Patologia gastrointestinale
Sabato, 22 Agosto 2020

3 chemioterapici o 2 con il bevacizumab? Scegliere il massimo subito premia!

A cura di Massimo Di Maio

Una metanalisi basata sui dati individuali evidenzia un chiaro beneficio in sopravvivenza per FOLFOXIRI + bevacizumab vs una chemio a 2 farmaci + bevacizumab come prima linea di terapia del tumore del colon-retto avanzato.

Cremolini C, Antoniotti C, Stein A, Bendell J, Gruenberger T, Rossini D, Masi G, Ongaro E, Hurwitz H, Falcone A, Schmoll HJ, Di Maio M. Individual Patient Data Meta-Analysis of FOLFOXIRI Plus Bevacizumab Versus Doublets Plus  Bevacizumab as Initial Therapy of Unresectable Metastatic Colorectal Cancer. J Clin Oncol. 2020 Aug 20:JCO2001225. doi: 10.1200/JCO.20.01225. Epub ahead of print. PMID: 32816630.

Negli ultimi anni, vari studi randomizzati hanno confrontato una cosiddetta “tripletta” di chemioterapia (FOLFOXIRI) in combinazione con l’antiangiogenico bevacizumab, rispetto ad una “doppietta” di chemioterapia (FOLFOX o FOLFIRI) + bevacizumab, come trattamento di prima linea dei pazienti affetti da carcinoma del colon-retto avanzato.

I singoli studi avevano obiettivi primari diversi dalla sopravvivenza globale. Allo scopo di descrivere il confronto tra le 2 strategie terapeutiche in sopravvivenza globale con una potenza maggiore rispetto ai singoli studi, e per provare a esplorare eventuali differenze di efficacia a seconda delle caratteristiche cliniche e molecolari dei pazienti, è stata disegnata una metanalisi basata sui dati individuali dei pazienti inseriti negli studi.

Nel dettaglio, la metanalisi è stata realizzata raccogliendo i dati di tutti i 5 studi randomizzati condotti sul quesito:

  • CHARTA (ClinicalTrials.gov identifier: NCT01321957);
  • OLIVIA (ClinicalTrials.gov identifier: NCT00778102);
  • STEAM (ClinicalTrials.gov identifier: NCT01765582);
  • TRIBE (ClinicalTrials.gov identifier: NCT00719797);
  • TRIBE2 (ClinicalTrials.gov identifier: NCT02339116).

Endpoint primario dell’analisi era la sopravvivenza globale (overall survival, OS).

Endpoint secondari erano la sopravvivenza libera da progressione (progression-free survival, PFS), la proporzione di risposte obiettive (objective response rate, ORR), la proporzione di resezione chirurgica R0, la tossicità severa (gradi 3-4).

Sono state condotte analisi di sottogruppo sulla base delle principali caratteristiche cliniche e molecolari.

Complessivamente, sono stati analizzati 1697 pazienti randomizzati, dei quali 846 assegnati al trattamento con FOLFOXIRI + bevacizumab e 851 assegnati al trattamento con una doppietta + bevacizumab.

La maggior parte (78%) dei pazienti avevano, al momento dell’inizio del trattamento, un performance status ottimale (ECOG 0), con un’età mediana di 61 anni. Oltre il 90% dei pazienti non aveva ricevuto una precedente chemioterapia adiuvante (d’altra parte l’85% dei pazienti presentava una malattia metastatica sincrona). Circa due terzi dei pazienti avevano una malattia con mutazione di RAS, e circa l’8-9% una mutazione di BRAF, mentre i pazienti wildtype per RAS e BRAF erano poco più di un quarto.

Dopo un follow-up mediano di circa 40 mesi, l’analisi di sopravvivenza globale ha evidenziato una OS significativamente migliore per i pazienti assegnati al trattamento con FOLFOXIRI + bevacizumab (mediana 28.9 mesi vs 24.5 mesi, hazard ratio 0.81; intervallo di confidenza al 95% 0.72 - 0.91; p < 0.001), in assenza di significativa eterogeneità tra gli studi (p = 0.39; I2 = 2%).

A 5 anni dalla randomizzazione, la probabilità di essere in vita è risultata pari al 22.3% con FOLFOXIRI + bevacizumab rispetto a 10.7% con la chemioterapia a 2 farmaci (p<0.001).

L’analisi di sottogruppo non ha evidenziato interazioni significative, in termini di sopravvivenza globale, tra il braccio di trattamento e le caratteristiche studiate (ECOG performance status, sesso, età, malattia metastatica solo epatica o in altre sedi, malattia sincrona / metacrona, precedente adiuvante, resezione del primitivo, sede del tumore primitivo (destra vs sinistra), presenza di mutazioni di RAS / BRAF).

Anche se non è stata dimostrata un’interazione statisticamente significativa, il trattamento con la tripletta non ha dimostrato una sopravvivenza migliore alla combinazione a 2 farmaci nei pazienti che avevano già ricevuto una chemioterapia adiuvante con oxaliplatino.

I pazienti assegnati al trattamento con FOLFOXIRI + bevacizumab hanno presentato un outcome significativamente migliore anche in termini di PFS (mediana pari a 12.2 mesi vs 9.9 mesi, Hazard Ratio 0.74; intervallo di confidenza al 95% 0.67 to 0.82; p < 0.001), in termini di risposte obiettive (64.5% vs 53.6%; p < 0.001), proporzione di pazienti sottoposti a chirurgia R0 (16.4% vs 11.8%; p = 0.007).

E’ stata anche condotta un’analisi esploratoria per descrivere l’outcome in base alla eventuale chirurgia con intento radicale realizzata dopo la chemioterapia. La tripletta risulta associata ad una migliore sopravvivenza globale sia nei pazienti sottoposti a resezione R0 (sopravvivenza mediana 64.0 mesi rispetto a 52.6 mesi, Hazard Ratio 0.79; intervallo di confidenza al 95% 0.50 - 1.24), sia nei pazienti NON sottoposti a resezione R0 (sopravvivenza mediana 25.7 mesi vs 22.3 mesi, Hazard Ratio 0.84; intervallo di confidenza al 95% 0.74 - 0.95).

 I pazienti assegnati al trattamento con FOLFOXIRI + bevacizumab, rispetto ai pazienti trattati con chemioterapia a 2 farmaci, hanno presentato tossicità significativamente superiore, in termini di neutropenia di grado 3-4 (45.8% vs 21.5%; p < 0.001), neutropenia febbrile (6.3% vs 3.7%; p = 0.019) e diarrea di grado 3-4 (17.8% vs 8.4%; p < 0.001).

I risultati della metanalisi, che sintetizza tutta l’evidenza randomizzata disponibile sul confronto tra FOLFOXIRI + bevacizumab e una combinazione a 2 farmaci + bevacizumab come trattamento di prima linea dei pazienti con tumore del colon-retto avanzato, documentano un vantaggio significativo sul piano statistico e sul piano clinico a favore della “tripletta”.

Il trattamento con la “tripletta”, più tossico, migliora la sopravvivenza libera da progressione, nonché la proporzione di risposte obiettive e la chance di essere sottoposti a resezione oncologicamente radicale della malattia.

Prima della conduzione della metanalisi, sulla base dell’analisi di sottogruppo di singoli studi, si era frequentemente enfatizzata la possibile preferenza per la tripletta + bevacizumab nei casi con mutazione di BRAF. L’analisi di sottogruppo condotta nella metanalisi sui casi BRAF non ha confermato questo dato.

Uno dei valori aggiunti delle metanalisi per dati individuali, rispetto alla metanalisi basata su dati di letteratura, è la possibilità di condurre analisi esploratorie di sottogruppo, allo scopo di provare a identificare quali pazienti si beneficiano maggiormente (o al contrario sembrano non beneficiarsi) del trattamento più tossico, nell’ottica di poterlo riservare solo ad alcuni pazienti e risparmiarlo ad altri. Naturalmente, queste analisi presentano degli ovvi limiti legati alla numerosità limitata di molti sottogruppi, e al fatto che la potenza del test di interazione è inevitabilmente limitata: un test non significativo non certifica che il trattamento garantisce la stessa efficacia indipendentemente dalle caratteristiche dei pazienti, ma che, con i numeri a disposizione, non si è evidenziata una differenza significativa in efficacia tra un sottogruppo e l’altro.

In sintesi, i punti fondamentali della metanalisi sono:

- In pazienti con carcinoma del colon-retto avanzato candidati a chemioterapia + bevacizumab come trattamento di prima linea, giudicati eleggibili a un trattamento con 3 farmaci chemioterapici, la tripletta si associa a un vantaggio in sopravvivenza globale statisticamente significativo e clinicamente rilevante.

- Il vantaggio in sopravvivenza globale dimostra che l’impiego della tripletta come trattamento di prima linea non “pregiudica” il trattamento dopo la progressione di malattia, nel senso che il vantaggio ottenuto all’inizio (in termini di risposte obiettive e di sopravvivenza libera da progressione) si traduce anche in un vantaggio “a lungo termine” in sopravvivenza.

- Ovviamente la proposta terapeutica deve prevedere una discussione della tossicità, che si conferma maggiore con lo schema più “aggressivo”. Questo è un punto molto importante per la comunicazione tra il medico e il paziente. Purtroppo quasi tutti gli studi eleggibili per la metanalisi non prevedevano una valutazione della qualità di vita e questo aspetto rimane “trascurato” dalla metanalisi.

- La tabella delle caratteristiche basali dei pazienti consente subito di notare l’evidente selezione clinica della popolazione in studio: pazienti giovani, quasi sempre asintomatici, e quasi tutti RAS/BRAF mutati. E’ chiaro che questo ha importanti implicazioni nella generalizzabilità dei risultati.

- Il vantaggio della tripletta + bevacizumab non si conferma specificamente nei pazienti con mutazione di BRAF (nei quali alcune analisi precedenti avevano suggerito un’efficacia particolare), e quindi in questi pazienti tale trattamento non andrebbe considerato come prima scelta “obbligata”, ma oggetto di discussione con i pro e i contro, al pari degli altri pazienti.

- Una delle analisi esploratorie della metanalisi suggerisce che l’impiego della tripletta ha senso non solo nei pazienti potenzialmente riconducibili a chirurgia radicale, ma anche nei pazienti che ragionevolmente non potranno mai essere operati con intento radicale.

- I pazienti migliori candidati per l’impiego di FOLFOXIRI + bevacizumab come trattamento di prima linea potrebbero essere quelli più giovani, con caratteristiche che facciano propendere per l’impiego dell’antiangiogenico rispetto agli anti EGFR (tumore primitivo nel colon destro e/o mutazione di RAS), che non abbiano precedentemente ricevuto una chemioterapia adiuvante con oxaliplatino.

La pubblicazione di questa metanalisi ci ricorda che, anche nell’era dell’oncologia di precisione e dei farmaci target, la ricerca accademica può avere ancora un ruolo fondamentale nella definizione della migliore strategia terapeutica per i pazienti oncologici.