Miscellanea
Giovedì, 01 Dicembre 2016

Sniffa che ti passa

A cura di Giuseppe Aprile

Un interessante studio osservazionale italiano riporta i dati sulle dinamiche del breakthroug pain nei pazienti oncologici e sulla terapia che appare più efficace nel controllarlo. Ecco i risultati per i primi 1.500 soggetti intervistati. 

Mercadante S, et al. Breakthrough Cancer Pain: Preliminary Data of The Italian Oncologic Pain Multisetting Multicentric Survey (IOPS-MS). Adv Ther 2016 epub 21 Nov.

Sebbene il fenomeno dolore colpisca circa il 70% dei pazienti oncologici, è spesso ben controllato dall’appropriato utilizzo delle terapie antalgiche disponibili. Rimane invece un problema il breakthrough pain (BTP), un dolore di elevata intensità che può essere incidente (predicibile o non predicibile), idiopatico o manifestarsi al termine dell’ efficacia della precedente dose analgesica. Tale tipologia d dolore impatta negativamente sulla qualità della vita e causa distress economico, psicologico e finanziario.

Dopo una prima esperienza pubblicata l’anno scorso (Mercadante S, et al. Clin J Pain 2015), il gruppo IOPS (Italian Onologic Pain multiSetting) presenta i primi dati su un’enorme raccolta dati di pazienti oncologici con breakthrough pain (circa 4.000 soggetti intervistati) provenienti da 32 differenti centri.

Il principale criterio di inclusione prevedeva presenza di dolore cronico di fondo fino a NRS 4 con simultanei episodi di breakthrough con intensità da 5 in su se chiaramente distinti dal dolore di fondo: se da un lato il criterio ha il pregio di focalizzarsi su un preciso setting di pazienti, dall’altro esso presenta una fragilità in quanto una valutazione antalgica di solo 1 punto differente modifica l’inclusione.

La diagnosi di BTP era posta con criteri ben standardizzati; l’analisi statistica è stata prevalentemente descrittiva.

I pazienti riportavano 2.5+1.6 episodi di BTP al giorno, con una intensità media di 7.5+1.4 e una durata media di 43+40 minuti.

Le caratteristiche erano puramente nocicettive nel 33% dei casi, esclusivamente neuropatiche nel 6% e miste nel 60% dei pazienti.

Nella maggioranza dei casi (65% circa) il dolore non era predicibile e nel 71% dei pazienti a insorgenza molto rapida (tempo di insorgenza inferiore a 10 minuti).

Il controllo antalgico con oppioidi, utilizzato in circa 85% dei pazienti, permetteva un buon controllo del fenomeno, soprattutto se l’azione era rapida. Il tempo medio al raggiungimento del controllo antalgico era 17+14 minuti e significativamente più rapido usando morfina ev (p=0.012), fentanile spray nasale (p=0.012) o fentanile pectina spray nasale (p=0.012), il cui uso era anche associato a una maggiore soddisfazione del paziente (p=0.0002; Molteni era lo sponsor dello studio).

Si sottolinea come fosse molto basso il numero di effetti collaterali attribuiti al trattamento con oppioidi per controllare il BTP: circa 4%.

Sebbene ancora preliminari, i dati dello studio portano luce sulle caratteristiche del breakthrough pain e suggeriscono come una terapia antalgica ad hoc rapidamente efficace possa significativamente migliorare la soddisfazione del paziente. No pain, yes gain.

Ringrazio Stefano Moroso, oncologo e co-autore del lavoro scientifico, per i suggerimenti di alto valore.