Miscellanea
Sabato, 24 Aprile 2021

L’importanza dell’attività e dell’esercizio fisico per chi ha avuto una diagnosi di tumore: esercitiamoci a ricordarlo!

A cura di Massimo Di Maio

Una survey condotta nel Regno Unito ci ricorda che spesso ci si dimentica di raccomandare ai pazienti con una precedente storia di tumore l’appropriato livello di attività ed esercizio fisico. Eppure chi riceve istruzioni adeguate ha più chance di farlo correttamente. Ricordiamocene!

Orange, S.T., Gilbert, S.E., Brown, M.C. et al. Recall, perceptions and determinants of receiving physical activity advice amongst cancer survivors: a mixed-methods survey. Support Care Cancer (2021). https://doi.org/10.1007/s00520-021-06221-w

Numerose evidenze hanno sottolineato il beneficio dell’esercizio fisico non solo nella prevenzione di vari tipi di tumore, ma anche successivamente alla diagnosi, in particolare in pazienti trattati con intento guaritivo per una neoplasia in stadio iniziale, allo scopo di ridurre i rischi di recidiva. Di conseguenza, i consigli sull’importanza dell’esercizio fisico dovrebbero essere parte della comunicazione ricevuta da tutti i pazienti oncologici.

La survey presentata nello studio inglese pubblicato da Supportive Care in Cancer è stata condotta allo scopo di descrivere l’esperienza di pazienti oncologici a proposito dell’esercizio fisico e dei consigli ricevuti a riguardo.

Obiettivo degli autori era quello di descrivere la frequenza dei consigli ricevuti a proposito dell’esercizio fisico, nonché la tempistica di tali consigli (durante il trattamento oppure solo dopo il completamento del trattamento) e le figure professionali dalle quali i pazienti avevano ricevuto tali consigli (medico, infermiere, entrambi, altre figure). Gli autori hanno anche analizzato, basandosi sulle risposte dei pazienti, l’associazione tra l’aver ricevuto informazioni e consigli a proposito dell’importanza dell’esercizio fisico e l’effettivo ricorso all’esercizio.

La frequenza e la durata dell’esercizio aerobico e dell’esercizio di resistenza erano esplorate basandosi su una versione modificata del questionario validato Godin Leisure Time Exercise Questionnaire. L’esercizio aerobico era classificato in 3 domini di intensità (bassa, moderata e elevata). La frequenza di esercizio di intensità elevata era valutata domandando: “Considerando una settimana tipica del mese scorso, quanti giorni in media hai fatto esercizio fisico intenso (con frequenza cardiaca elevata, sudorazione), ad esempio corsa, nuoto intenso, pedalata intensa?”. Veniva anche chiesta ai rispondenti la durata dell’attività. Domande analoghe riguardavano l’attività moderata e l’attività lieve, nonché l’esercizio di resistenza.

L’attività aerobica era considerata adeguata alle linee guida per i pazienti oncologici se il paziente riportava di eseguire almeno 30 minuti di esercizio moderato o intenso, per 3 volte a settimana. Analogamente, l’attività di resistenza era considerata adeguata se il paziente riferiva di eseguire esercizi di forza / resistenza almeno 2 volte a settimana.

Ai pazienti veniva anche chiesto di riferire eventuali cambiamenti nell’attività fisica dopo la diagnosi di tumore, sia nel senso di una diminuzione che di un eventuale miglioramento.

La survey, anonima, composta di 27 domande, è stata distribuita nel 2017, in formato elettronico, a pazienti britannici con precedente diagnosi oncologica.

Dei 242 pazienti rispondenti alla survey, il 52% ha riferito di aver ricevuto istruzioni / consigli relativi all’importanza dell’attività fisica, mentre il rimanente 48% riferiva di non aver ricevuto tali consigli.
Dei pazienti che riferivano di aver ricevuto consigli sull’attività fisica, solo il 30% aveva ricevuto istruzioni specifiche sulla tipologia di attività fisica da compiere, e il 14% aveva ricevuto istruzioni per riferirsi ad un’altra fonte di informazioni, o ad un altro specialista.

Nella maggior parte dei casi, le istruzioni relative all’importanza dell’esercizio fisico sono state date solo al termine del trattamento attivo, e solo nel 19% dei casi i consigli erano stati ricevuti già durante il trattamento.

Più della metà dei pazienti rispondenti (56%) aveva espresso la necessità di maggiori informazioni.
Gli autori non hanno riscontrato associazioni significative tra la chance di aver ricevuto consigli sull’attività fisica e le principali caratteristiche socio-demografiche dei pazienti.

I pazienti che riferivano di aver ricevuto un’appropriata istruzione a proposito dell’attività fisica avevano una chance maggiore di effettuare esercizi aerobici nel rispetto delle linee guida (odds ratio [OR] 3.8, intervallo di confidenza al 95% 1.4–10.7). Analogamente, anche i pazienti con un più elevato livello di istruzione avevano una chance maggiore di eseguire esercizi aerobici corretti (OR 3.2, intervallo di confidenza al 95% 1.8–5.8). Le pazienti di sesso femminile riferivano una minore chance di compiere correttamente esercizi di resistenza rispetto ai maschi (OR 0.44, intervallo di confidenza al 95% 0.21–0.90).

Il paziente oncologico presenta spesso uno stile di vita meno salutare rispetto alla popolazione generale, e questo può essere attribuito non solo alle effettive condizioni fisiche, ma anche alle conseguenze psicologiche della precedente diagnosi. In alcuni tumori, le terapie adiuvanti (ad esempio la chemioterapia nel caso dei tumori del colon o del tumore della mammella, o la terapia ormonale nel caso del tumore della mammella) possono associarsi ad alcuni importanti effetti collaterali, che possono contribuire a ridurre la capacità di seguire uno stile di vita sano, e possono peggiorare il rischio di sviluppare altre patologie, ad esempio le patologie cardiovascolari. La letteratura fornisce anche evidenze di un effetto protettivo dell’esercizio fisico sul rischio di recidiva di malattia, per vari tipi di tumori.

Per i suddetti motivi, nei pazienti oncologici è particolarmente importante promuovere, con tutti gli strumenti possibili e da parte di tutte le figure professionali coinvolte,l’importanza di acquisire e mantenere uno stile di vita corretto. La survey pubblicata da Supportive Care in Cancer dimostra che non sempre questo avviene.

Qualche anno fa avevamo commentato su Oncotwitting uno studio danese che evidenziava come l’adeguata informazione può essere efficace anche per pazienti precedentemente pigri.
https://www.oncotwitting.it/miscellanea/l-esercizio-fisico-e-di-grande-beneficio-nei-pazienti-operati-per-tumore-non-lo-dimentichiamo

L’articolo commentato oggi ci ricorda però che non sempre i pazienti ricevono un’adeguata informazione relativa all’importanza dell’attività fisica, e quindi è un invito per i medici a ricordarsene come parte della loro gestione “completa”.

Le linee guida AIOM dedicate ai pazienti lungoviventi, nell’edizione 2020, contengono varie raccomandazioni positive forti relative all’attività fisica e all’esercizio fisico:

  • Nei pazienti lungoviventi, una regolare attività fisica dovrebbe essere presa in considerazione come prima opzione per ridurre il rischio di sequele da trattamento, migliorare la qualità di vita, la forma fisica e, probabilmente, il rischio di mortalità complessiva, mortalità cancro-specifica e ripresa di malattia.
  • Previa valutazione generale, in analogia alla popolazione generale, un programma di esercizi aerobici e di potenziamento muscolare, comprensivo di almeno 150 minuti a settimana di attività aerobica di intensità moderata o 75 minuti a settimana di intensità vigorosa o una combinazione equivalente, di 2-3 sessioni individuali non consecutive alla settimana di potenziamento muscolare che includa i maggiori gruppi muscolari ed esercizi di flessibilità muscolare 1-2 volte alla settimana, con incremento graduale sfruttando l’effetto allenante, dovrebbe essere preso in considerazione come prima opzione nei lungoviventi senza comorbidità e/o esiti.
  • La partecipazione dei pazienti lungoviventi ad attività fisica con supervisione dovrebbe essere presa in considerazione come prima opzione.