Patologia gastrointestinale
Giovedì, 13 Aprile 2023

Farmaci cardiovascolari come adiuvanti per pazienti con tumore delle vie biliari avanzato: funzionano davvero?

A cura di Giuseppe Aprile

ACE inibitori, statine e aspirina come possibili terapie farmacologiche per aumentare la sopravvivenza di pazienti trattati in prima linea per un tumore delle vie biliari avanzato: sono davvero utili nella pratica clinica? 

Gunchick V, McDevitt RL, Choi E, Winslow K, Zalupski MM, Sahai V. Survival Analysis of 1140 Patients with Biliary Cancer and Benefit from Concurrent Renin-Angiotensin Antagonists, Statins, or Aspirin with Systemic Therapy. Oncologist. 2023 Epub ahead of print Apr 10.

Il trattamento del paziente con colangiocarcinoma avanzato non resecabile o metastatico è cambiato negli ultimi 5 anni incorporando trattamenti target selezionati in base allo studio molecolare della malattia (espressione di FGFR2, IDH, HER2, BRAF, stato di MSI, ecc....) ovvero con la sinergia tra durvalumab e chemioterapia sistemica come dimostrato nel trial TOPAZ-1.

Alcuni dati già pubblicati suggerivano che, per pazienti con neoplasia pancreatica, delle vie biliari o gastrointestinale in generale, l'uso concomitante di farmaci che interferiscono con il sistema renina-angiotensina, le statine o l'acido actetilsalicilico a dosi profilattiche potessero avere un impatto nell'outcome delle cure oncologiche. Tuttavia, come riconosciuto dagli autori di questo recente lavoro, questi studi portavano con se alcuni bias: oltre alla loro natura retrospettiva, i precedenti studi analizzavano l'impatto di ogni singola categoria di farmaci sulla mortalità overall sebbene tali farmaci siano spesso co-prescritti e non tenecìvcano in considerazione stadio, localizzazione anatomica e tipo di terapia sistemica oncologica ricevuta dal paziente, portando possibilmente ad una valutazione in eccesso dell'effetto sull'outcome.

Nello studio di coorte nordamericano (tuttavia anch'esso retrospettivo) sono stati inclusi 1140 con neoplasia delle vie biliari avanzata o metastatica tratttati in una singola sede accademica nell'arco di un decennio (2010-2020). Tra essi, poco meno della metà (509) ricevevano anche uno dei farmaci oggetto della analisi. Obiettivo dello studio era quello di valutare l'associazione tra l'utilizzo di un farmaco per problematica cardiovascolare e il miglioramento dell'outcome in questi pazienti con analisi uni e multivariate.

Nella coorte globalmente considerata, la overall survival per pazienti con malattia localmente avanzata (N = 305) è stata di 16.3 mesi (95%CI: 12.1-18.6), e per i pazienti con malattia metastatica (N = 512) di 8.6 mesi (95%CI: 7.6-9.5); P < .0001)

Come atteso, nella coorte che assumeva uno dei farmaci oggetto di studio, i pazienti con malattia localmente avanzata (N = 132) hanno avuto una PFS di maggiore durata (9.8 vs 4.5 mesi P < 0.0001) e una più lunga OS (17.4 vs 10.6 mesi; P < 0.0001) rispetto a quelli con malattia metastatica (n = 297).

Tuttavia, lo studio è negativo e non ha dimostrato un vantaggio in outcome tra pazienti con malattia metastatica se trattati con ACE-inibitori, statine ovvero cardioaspirina (N = 245) vs nessuno di questi farmaci (N = 264) né in termini di PFS mediana (5.5 vs 5.5 mesi; HR 1.1; P = 0.51) che di median OS (12.3 vs 12.6 mesi; HR 1.1; P = 0.18).

La bottom line dello studio è che per pazienti con neoplasia biliare avanzata trattati in prima linea non sembra esserci un effetto additivo al trattamento sistemico dato dalla terapia farmacologica con ACE inibitori, statine o aspirina.

Sebbene lo studio abbia superato alcuni problemi che limitavano molti dei report precedenti (casistica più numerosa, correzione per stadio e sede di malattia oltre che per chirurgia pregressa, analisi separata per singolo farmaco cardioprotettivo, report del potenziale vantaggio sia in termine di PFS che di OS) porta ancora con sé la natura retrospettiva e la conduzione dell'arruolamento in un singolo centro. Non era inoltre considerata la durata della terapia farmacologica cardioprotettiva e non vi erano questionari di compliance alla stessa. La controversa questione, quindi, rimane quindi non completamente risolta.

Nel frattempo (e per fortuna) la terapia sistemica dei tumori delle vie biliari continua a evolvere dando aumento della chanche di vita a due anni e miglioramento della QOL.