Miscellanea
Giovedì, 13 Ottobre 2016

Melanoma: 30% di guarigioni in più con l'immunoterapia!

A cura di Giuseppe Aprile

Melanoma: 10.000 casi all'anno in Italia. Pubblicato il primo dato del beneficio dell'ipilimumab per il paziente radicalmente resecato (stadio III): il tasso di sopravvivenza senza ricaduta a 5 anni passa dal 30% al 40%. E queste sono vite salvate.

Eggermont AMM, et al. Prolonged Survival in Stage III Melanoma with Ipilimumab Adjuvant Therapy. N Engl J Med 2016; epub ahead of print Oct 7th.

Il melanoma maligno rimane una malattia aggressiva, con un alto tasso di recidiva se diagnosticato in stadio III, sebbene la prognosi possa variare molto tra stadio IIIA e IIIC. Per anni dibattuto il vantaggio del trattamento adiuvante con interferone (o peg-interferone) nel melanoma, tanto che il braccio di controllo scelto nello studio recentemente pubblicato era placebo. Una metanalisi presentata all'ASCO del 2007 sui dati individuali di oltre 6000 pazienti trattati con interferone in setting adiuvante dimostrava un vantaggio assoluto in sopravvivenza del 3% circa, probabilmente limitato ai casi con melanoma ulcerato.

I ricercatori presentano i risultati del trial di fase 3 randomizzato sponsorizzato dall'EORTC (EORTC 18071) condotto in circa 100 centri in 19 differenti paesi, che ha testato l'efficacia di ipilimumab, inibitore di CTLA4 i cui dati pionieristici di efficacia nel setting metastatico sono ben noti (Hodi S, et al. N Engl J Med 2010)

I principali criteri di eleggibilità nella sperimentazione clinica erano: età maggiore 18 anni; conferma istologica del melanoma in stadio III; linfadenectomia radicale condotta entro 12 settimane dalla randomizzazione; ECOG PS superiore a 1; LDH superiore a due volte il valore superiore di norma; presenza di una malattia autoimmune o utilizzo sistemico di cortisonici.

I pazienti erano randomizzati a placebo ovvero al trattamento con ipilimumab somministrato alla dose di 10 mg/kg ogni tre settimane per 4 dosi consecutive e quindi ogni 3 mesi (fino ad un massimo di tre anni) in dipendenza della tolleranza o della recidiva di malattia. Endpoint primario dello studio era la recurrence free survival (RFS); importanti endpoint secondari erano la sopravvivenza overall (OS), la safety e la qualità di vita.

 

In circa 3 anni (estate 2008-estate 2011) 951 pazienti sono stati randomizzati a placebo o trattamento attivo con ipilimumab; i dati sono ora pubblicati dopo un un follow-up mediano di oltre 5.3 anni.

L'età mediana dei pazienti inclusi nella sperimentazione era di poco superiore ai 50 anni, e solo il 17.5% dei pazienti ne aveva oltre 65. Distribuzione per stadio patologico, numero di linfonodi positivi e presenza di ulcerazione erano ben bilanciati tra i bracci di trattamento.

RFS a 5 anni (endpoint primario dello studio): 41% vs 30% (HR 0.76, 95%CI 0.64-0.89, p<0.001) a favore del trattamento con ipilimumab

OS a 5 anni: 65% vs 54% (HR 0.72, 95%CI 0.58-0.88, p<0.001). Nella analisi di sottogruppo si osservava come il vantaggio fosse particolarmente importante per pazienti con melanoma in stadio IIIC e oltre 4 linfonodi positivi.

Eventi avversi di grado severo erano raddoppiati nel braccio di trattamento con l'immunoterapico (54% vs 26%), in particolare si segnala un importante incremento degli effetti collaterali immuno-relati (rash, diarrea, colite, ipofisite, incremento del valore di transaminasi) e un 1% di morti tossiche.

Lo studio dimostra un convincente beneficio per l'utilizzo di ipilimumab in setting adiuvante, dove tale vantaggio si traduce in un consistente numero di vite salvate. Tale vantaggio, tuttavia va bilanciato con la frequenza degli effetti collaterali (in particolare l'intensità i quelli immunomediati) e con il costo sociale ed economico della terapia condotta per un prolungato periodo. Un trial ongoing (ECOG 1609) chiarirà il vantaggio del nuovo immunoterapico vs interferone.

Un sincero tributo ai molti clinici italiani coautori del manoscritto: questa è ricerca di alto valore.