Miscellanea
Martedì, 02 Giugno 2020

Pubblicata su Lancet la più ampia casistica su COVID-19 in pazienti oncologici

A cura di Fabio Puglisi

Quale decorso clinico si prospetta ai pazienti oncologici che si ammalano di COVID-19? Per rispondere, la prestigiosa rivista Lancet propone un’analisi della più ampia casistica ad oggi pubblicata, comprendente più di 900 pazienti.

Kuderer NM, et al. Clinical impact of COVID-19 on patients with cancer (CCC19): a cohort study. Lancet 2020 (Published online, doi.org/10.1016/S0140-6736(20)31187-9)

 

 

Uno studio di coorte ha raccolto i dati di pazienti con malattia tumorale attiva o con precedente diagnosi di tumore, di età superiore ai 18 anni, e con diagnosi confermata di infezione da severe acute respiratory syndrome coronavirus 2 (SARS-CoV-2).
La casistica comprende pazienti provenienti da USA, Canada e Spagna.
I dati, raccolti tra il 17 marso e il 16 aprile 2020, includevano le seguenti informazioni: condizioni cliniche basali, trattamenti ricevuti, diagnosi tumorale ed eventuale trattamento corrispondente, decorso clinico della malattia COVID-19.
L’endpoint primario dello studio era la mortalità da tutte le cause entro 30 giorni dalla diagnosi di COVID-19.
L’associazione tra i possibili determinanti e l’outcome è stata testata mediante analisi di regressione logistica, parzialmente aggiustate per età, sesso, stato di fumatore e obesità.

Dall’analisi di regressione logistica, i fattori indipendenti associati con un rischio aumentato di mortalità a 30 giorni sono risultati i seguenti:

  • Età (per ogni incremento di 10 anni; odds ratio parzialmente aggiustato 1.84, 95%IC 1.53–2.21);
  • Sesso maschile (1.63, 1.07–2.48);
  • Stato di fumatore (storia di fumo vs non aver mai fumato: 1.60, 1.03–2.47);
  • Numero di patologie concomitanti (2 vs nessuna: 4.50, 1.33–15.28);
  • ECOG performance status (2 vs 0-1: 3.89, 2.11–7.18);
  • Malattia tumorale attiva (in progressione vs in remissione: 5.20, 2.77–9.77);
  • Trattamento con azitromicina e idrossiclorochina (vs trattamento con nessuno dei due agenti: 2.93, 1.79–4.79; per questa associazione non possono essere esclusi fattori confondenti).

Inoltre, confrontati con i residenti del Nord Est degli Stati Uniti, i residenti del Canada (0.24, 0.07–0.84) o degli Stati Uniti occidentali (0.50, 0.28–0.90) hanno presentato un minor rischio di morte a 30 giorni.
La razza, l’etnicità, l’obesità, il tipo di patologia tumorale, il tipo di terapia antitumorale, la storia di chirurgia recente non sono risultati associati al rischio di morte.

Lo studio identifica i principali fattori di rischio di morte in pazienti oncologici che hanno sviluppato la malattia COVID-19 dopo essersi infettati con il SARS-CoV-2.

Associazioni significative con la mortalità per tutte le cause a 30 giorni sono state identificate per diversi fattori, distinti in generali e cancro-specifici.

  • Generali: età, sesso maschile, storia di fumo, numero di comorbidità, esposizione a trattamento con azitromicina e idrossiclorochina;
  • Cancro-specifici: ECOG PS 2, malattia tumorale attiva (misurabile).

L’associazione tra mortalità e il trattamento con azitromicina e idrossiclorochina non può essere considerata affidabile, a causa del disegno non randomizzato dello studio che non aggiusta per la possibile interferenza di fattori confondenti (ad esempio, il trattamento con azitromicina e idrossiclorochina potrebbe essere stato effettuato in pazienti più gravi e, quindi, a più alto rischio di morte).

Fra le altre note di cautela:

  • L’assenza di un preciso tempo di registrazione degli eventi diagnostici, terapeutici e di outcome;
  • Rischio di selection bias dal momento che i pazienti testati sono per lo più sintomatici e le soglie per il test sono generalmente più basse in ospedale rispetto a quanto avviene per la medicina di comunità (meno rappresentata in questa coorte che, di conseguenza, potrebbe vedere una maggiore concentrazione di casi severi di COVID-19); 
  • Ridotta capacità di aggiustare, in analisi multivariata, per tutti i potenziali fattori prognostici, a causa del basso numero di eventi.
  • Assenza di confronto con pazienti oncologici senza COVID-19 e con pazienti non oncologici con COVID-19 (un’analisi di questo tipo contestualizzerebbe meglio i risultati).

Lo studio aggiunge evidenza rispetto a quanto noto per la popolazione generale, dove età e sesso rappresentano i principali fattori di rischio per la mortalità da COVID-19.
I risultati, sebbene non siano ancora conclusivi richiedendo periodi di follow-up più lunghi, hanno implicazioni molto rilevanti per le scelte riguardo ai trattamenti specifici in pazienti oncologici che si ammalano di COVID-19.