Miscellanea
Martedì, 04 Aprile 2023

Tra le cose che potremmo aver imparato dalla pandemia COVID-19

A cura di Fabio Puglisi

La neutropenia febbrile (NF) si verifica fino al 30% dei pazienti oncologici sottoposti a chemioterapia. Solo nel 50% dei casi di NF vengono identificati degli agenti causali, ma tutti i pazienti con NF ricevono antibioticoterapia empirica.
Durante la pandemia di COVID-19, sono stati istituiti interventi non farmacologici per limitare la trasmissione dell’infezione da SARS-CoV-2 ed è stato presto evidente che gli stessi interventi erano anche associati a tassi ridotti di infezione dai comuni virus respiratori stagionali.
Uno studio di coorte ha valutato se tali strategie di mitigazione possano anche essere associate a tassi ridotti di NF, analizzando i tassi di ricoveri associati a NF e l’uso ambulatoriale di antibiotici tra i pazienti oncologici che stavano ricevendo chemioterapia.

Baus CJ, et al. Neutropenic Fever-Associated Admissions Among Patients With Solid Tumors Receiving Chemotherapy During the COVID-19 Pandemic. JAMA Netw Open 2023;6(3):e234881. 

Uno studio di coorte retrospettivo monocentrico, condotto nel Wisconsin (US), ha confrontato i tassi di ospedalizzazione e l’uso ambulatoriale di antibiotici prima della pandemia di COVID-19 (da settembre 2018 a febbraio 2020) rispetto al periodo di pandemia COVID-19 (da marzo 2020 ad agosto 2021). La casistica era composta da soggetti adulti con diagnosi di tumore solido sottoposti chemioterapia con alto rischio di NF. Erano esclusi pazienti con patologia ematologica. 
Utilizzando il Fascicolo Sanitario Elettronico, sono stati raccolti i dati sulle prescrizioni antimicrobiche ambulatoriali, i dati demografici e dettagli sulla diagnosi oncologica e sulla chemioterapia somministrata.
Le analisi sono state effettuate mediante i test di Pearson χ2 e il t-test, in base al tipo di variabile (categorica vs. continua).

Lo studio ha esaminato:
3966 pazienti ricoverati in epoca precedente alla pandemia COVID-19
- età media, 59.25 anni (range, 19-90 anni)
- 50 pazienti ricoverati per NF
- 29 uomini (58%)
4317 pazienti ricoverati durante la pandemia COVID-19 
- età media, 52.11 anni (range, 28-76 anni)
- 27 pazienti ricoverati per NF
- 7 uomini (25,93%). 
 
La dimensione media del censimento dell'ospedale per il servizio oncologica non è diminuita durante il periodo di studio. I pazienti ricoverati durante il COVID-19 avevano maggiori probabilità di essere di sesso femminile ed erano più giovani di quelli ricoverati prima del COVID-19. Non è stata rilevata alcuna differenza tra i due gruppi in termini di malattia metastatica, numero di cicli di chemioterapia o giorni trascorsi dalla chemioterapia, profilassi con G-CSF (fattore stimolante le colonie di granulociti).
 
Prima della pandemia COVID-19, il tasso di ricoveri associati a NF tra i pazienti a rischio era stato dell’1.26% (50 pazienti su 3966). Durante il periodo COVID-19, questo tasso è sceso allo 0.63% (27 su 4317 pazienti). Non è emersa alcuna differenza significativa nel tasso di ricoveri da NF tra l'inizio della pandemia (da marzo 2020 a settembre 2020, 18 casi NF su 504 ricoveri [3.6%]) e il secondo periodo di pandemia (da ottobre 2020 a marzo 2021, 13 casi NF su 484 ricoveri [2.7%]). 
L'uso di antimicrobici non è stato significativamente diverso tra il periodo prima della pandemia e quello in corso di pandemia. 
Vi è stata, invece, una diminuzione dei test per virus respiratori positivi (20% prima della pandemia vs 7.6% durante la pandemia di COVID-19), senza alcun aumento del numero di test eseguiti.
La quantità di antibiotici orali ambulatoriali per il trattamento NF non è cambiata durante il periodo di studio, con un tasso di pazienti trattati < 5% in ciascun periodo.

Tra i pazienti con tumori solidi sottoposti a chemioterapia con rischio aumentato di neutropenia, si è verificata una significativa riduzione dei tassi di ricovero associati a neutropenia febbrile durante la pandemia di COVID-19. 
 
L'uso di antimicrobici e la profilassi con G-CSF sono rimasti invariati tra i periodi di studio (pre-pandemia vs. in corso di pandemia). Pertanto, è presumibile che la riduzione dei ricoveri associati a neutropenia febbrile sia da attribuibire all'uso di misure non farmacologiche per limitare la trasmissione dell’infezione. 
Ne consegue che tali attenzioni (uso di dispositivi di protezione individuale, lavaggio delle mani, limitazione dell’esposizione a situazioni di aumentato rischio di contagio) possano risultare utili in pazienti sottoposti a chemioterapia con rischio aumentato di neutropenia. 
 
Nell’analizzare i risultati di questo studio di coorte, va sottolineato il limite di non poter verificare con precisioni i cambiamenti nel comportamento in risposta alla pandemia COVID-19 (ad esempio, maggiore consapevolezza dei sintomi della malattia, maggiore ricorso ai test e all’isolamento, più puntuale segnalazione dei sintomi), così come il cambiamento nella consulenza ai pazienti durante lo stesso periodo. Studi futuri dovrebbero analizzare se tali interventi non farmacologici, applicati al momento della neutropenia da chemioterapia, si traducano in un rischio ridotto di neutropenia febbrile.