Miscellanea
Sabato, 12 Novembre 2022

L’importanza di prendersi cura di chi si prende cura…

A cura di Massimo Di Maio

Essere caregiver di un paziente oncologico può essere molto impegnativo. Una revisione sistematica della letteratura descrive la prevalenza di depressione nei caregiver, ribadendo la necessità di non sottostimare il problema e di offrire assistenza psicologica.

Bedaso A, Dejenu G, Duko B. Depression among caregivers of cancer patients: Updated systematic review and meta-analysis. Psychooncology. 2022 Nov;31(11):1809-1820. doi: 10.1002/pon.6045. Epub 2022 Oct 17. PMID: 36209385.

Anche se molti caregiver di pazienti oncologici affrontano con equilibrio il proprio ruolo, la necessità di prendersi cura di un proprio congiunto affetto da tumore può avere un importante impatto sulla vita quotidiana e sull'umore.

In molte situazioni, alcune persone si trovano a dover gestire questo ruolo da sole, senza altri supporti familiari o sociali, e questo può essere molto pesante, portando a notevole stress e disagio psicologico.

Studi epidemiologici hanno riportato un tasso più elevato di depressione (12%–59%) e ansia (30%–50%) tra i caregiver di pazienti oncologici rispetto alla popolazione generale. Una revisione sistematica con metanalisi, pubblicata nel 2018, aveva riportato una prevalenza del 42,3% di depressione e del 46,55% di ansia tra i caregiver di malati di cancro.

Dal momento che negli ultimi anni sono stati pubblicati numerosi studi sull’argomento, gli autori dell’articolo pubblicato dalla rivista Psychooncology hanno deciso di eseguire una revisione aggiornata della letteratura, allo scopo di descrivere la prevalenza di depressione nei caregiver dei pazienti oncologici, provando a descrivere l’associazione con alcune caratteristiche del caregiver (sesso) e del paziente (stadio di malattia).

Gli autori hanno ricercato i lavori disponibili su PubMed, SCOPUS, CINAHIL, Embase e PsychINFO, allo scopo di identificare gli studi che riportassero la prevalenza di depressione (misurata con strumenti diversi) nei caregiver dei pazienti oncologici.

La stima “pooled” dei valori osservati nei singoli studi è stata ottenuta mediante una metanalisi "random-effect". L’eterogeneità tra gli studi è stata misurata mediante Cochran's Q e I2, valutando l’eventuale bias di pubblicazione mediante funnel plot e test di Egger.

La ricerca di letteratura condotta dagli autori ha identificato 4375 potenziali record, dei quali sono stati selezionati come eleggibili 35 studi, con un totale di 11396 partecipanti.

Nel complesso, la prevalenza di depressione tra i caregiver dei pazienti oncologici è risultata pari al 42.08% (intervallo di confidenza al 95% 34.71% - 49.45%).

La prevalenza di depressione è risultata maggiore negli studi che adottavano un approccio trasversale "cross-sectional" per la valutazione della depressione (42%, intervallo di confidenza al 95% 31-52), rispetto agli studi che adottavano un approccio longitudinale (34%, intervallo di confidenza al 95% 18 -50).

L’incidenza di depressione è risultata maggiore tra i caregiver di sesso femminile (57.6%, intervallo di confidenza al 95% 29.5 – 81.5) rispetto ai maschi (34.4%, intervallo di confidenza al 95% 12.4 – 66.1).

Sia l’ispezione della simmetria del funnel plot sia il test di Egger non hanno documentato un bias di pubblicazione significativo.

I risultati della revisione sistematica e metanalisi sopra sintetizzata documentano che, in base ai dati riportati in letteratura, il problema della depressione nei caregiver di pazienti oncologici è forse anche maggiore di quanto atteso. Come giustamente sottolineano gli autori dell’articolo, due caregiver su cinque si rivelano positivi allo screening per la depressione.

Le conseguenze sociali di questi numeri sono tutt’altro che trascurabili.
Discutendo le limitazioni dell’analisi, gli autori sottolineano il fatto che solo alcune nazioni sono rappresentate in letteratura, e quindi la fotografia non è necessariamente fedele, specialmente per i paesi economicamente più svantaggiati, nei quali alcuni rischi di impatto negativo della malattia di un familiare possono essere anche maggiori.

Gli strumenti impiegati per lo screening della depressione erano eterogenei tra gli studi, e questo può contribuire all’elevata eterogeneità dei risultati osservati.

Inoltre, dal momento che la maggior parte degli studi prevedeva una valutazione trasversale (cross-sectional) della depressione, con un’analisi una tantum in momenti diversi del percorso di malattia, i numeri osservati non sono fedeli rispetto all’evoluzione del problema durante il suddetto percorso: solo una minoranza degli studi prevedeva una valutazione longitudinale dei caregiver in più momenti.

Negli anni recenti, sia AIOM che Fondazione AIOM hanno dedicato attenzione ai caregiver in ambito oncologico, ribadendo l’importanza di “prendersi cura di chi si prende cura”. Nel 2017 veniva pubblicato un quaderno per i caregiver in oncologia, con una serie di consigli importanti; è possibile scaricarlo a questo link: http://media.aiom.it/userfiles/files/doc/AIOM-Fondazione/2017_Quaderno_Caregiver.pdf