Miscellanea
Sabato, 10 Settembre 2022

Nel mondo aumenta l’incidenza dei tumori nelle persone giovani

A cura di Massimo Di Maio

Uno studio pubblicato a settembre 2022 da Nature Reviews Clinical Oncology passa in rassegna le evidenze relative all’aumento dell’incidenza dei tumori nei pazienti di età inferiore a 50 anni, provando a discuterne le possibili motivazioni.

Tomotaka Ugai, Naoko Sasamoto, Hwa-Young Lee, Mariko Ando, Mingyang Song, Rulla M. Tamimi, Ichiro Kawachi, Peter T. Campbell, Edward L. Giovannucci, Elisabete Weiderpass, Timothy R. Rebbeck, Shuji Ogino. Is early-onset cancer an emerging global epidemic? Current evidence and future implications. Nature Reviews Clinical Oncology, 2022; DOI: 10.1038/s41571-022-00672-8

Negli ultimi decenni, l’incidenza di tumori nei soggetti giovani (adottando convenzionalmente un cutoff di 50 anni di età) è andata via via aumentando. Purtroppo non si tratta solo del “feeling” di chi si occupa della diagnosi e del trattamento dei tumori nella pratica clinica e si trova più spesso davanti pazienti giovani, ma il dato è supportato da evidenze epidemiologiche.

Le implicazioni sociali di questo fenomeno sono naturalmente molto rilevanti, in quanto si tratta di soggetti potenzialmente nel pieno dell’età lavorativa, spesso con figli piccoli. Anche in caso di guarigione, queste persone possono soffrire, anche a medio-lungo termine, delle sequele della malattia e dei trattamenti.

Nell’ambito della letteratura che descrive e prova a spiegare il trend di incremento dell’incidenza dei tumori in soggetti giovani, si inserisce un autorevole articolo pubblicato a settembre 2022 sulle pagine di Nature Reviews Clinical Oncology. Lo studio è stato condotto da ricercatori britannici del Brigham and Women's Hospital.

Gli autori dello studio hanno preso in considerazione I dati epidemiologici globali che descrivono l’incidenza dei differenti tipi di cancro. Nel dettaglio, avevano a disposizione i dati relativi a 44 paesi. Peraltro, l’obiettivo dell’articolo non è solo quello di “fotografare” il fenomeno, ma anche quello di provare a discuterne le cause. A questo scopo, gli autori hanno anche analizzato la letteratura relativa all’esposizione a possibili fattori di rischio in età precoce, nella popolazione generale. Infine, gli autori hanno analizzato la letteratura relativa alle caratteristiche cliniche e biologiche dei tumori insorgenti in pazienti giovani, rispetto ai soggetti di età superiore a 50 anni.

Nel periodo intercorso tra il 2000 e il 2012, l’incidenza di 14 tipi di tumore è aumentata nei soggetti di età inferiore a 50 anni.

I dati consultabili nell’articolo descrivono un incremento rilevante dell’incidenza dei tumori nei soggetti giovani, e questo incremento è evidente in particolare per I tumori della mammella, i tumori del colon, i tumori dell’esofago, i tumori del rene, del fegato e del pancreas, solo per citare quelli più rilevanti.

L’incremento non è esclusivo degli anni più recenti, ma è evidente a partire dagli anni ’90 del secolo scorso.

Commentando i dati sintetizzati nell’articolo, gli autori sottolineano di aver osservato quello che è definito “effetto di coorte della nascita”. In altre parole, dividendo le persone in gruppi sulla base del periodo di nascita (ad esempio, decade dopo decade), i soggetti nati nelle decadi più recenti presentano un rischio più elevato di sviluppare un tumore nel corso della vita. Probabilmente, considerano gli autori, questo incremento è dovuto ad una esposizione precoce a fattori cancerogeni. E’ evidente un trend nel tempo, nel senso che, ad esempio, i soggetti nati negli anni ’60 presentano un rischio di sviluppare un tumore in età giovane maggiore rispetto ai soggetti nati negli anni ’50, ed è atteso un andamento in crescita per le coorti successive.

Il termine “exposome” (esposoma) indica l’insieme dei possibili fattori di rischio a cui si è esposti. L’esposoma in giovane età, comprendendo la dieta, lo stile di vita, il peso corporeo, l’esposizione a sostanze ambientali, il microbioma) è stato soggetto a notevoli cambiamenti nel corso dei decenni. Sulla base di questa considerazione, gli autori ipotizzano che le modifiche nella prevalenza della dieta occidentale e di uno stile di vita diverso rispetto ai decenni precedenti possa aver contribuito, almeno per una frazione della quota incrementale, all’aumento dell’incidenza dei tumori nei soggetti giovani.

Un possibile bias, ovviamente, è quello legato al miglioramento delle tecniche diagnostiche, alla diffusione di programmi di screening, che potrebbero determinare un aumento e una anticipazione delle diagnosi. E’ poco realistico, peraltro, che questo giustifichi l’incremento osservato per i numerosi tipi di tumore presi in considerazione.

E’ opportuno elencare, tra i possibili fattori di rischio, il consumo di alcol, la modifica nelle abitudini di ritmo sonno / veglia che in molti casi comportano una vera e propria deprivazione di sonno, naturalmente il fumo, l’obesità e Il sovrappeso, la tipologia di alimenti inclusi nella dieta. A proposito del sonno (elemento spesso trascurato nella discussione dei fattori di rischio), gli autori sottolineano che, mentre negli adulti le abitudini di sonno non risultano sostanzialmente modificate negli scorsi decenni, la durata del sonno nei bambini e negli adolescenti è drasticamente diminuita rispetto al passato.

Per quanto riguarda poi la composizione della dieta e lo stile di vita, gli autori sottolineano l’incremento, rispetto a decenni fa, di bevande zuccherine, di uno stile di vita sedentario, del consumo di bevande alcoliche. Non è chiarissimo quanto questo abbia determinato una modifica anche nella composizione del microbioma.
Ben 8 dei 14 tipi di tumore la cui incidenza è in incremento sono tumori del tratto gastrointestinale. Questa semplice considerazione spinge gli autori a non trascurare la potenziale importanza della dieta e della modifica del microbioma intestinale.

Gli autori riconoscono, tra I limiti dello studio, la debolezza di dati relativi ai paesi a reddito più basso, rispetto ai paesi più sviluppati. Questa limitazione potrebbe essere affrontata progettando collaborazioni internazionali anche prospettiche, allo scopo di analizzare in maniera più sensibile l’associazione tra fattori di rischio e incidenza, studiando prospetticamente le caratteristiche dei soggetti nel tempo.

Naturalmente,studi prospettici richiedono un tempo necessariamente lungo, ma rappresenterebbero una miniera di informazioni per rispondere a molti dei quesiti e dei dubbi sollevati dai dati attualmente disponibili in letteratura.