (rischio relativo 0.18, intervallo di confidenza al 95% 0.09 - 0.41).

Per quanto riguarda gli studi di trattamento, i pazienti trattati con il miele hanno evidenziato una significativa riduzione dell’intensità del dolore nel corso del primo mese di trattamento (differenza nella media - 3.25, intervallo di confidenza al 95% = - 4.41, - 2.09) e alla fine del trattamento (differenza nella media - 2.32, intervallo di confidenza al 95% - 4.47, - 0.18).

La metanalisi, basata sui dati di letteratura, ha evidenziato un risultato statisticamente significativo a favore dell’impiego del miele. Gli autori sottolineano l’economicità e la relativa semplicità di preparazione delle applicazioni. Da questo punto di vista, il risultato è sicuramente interessante.

Ci piace segnalare questo lavoro, non tanto per la solidità del risultato (limitato, come detto, dall’eterogeneità degli studi presi in considerazione, che differivano per criteri di selezione dei pazienti, per tipologia di trattamento chemioterapico e radioterapico, nonché per la modalità di applicazione del miele e per il trattamento adottato nel braccio di controllo), quanto per la necessità di sottolineare l’importanza degli studi condotti nel setting delle terapie di supporto.

Studi di questo tipo sono spesso penalizzati dall’assenza di supporto economico, ma i risultati sono potenzialmente importanti per migliorare la qualità di vita del paziente e la tollerabilità dei trattamenti antitumorali. Molti degli studi presi in considerazione nella metanalisi erano caratterizzati da una piccola numerosità, probabilmente attribuibile anche alle difficoltà di conduzione di sperimentazioni spontanee di questo tipo.

E’ doveroso che le società scientifiche incoraggino la conduzione di studi in questi setting, in quanto gli endpoint (riduzione dell’incidenza e della durata della tossicità, miglioramento della qualità di vita) sono di grande importanza per il miglioramento della pratica clinica.