Patologia gastrointestinale
Giovedì, 26 Febbraio 2015

Domanda difficile? Risposta veloce, risposta profonda

A cura di Giuseppe Aprile

Ogni paziente si domanda quali siano le possibilità di risposta al trattamento che gli offriamo. Ogni oncologo si chiede se l’ottenere una risposta impatterà favorevolmente sulla storia della malattia. Sfruttando i dati del TRIBE, il nuovo studio del gruppo toscano indaga il valore della risposta radiologica (precoce e profonda) nel predire progressione e sopravvivenza overall in pazienti con carcinoma colorettale avanzato trattati con chemioterapia e bevacizumab.

Cremolini C, et al. Early Tumor Shrinkage and Depth of Response predict long-term outcome in metastatic colorectal cancer patients treated with first-line chemotherapy plus bevacizumab: results from phase III TRIBE trial by the Gruppo Oncologico del Nord Ovest. Ann Oncol 2015, epub 23 Feb

L’ottenimento della risposta, misurata come shrinkage tumorale percentuale rispetto al baseline, ha un importante valore nei pazienti con carcinoma colorettale avanzato. La risposta obiettiva, infatti, a) testimonia che quella specifica la malattia di quel determinato paziente è sensibile al trattamento prescritto, b) è un potenziale indicatore di beneficio clinico che predice qualità di vita e c) suggerisce di continuare con lo stesso trattamento in corso.

In termini più pratici, una significativa riduzione del carico di malattia potrebbe addirittura portare a riconsiderare la resezione chirurgica di lesioni secondarie con finalità radicale, che ha la possibilità di guarire il 25% dei pazienti con malattia avanzata. Inoltre, la risposta si è dimostrata correlare con la sopravvivenza nei trial del decennio scorso, che utilizzavano in prima linea la sola chemioterapia.

Ma ora la questione è diversa. Ottenere una risposta più rapida, raggiunta in breve tempo, (Early tumor shrinkage, ETS) e più profonda in termini di extent (Deepness of response, DoR) potrebbe essere di ulteriore vantaggio?

Analisi post-hoc di studi randomizzati che prevedevano il trattamento in prima linea con inibitore di EGFR sembrano sostenere questa ipotesi.

Lo studio TRIBE ha randomizzato oltre 500 pazienti con malattia avanzata non resecabile a ricevere in prima linea FOLFOXIRI + bevacizumab vs FOLFIRI + bevacizumab, dimostrando vantaggio in RR, PFS e OS per il braccio sperimentale. Una revisione delle immagini radiologiche su 508 pazienti ha permesso di valutare la differenza nei due bracci in termini di precocità e profondità della risposta e quindi correlare la risposta RECIST, ETS e DoR con PFS e OS.

Seguendo la definizione della letteratura (Pissevaux, J Clin Oncol 2013) ETS è stata valutata sia come variabile continua sia come variabile binaria (> o < 20%); in modo analogo, DoR è stata valutata come variabile continua o come variabile ordinale (5 livelli basati alla distribuzione in quintili), classificando ogni paziente come responder (risposta completa o parziale) oppure non-responder con i classici criteri RECIST 1.0. Maggiori dettagli sulle analisi statistiche utilizzate possono essere letti nella pubblicazione in esteso.

Un maggior numero di pazienti ha ottenuto ETS (>20% a 8 settimane, al momento della prima rivalutazione radiologica) nel braccio di trattamento con FOLFOXIRI e bevacizumab (62.7% vs 51.9%, p=0.025). In modo parallelo, DoR era maggiore nel braccio con la tripletta (43.4% vs 37.8%, p=0.003).

ETS misurata come variabile continua correlava in modo significativo con PFS (p<0.001) e OS (p=0.001); ETS>20% era associata a un prolungamento di PFS (17.1 mesi vs 11.5 mesi, HR 0.65) e di OS (31.9 mesi vs 21.9 mesi, HR 0.63).

La DoR maggiore alla mediana (38.9%) era più frequente tra i pazienti randomizzati al braccio di trattamento intensivo (58% vs 42%); anche in questo caso l’ottenere una risposta più profonda correlava con i parametri di sopravvivenza.

Lo studio dimostra per la prima volta in pazienti trattati con chemioterapia e bevacizumab l’importanza di ottenere una risposta radiologica precoce nel tempo e intensa nell’estensione. Pur non sia stata ancora pienamente dimostrata la surrogacy di questi endpoint, l’affascinante valore di ETS e DoR guadagna importanza anche in pazienti che non andranno a resezione e potrebbe in futuro essere utile nell’approval accelerato di nuovi trattamenti o nell’orientare la decisione clinica. Chapeau Chiara!

Non dimentichiamo tuttavia i limiti di queste analisi: 1) è molto difficile separare il valore della risposta precoce da quello della risposta per se: separare i pazienti early responders dagli altri include nel secondo gruppo sia che non risponedrà mai che chi risponderà dopo. Probabilmente una miglior definizione del valore di ETS dovrebbe prevedere un’analisi condotta solo tra i responders (early vs late); 2) devono essere considerate di valore solo le comparazioni basate sulle landmark analisi, nelle quali sono considerati solo gli eventi avvenuti dopo l’ultimo response assessment.